maggio-giugno 2018

LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXV - Numero 5-6 - Maggio-Giugno 2018 28 mondo , e quindi l’Italia e l’Europa avrebbe- ro tutto da perdere da una guerra commer- ciale con gli Usa (4). Il 2 maggio gli Stati Uniti hanno annun- ciato un rinvio di 30 giorni nell’applicazione dei dazi sull’acciaio e l’alluminio per Euro- pa, Canada, Messico, Corea del sud e Brasi- le, allo scopo di concedere spazio alle trat- tative invece che alle ritorsioni. Il discorso sulle conseguenze potrebbe quindi chiudersi qui, in attesa degli esiti dei diversi negoziati, ma il tema del protezioni- smo sollecita il nostro interesse per altri te- mi di grande importanza, che è necessario esaminare per avere un quadro realistico dell’economia mondiale. Nei prossimi para- grafi descriverò alcuni di questi temi. **Nota sul deficit commerciale degli Stati Uniti . Può destare sorpresa l’imponen- te deficit commerciale della più forte eco- nomia del mondo. All’origine di questo fatto c’è la decisione di tutti i governanti Usa di imporre dazi relativamente bassi a numero- se merci straniere per favorirne l’acquisto da parte dei cittadini, allo scopo di miglio- rarne il tenore di vita . Ciò naturalmente, implicando il trasferimento di dollari al- l’estero, provocherebbe una rapida svaluta- zione della moneta americana se gli Stati Uniti non godessero dello straordinario privi- legio di poter stampare dollari senza che questi si svalutino significativamente, per- ché il dollaro è la moneta utilizzata sia nelle transazioni commerciali internazionali, sia come moneta di riserva (da tesaurizzare, co- me fosse oro) perché ritenuta al riparo da svalutazioni consistenti, a causa dell’ affida- bilità della classe politica , della forza del- l’economia e dell’ efficacia della ricerca scientifica , che attrae da tutto il mondo molti tra i migliori cervelli e crea con conti- nuità nuovi brevetti, nuovi prodotti, nuove imprese e nuova occupazione. Inoltre, per gli stessi motivi, i governi e le banche Usa possono raccogliere denaro in ogni Paese emettendo titoli di Stato e obbligazioni a tassi relativamente bassi, e ciò favorisce le imprese Usa, che possono ottenere dalla banche prestiti a tassi di interesse più bassi di quelli pagati alle loro banche dalle impre- se concorrenti degli altri paesi. Finora, quin- di, gli Stati Uniti pagano le merci stampan- do moneta , e giustamente Trump vuole por- re fine a questa situazione che non potrebbe comunque durare ancora per molto tempo, ma si illude (e gli osservatori indipendenti sono convinti che presto dovrà accorgerse- ne) quando crede di poterlo fare senza toc- care il tenore di vita dei suoi elettori. 2 – Il protezionismo dei paesi ricchi e l’ipocrisia degli aiuti al Terzo mondo 2a - I governi europei mantengono un elevato protezionismo agricolo , non solo con incisive tariffe doganali sulle importa- zioni, ma anche mediante consistenti sov- venzioni alle proprie imprese agricole , che in tal modo possono vendere all’estero i lo- ro prodotti sottocosto, mettendo fuori mer- cato i produttori dei Pvs (5). Inoltre le eventuali eccedenze vengono acquistate dalla Commissione europea, stoccate, e poi vendute all’estero a prezzi irrisori. I governi proteggono le imprese agricole per impedi- re l’altrimenti inevitabile scomparsa del- l’agricoltura dai loro paesi , con grave per- dita di posti di lavoro ed anche con una to- tale trasformazione del paesaggio. Natural- mente il costo del protezionismo ricade sui consumatori, che pagano le derrate protet- te a prezzi più elevati di quelli dei mercati internazionali. 2b - I paesi europei difendono con i dazi le industrie nazionali : tessuti, automobili, ed ogni altro prodotto. È tuttavia necessario riconoscere l’esi- stenza di un atteggiamento di fondo comu- ne a tutti i paesi, poveri e ricchi: ognuno protegge con barriere doganali le sue pro- duzioni, e contemporaneamente vorrebbe fossero smantellate le barriere protettive altrui . È poco noto il fatto che i dazi medi dei Pvs sono elevatissimi (fino a 5-6 volte gli analoghi dazi medi europei e america- ni), e colpiscono anche le importazioni dagli (4) Un esempio: i dazi dell’Europa sulle importazioni di auto americane sono mediamente più alti del 7,5% dei corrispondenti dazi americani. (5) Paesi in via di sviluppo.

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