maggio-giugno 2018
LE CONSEGUENZE DEL PROTEZIONISMO DI TRUMP E LE RADICI STORICHE DEL PRIMATO ECONOMICO DEGLI STATI UNITI IL TESTO È AGGIORNATO AL 18-5-18 Federico Matteoda, Collaboratore dell'UCIIM in corsi di economia rivolti a docenti e studenti 1 – Le intenzioni di Trump Le intenzioni, recentemente espresse dal presidente degli Stati Uniti Trump, di impor- re dazi sulle importazioni americane di ac- ciaio (25%) e alluminio (10%) allo scopo di riequilibrare (sia pure in piccola parte) la deficitaria bilancia commerciale degli Usa e di aumentare la produzione interna accre- scendo l’occupazione, pongono all’Italia, al- l’Europa e al mondo intero un interrogativo sulle possibili conseguenze. Ma in questo momento è troppo presto per poter rispon- dere, perché queste conseguenze dipende- ranno dalle reazioni che i Paesi interessati stanno minacciando di attuare, e dalle con- seguenti negoziazioni con gli Stati Uniti: una sequenza di fatti tra loro collegati il cui sviluppo, al momento, nessuno è in grado di prevedere (1). Nel seguito potrò quindi sol- tanto dare conto delle intenzioni manifesta- te nelle ultime settimane dai tre grandi at- tori dell’economia mondiale: Stati Uniti, Europa occidentale e Cina. Faccio però una brevissima premessa per definire il signifi- cato del protezionismo (2). È ben noto che lo sviluppo economico e il conseguente au- mento della ricchezza degli ultimi secoli non sarebbe stato possibile senza il costan- te incremento degli scambi commerciali. Il protezionismo frena questo incremento, ostacolando la nascita di nuovi produttori e l’ aumento della concorrenza internazionale che ne consegue. Perciò diminuire il prote- zionismo produce l’effetto di stimolare le imprese all’efficienza e alla riduzione dei costi, con vantaggio per i consumatori : si tratta di una condizione necessaria, anche se non sufficiente, per l’incremento genera- le della produzione di ricchezza. La quota maggiore dell’enorme deficit commerciale (3) che Trump vuole ridurre sta nel rapporto con la Cina. Nei negoziati in corso gli Usa chiedono alla Cina di poter diminuire il proprio disavanzo di almeno 200 miliardi di dollari entro il 2020. La risposta minacciata dalla Cina all’aumento dei dazi sull’acciaio e sull’alluminio avverrebbe so- prattutto cancellando acquisti nel settore agricolo, e ciò costituirebbe un danno gra- vissimo per gli agricoltori americani, con la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro, proprio in quegli Stati che alle ulti- me elezioni si sono schierati per Trump. Egualmente rilevante è il contenzioso con i 28 paesi dell’Unione europea, e so- prattutto con i 19 che hanno adottato l’eu- ro. È necessario ricordare ciò che pressoché tutti ignorano: mediamente, la Ue e l’area euro hanno le tariffe doganali più elevate tra tutti i paesi sviluppati, e sono emerse dalla recessione comprimendo la loro do- manda interna e mantenendo l’occupazione grazie alla domanda degli altri. Ricordo che gli Stati Uniti sono il grande cliente e con- sumatore per gli esportatori di tutto il 27 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXV - Numero 5-6 - Maggio-Giugno 2018 (1) Su questa situazione si vedano almeno gli articoli di Federico Fubini (Corr. d. Sera, 1/5), Marco Bresolin (La Stampa, 3/5), editoriale non firmato de Il Foglio, 3/5, Francesco Semprini (La Stampa, 5/5), Giu. Fer. (Corr. d. Sera, 8/5), Guido Santevecchi (Corr. d. Sera, 8/5). (2) Il protezionismo viene attuato, oltre che mediante i dazi applicati alle merci importate, mediante norme par- ticolari per alcune merci, norme giustificate con l’esigenza, in molti casi inventata, di tutelare la sicurezza o la salute degli acquirenti. (3) Su questo deficit si veda la nota al termine del paragrafo.
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