maggio-giugno 2018
altri paesi del Terzo mondo. Il 70 per cento dei dazi che mediamente devono subire le esportazioni di un Pvs sono imposti non dall’Occidente (6) ma da altri paesi in via di sviluppo, delineando così un triste quadro di guerra tra poveri. 3 - L’opposizione al dumping sociale e ambientale (7) Il protezionismo non è difendibile aper- tamente perché fa crescere i prezzi a danno dei consumatori, e perché smentisce gli esi- biti atteggiamenti di solidarietà (8) con i paesi poveri. I suoi sostenitori, per giustifi- carlo, chiedono il blocco delle importazioni dai paesi emergenti adducendo il fatto che essi attraggono le industrie straniere so- prattutto mediante bassi salari, scarsa tute- la della salute dei lavoratori, orari pesanti, impiego di manodopera minorile, assenza di oneri sociali a carico delle imprese, scarse misure di protezione dell’ambiente. Contro queste pratiche di dumping sociale e am- bientale, nei paesi industrializzati le forze sindacali, gli amici del Terzo mondo, le or- ganizzazioni umanitarie e ambientaliste, chiedono ai loro governi di esercitare pres- sioni sui governi dei Pvs usando la minaccia di ritorsioni commerciali e la sospensione degli aiuti, dei prestiti e degli investimenti, affinché adeguino la loro legislazione socia- le e ambientale agli standard occidentali. È stato ottenuto qualche isolato successo (au- mento dei salari, riduzione degli orari, mi- gliori condizioni di lavoro, tutela dei minori, migliore protezione dell’ambiente), ma non sembra tuttavia possibile, per il momento, un cambiamento sostanziale della situazio- ne, perché nessuno lo vuole veramente. In- fatti ad esso si oppongono non solo i governi dei Pvs, ma anche gli stessi lavoratori di quei paesi, mentre i paesi industrializzati hanno concrete motivazioni per non spinge- re troppo le critiche al dumping sociale: in- fatti molte imprese riescono a vendere i lo- ro prodotti in tutto il mondo soltanto grazie ai bassi costi ottenuti proprio in virtù dello sfruttamento dei lavoratori e dell’ambiente dei Pvs nei quali hanno spostato le loro pro- duzioni. Inoltre gli stessi paesi industrializ- zati non vogliono irritare i Pvs che sono an- che mercati di sbocco per le loro produzio- ni, e che si rivolgerebbero ad aziende di al- tri paesi per le loro importazioni. 4 – Il timore infondato che il protezionismo di Trump possa condurre ad alcuni degli esiti nefasti della Grande crisi degli anni ’30 (9) L’Economist (10) ha pubblicato un appello di numerosi economisti che scorgono lo spettro di una depressione in stile anni ’30, ma si tratta di un timore certamente infon- dato. È infatti davvero sostanziale la diversi- tà delle due situazioni concrete, e soprat- tutto è diversa la conoscenza che hanno gli attuali governi delle effettive dinamiche economiche rispetto a quella che ne aveva- no i governi dell’epoca. Sono molto più nu- merosi i paesi coinvolti nel commercio in- ternazionale , le loro economie sono mag- giormente specializzate e quindi dipendono vitalmente dall’ import-export , rendendo impossibile un ricorso generalizzato al pro- tezionismo . Inoltre alcuni di questi nuovi paesi (soprattutto l’India e la Cina, ma an- che il Brasile e il Sudafrica) sono mercati immensi, il commercio globale, rispetto agli anni ’30, si è molto accresciuto, e quindi le conseguenze che potrà avere l’iniziativa di Trump saranno meno drammatiche di quanto molti temono. Tuttavia questa iniziativa ha 29 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXV - Numero 5-6 - Maggio-Giugno 2018 (6) Per «Occidente», nel discorso economico, si intende l’insieme dei paesi nei quali si è inizialmente avviato lo sviluppo dell’economia: Stati Uniti, Canada, Europa occidentale, Giappone, Australia e Nuova Zelanda. Nel discorso culturale l’Occidente comprende anche l’intera America centrale e meridionale e l’intera Europa, mentre ovviamente non ne fa parte il Giappone. (7) Sul protezionismo dei paesi ricchi e sull’opposizione al dumping sociale e ambientale si veda: www.uciimtorino.it > economia internazionale> globalizzazione, no global, ecc.> capitolo II, paragrafo 5. (8) Sull’impossibilità di una solidarietà autentica nei rapporti tra paesi, si veda: www.uciimtorino.it > economia internazionale> globalizzazione, no global, ecc.> capitolo II, paragrafo 5.0. (9) Sulla grande diversità tra la Grande crisi e la situazione attuale si veda: www.uciimtorino.it > economia inter- nazionale> globalizzazione, no global, ecc.> capitolo VII/2, paragrafo 26.0.6. (10) È considerato il più autorevole giornale economico di tutto il mondo.
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