La Scuola e l'Uomo - n. 6 - Giugno 2020
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXVII - Numero 6 - Giugno 2020 17 R icorderete bene che uno dei vessilli con cui sono state condotte e pure vin- te, parzialmente però, tante battaglie della scuola e dell’università nei confronti del digitale intendeva e faceva intendere la fiera opposizione al pericolo di una coloniz- zazione economica e spirituale alla salva- guardia della libertà del sapere, e dunque della scuola e dell’insegnamento. Benissimo. Com’è evidente si trattava e si tratta di una libertà essenzialmente culturale, ga- rantita dal rispetto di specifiche regole. Quali? Sono quelle che, da quando s’è affer- mato, in età moderna, il modello di scuola che conosciamo e tuttora pratichiamo, garantiscono l’organizzazione generale dell’impegno didattico: la partizione dei gruppi classe per età, l’articolazione per discipline dei saperi d’in- segnamento, il prevalere di una logica lineare nella progressione dello studio, un sistema di comunicazio- ne centrato su un’emitten- za unica destinata ad una ricezione plurima, un mo- dello di gestione funzionale al controllo del comporta- mento del singolo, allievo e docente. Sono, nell’in- sieme, norme che sovrain- tendono all’operazione, peraltro assai complessa, di trasferimento di sapere da chi lo possiede a chi si dispone ad acquisirlo. Si tratta, se ci pensiamo bene, di principi che tanto più funzionano quanto più i conte- nuti che fungono da oggetto degli insegna- menti e risorsa per gli apprendimenti si pre- sentano in una configurazione statica, cioè nella forma che meglio consente di eserci- tare gli artifici della scomposizione e della linearizzazione del sapere. Questa figura meno come una pedagogia, e più come una filosofia della conoscenza. Non è dunque un caso che la stampa svol- ga una funzione centrale dentro lo scenario scolastico che ho tratteggiato e che unifor- mi a sé e alla sua logica le operazioni che vi si compiono: la lezione, il compito, l’e- same. Scuola moderna e stampa nascono e crescono assieme. Le fortune dell’una sono le fortune dell’altra. E non è un caso che nell’inconscio (talora pure nella zona con- scia) del sistema prodotto dalla loro allean- za permanga il riferimento paradigmatico ad un sape- re per definizione statico, quello dell’antichità classi- ca, e ad una modalità for- male e chiusa per proporlo, vale a dire l’esercitazione grammaticale. Intendo con questo sot- tolineare che l’opzione in favore del libro è garante di quella realtà che siamo abituati a chiamare scuola e che, nel nostro paese, ha mantenuto lungo i suoi cen- tosessant’anni di vita una indiscussa fedeltà ai prin- cipi di cui ho detto. Dalla legge fondativa del sistema scolastico nazionale, 1861, che riprende il Regio Decreto del Regno di Sardegna di due anni prima, atto che va sotto il nome del barone Gabrio Francesco Casati, da quell’atto ad oggi, nei quasi cen- tosessant’anni che sono trascorsi, tantissi- me cose sono venute a cambiare, dentro la scuola, ma enormemente di più sono mutate fuori di essa. La discrepanza ha impedito che quel tratto di aristocrazia intellettuale che IL SAPERE SCOLASTICO IN QUESTIONE Roberto Maragliano, già Università Roma Tre
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NTYxOTA=