maggio-giugno 2018
25 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXV - Numero 5-6 - Maggio-Giugno 2018 l’interno l’armonia e, aggiungerei, di aver ridato all’UCIIM visibilità esterna. Oggi, non solo il MIUR ci tiene in alta considerazione, ma anche la Chiesa, i Partiti pur non avendo collateralità alcuna , le istituzioni come il Dipartimento per le Pari Opportunità che ci ha interpellato per affidarci un importante progetto. È un merito che veramente biso- gna riconoscere a questa gestione. Ci sarebbero da dire molte cose su No- sengo, ci sono tante pagine inedite, volumi, articoli, conferenze, lettere e i diari spiri- tuali dal ’25 al ’65, oltre ai diari quotidiani dal ‘53 fino alla sua morte. Gran parte della documentazione è custodita presso l’Archi- vio Storico dell’Educazione all’Università Cattolica di Brescia. Posso riportare qualche particolarità che non rientra direttamente nel tema; una, en- tusiasmante, è la costituzione di un gruppo di giovani che si chiamò banda del grappo- lo. Quando Nosengo insegnava in un Liceo a Milano, i suoi alunni, vedendo in Lui una guida sicura e un riferimento ideale, gli era- no così affezionati che volevano incontrarlo anche extra scuola. Così avevano formato questa « banda del grappolo » (la parola stessa dà l’idea del legame che c’era nel gruppo), in cui ognuno aveva un nome parti- colare: quando, per esempio, Cesarina Checcacci entrò a farne parte si chiamò » Boccolo d’oro ». Ci sono lettere inedite, dattiloscritte, con la firma di Nosengo, lettere che Egli scriveva ai ragazzi e viceversa, quando lui si trasferì a Roma. Da lì si evince quale rap- porto di confidenza, di amore, di cura e di passione aveva nei confronti di questi gio- vani che si aprivano e si abbandonavano senza riserve al maestro. Il grappolo nel pe- riodo fascista fu considerato pericoloso e dovette quasi vivere in clandestinità. Vedo Nosengo profeta di tante novità an- che nei Convegni organizzati all’estero ne- gli anni ‘50: a Strasburgo su «L’educazione all’Europa», poi a Friburgo su «L’educazio- ne civica», un altro a Madrid su «L’educa- zione religiosa»… I diversi viaggi in Russia, ma anche altri, organizzati per l’UCIIM, in Terra Santa, in Polonia, a Czestochowa e in altre località. Richiamo, in sintesi e per memoria, alcu- ni concetti emersi un po’ da tutti i discorsi: in particolare la considerazione per la per- sona umana , la sua dignità, la sua inviolabi- lità. Vorrei aggiungerne uno, attinto sempre da Nosengo e oggi più che mai attuale: « la persona umana uguale sotto tutti i cieli », uguale con tutte quelle prerogative di cui parlava Giacomo Timpanaro. Per il personalismo pedagogico in fondo Egli si richiama a Rosmini e a Casotti che avrebbe voluto come Assistente a Milano. L’idea di laicato cattolico. Prima del Concilio, Nosengo sosteneva già un concetto fondamentale, la vocazione , diceva: « L’in- segnante deve avere una vocazione ». Non è un termine religioso, ma indica una chiama- ta, un’attitudine, l’essere portato a fare l’insegnante. La vocazione comporta, anche un’altra parola, che non è nemmeno religio- sa, cioè missione e vuol dire essere manda- to dallo Stato, dalla Chiesa, per chi è inse- gnante cristiano o ancor più insegnante di religione, e dalla famiglia. C’è un concetto sociale nella sostanza di questo mandato perché la sovranità appartiene al popolo, quindi lo Stato lo concede in nome della fa- miglia, oggi dovrebbe tornare a essere così. Altro concetto fondamentale è la sinte- si vitale che significa l’armonizzazione in se stessi delle ispirazioni religiose e spiri- tuali con la concretezza della realtà del lavoro che si vuole fare. Questo deve av- venire in noi, se vogliamo vivere veramen- te da cristiani. Desidero leggervi una frase dei diari spi- rituali per dire quanto quella verifica del
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