maggio-giugno 2018

LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXV - Numero 5-6 - Maggio-Giugno 2018 4 pubblica»: «come un singolo uomo giusto così un insieme o un popolo di giusti vive di fede che opera per mezzo dell’amore con cui l’uomo ama Dio come dev’essere amato e il prossimo come se steso. E dove non c’è questa giustizia, certamente non c’è unione di uomini associati sulla base di un accordo giuridico e una comunione di interessi, dun- que non c’è neppure una «cosa pubblica», poiché non c’è «cosa del popolo» dove non c’è popolo» (Libro XIX 23,5). Parole, quelle di Nosengo, che esprimono non solo la Vera Religione ma costruiscono la Vera Civiltà. ... Io ti ringrazio di avermi chiamato a lavorare con te nell’educazione cristiana di questi giovani che sono tuoi, che tu ami e desideri vicini al tuo cuore .. . Prima di tutto la «GRATITUDINE»; essere grati per la VOCAZIONE e non il mestiere dell’educatore. Educare è una «vocazione», altrimenti si hanno mercenari e pessimi insegnanti a cui i ragazzi non interessano, in questo caso si sfascia la scuola... Tutta la vita cristiana e l’agire cristiano sono una risposta grata per una missione ri- cevuta ma nel caso dell’insegnante si è abi- litati dallo Spirito Santo a far crescere cul- turalmente e cristianamente coloro che non sono nostri ma di Cristo e che Cristo ama e di cui dovremo rispondere: «Chi è dunque il servo fidato e prudente che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo opportuno? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così...» (Mt. 24,45ss). I ragazzi non sono oggetto per un mestie- re ma sono persone affidate da far crescere per Colui che li ama e che li «desidera». I ragazzi vanno indirizzati a Cristo, non al- l’educare, resi liberi e critici e non dei di- pendenti della vanagloria di chi conta i suoi seguaci, o ammiratori, magari con criticità verso i colleghi... Vale per tutti il monito di S. Agostino nel De Civitate Dei: «Comando solo chi sa prendersi cura...». ... In questa missione ardua, ma subli- me che a te mi associa, fa’ o Signore che la luce della Tua veri- tà illumini la mia mente, il fuoco del Tuo amore riscaldi la mia parola, l’esempio della Tua vita sia di modello alla mia azione educativa e la Tua grazia fecondi l’opera mia nei giovani ... Missione definita «ardua», in quanto non priva di difficoltà e fallimenti che non sono mancati neppure a Gesù, da lui si impara a «perdere la propria vita». Educare è spesso una via «dolorosa» ma come quella di Cristo sfocia sempre nella resurrezione. L’educatore è sempre «associato» al maestro: «Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore, è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Bel- zebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia». (Mt. 10,24-25). Le linee educative invocate da Nosengo sono: a) La LUCE di Cristo che illumina la men- te; vera e propria reminiscenza agostiniana, dove il Dottore di Ippona invoca la Luce del- la Verità che illumina la mente rendendola capace di conoscere e illumina le cose che si aprono così alla luce dell’intelletto. b) Il FUOCO del Suo amore che rende la parola educativa «calda»; un insegnamento non didatticamente freddo, libresco, ripe- tuto a memoria per compiacere, ma qualco- sa che accenda il desiderio della conoscen- za, che faccia desiderare il conoscere, che renda bella, affascinante, la ricerca, che doni la gioia di conoscere e socraticamente produca e regali i futuri maestri e qualche volta anche costruttori di civiltà. L’avventu- ra di S. Agostino cominciò innamorandosi di uno scritto di Cicerone. c) L’ESEMPIO e la GRAZIA del Suo inse- gnamento rendono feconda l’opera educati- S p i r i t u a l i t à

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