La Scuola e l'Uomo - n. 6 - Giugno 2020

LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXVII - Numero 6 - Giugno 2020 12 specifici, rivendicano diritti di cittadinanza non già nonostante, bensì proprio in ragione della loro differenza culturale . […] la citta- dinanza si riarticola sia de-nazionalizzandosi sia trasponendosi a livello post-nazionale» (M. Croce-A. Salvatore, Filosofia politica. Le nuove frontiere , Laterza, Roma-Bari, 2012). Come acutamente osservato, «alcuni di- lemmi delle democrazie liberali contempo- ranee possono essere esaminati con maggio- re chiarezza attraverso l’analisi delle tra- sformazioni contemporanee delle norme e delle prassi che disciplinano la cittadinanza, ossia l’appartenenza politica» (Cfr. con l’in- teressante e puntuale analisi di S. Benhabib, La rivendicazione dell’identità culturale. Eguaglianza e diversità nell’età globale , il Mulino, Bologna, 2005). Se è vero che l’ac- centuarsi del fenomeno della de-nazionaliz- zazione (inteso come lo spostamento su due piani sovrapposti della dimensione giuridica del soggetto) comporta un rifiuto del para- digma classico della cittadinanza, come fon- te della sovranità statale, è altresì vero che tale mutazione avviene dentro la cornice istituzionale, ridefinendo così anche il ruolo giuridico dei confini nazionali. Questa serie di processi, di fatto, ha in- dotto verso una graduale evoluzione della classica dottrina (e giurisprudenza) che limi- tava la competenza giuridica della cittadi- nanza all’interno delle istituzioni statali. A partire dal dopoguerra, infatti, tale evolu- zione prende sempre più una doppia dimen- sione giuridica, includendo al suo interno an- che i principi, sia teorici che normativi, che regolano il diritto internazionale. Partendo proprio dalla logica dei diritti universali quali strumento del riconoscimen- to (e ampliamento) dei diritti civili, è inizia- to un fermento intellettuale che ha condot- to, in pochi anni, alla codificazione di una serie di diritti frutto di lotta identitaria delle comunità nazionali. Ma sono le carte inter- nazionali, come la Dichiarazione universale dei diritti umani, del 1948, ha segnare una formale evoluzione del diritto internaziona- le con gli ordinamenti statuali. «La centra- lità del soggetto, l’intenzione di attribuirgli una molteplicità aperta di diritti, il bisogno di sottrarlo all’assoluta dominanza dello Stato-nazione collocandolo in uno scenario nale dell’ordine politico dell’Europa del XIX e XX secolo. Ma l’idea di uguaglianza non si limita ai confini della nazione, risiede al suo interno, accomunando le lotte politiche e sociali delle classi subalterne; solo attraver- so il carattere universale dell’uguaglianza è possibile ottenere il riconoscimento dei dirit- ti particolari all’interno dello Stato-nazione. La cittadinanza che si delinea dall’età ri- voluzionaria, quindi, riassume la tensione originaria dell’appartenenza alla nazione e dell’uguaglianza come conduttore dell’e- voluzione storica dei diritti. In alte parole, della cittadinanza quale elemento partico- laristico e dell’eguaglianza quale condizione universalistica. Questa lotta per i diritti ha caratterizzato tutto il corso dell’Ottocento, il riconoscimento generalizzato dei diritti fondamentali, il suffragio allargato e poi uni- versale sono espressioni della valenza qua- lificante dell’universalismo giuridico come conflitto politico o creazione del «politico» . La cittadinanza nell’età globale. Diritti e soggetti in transizione Nella globalizzazione dei sistemi politici, il ruolo costitutivo della cittadinanza è mu- tato in relazione alle esigenze socio-econo- miche del mercato globale. In questa sede, ci occuperemo principalmente, anche se in modo sintetico, della trasformazione giuri- dica del concetto di cittadinanza (tenendo conto del fatto che ormai la sfera economica integra la sfera delle relazioni giuridiche). Sono due le motivazioni principali che han- no spinto verso un ripensamento dell’idea di cittadinanza nel mondo occidentale. Da una parte ci sono le grandi migrazioni verso l’Eu- ropa delle popolazioni una volta soggiogate al discorso coloniale europeo e dunque già parzialmente integrate al sistema giuridico nazionale di riferimento; dall’altra parte troviamo invece le rivendicazioni identitarie delle nuove comunità di rifugiati, le quali tendono progressivamente all’autoesclusio- ne e all’emarginazione sociale. In sostanza, «il paradigma della cittadinanza classico, fondato sul rapporto inscindibile tra il sin- golo individuo e la persona-Stato, viene og- gi contestato da vari movimenti sociali che, in nome di interessi e/o legami identitari

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