maggio-giugno 2018

svolge al servizio di una persona umana, li- bera e in formazione per sollecitare ordina- tamente le spontanee e buone attività assi- milatrici delle sue potenze e così promuove il graduale armonico sviluppo verso la piena attuazione, onde l’uomo possa, così forma- to e capace di azione perfetta, avviarsi alla pienezza delle sue forze verso il consegui- mento di quella perfezione, che rende ca- paci nel possesso di Dio mediante la cono- scenza e l’amore suo ». Nosengo credeva fermamente nella « centralità dell’alunno, dando rilevanza al gruppo classe, che deve essere organiz- zato favorendo collaborazione e coopera- zione ». Egli divideva il gruppo classe o in gruppi o in squadre, preferiva i primi, le squadre facevano perdere tempo ed erano più semplici. Sosteneva che « l’individualizzazione de- ve tenere conto dell’inserimento dell’alun- no nella classe ». Cesarina Checcacci ag- giungeva: « Chi siamo grida più forte di quello che diciamo ». Nosengo ci ha insegnato che la scuola non può educare teoricamente o solo con le parole ma con l’esempio, facendo vive- re e partendo dalla valorizzazione del vis- suto, a scuola occorrono non punizioni ma correzioni: « Il linguaggio deve essere breve, limpi- do, immaginoso. Quando si interroga non si deve interrogare per egoismo, ma per il be- ne dell’altro per servire l’altro, perciò, l’insegnante deve conoscere la via, il meto- do scientifico, partire dal vicino per arriva- re al lontano ». Nosengo sottolinea che non bisogna solo far fare, ma bisogna far fare con consapevolezza avendo chiarezza del- le mete. Occorrono azioni concrete, assunzioni di responsabilità, gratifica- zioni equilibrate, non interrogazione ma esposizione libera programmata. La cosa che va particolarmente ap- prezzata è l’ intercultura . Nosengo ab- binava l’intercultura a una visione universalistica. Nella sua opera Nosengo si ispirava a Gesù Maestro, il Vangelo per lui era fonte pedagogico didattica. Gesù non educava con la parola ma con le ope- re di azione. Nosengo riteneva che solo grandi inse- gnanti possono fare grandi le scuole, le buo- ne scuole sono principalmente i buoni mae- stri e anche i presidi devono essere educa- tori. Il docente deve essere persona di cultura generale e specifica del suo insegnamento con competenze tecniche e professionali, conoscenza delle scienze. Deve saper co- municare, dialogare e relazionarsi, deve es- sere persona con grande morale e preciso mandato, persona che ha fede e testimonia valori di fede. Il docente si deve chiedere non che cosa deve fare, ma si deve chiede- re chi deve essere . Quando si parla di Nosengo non si può non parlare di UCIIM, della sua amata UCIIM. I veri soci UCIIM non possono non continuare a seguire l’azione e il pensiero di Nosengo. L’identità dell’UCIIM si basa sul suo pensiero. Siamo convinti che il suo pensiero, la sua azione, la sua vita e la sua testimonianza possano continuare, principalmente, trami- te la sua amata UCIIM. Nosengo deve continuare a essere seme, guida, principio ispiratore, fonte pedagogi- co didattica, esempio e testimonianza per tutti i docenti di una educazione intenzio- nale, sinergica integrale dei giovani, una educazione fondata sulla cultura, sui valori e sulla spiritualità. Noi aspiriamo alla trascendenza: con l’esempio di Nosengo, continuando la sua azione, riusciremo a educare a questi prin- cipi e valori i nostri alunni. 21 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXV - Numero 5-6 - Maggio-Giugno 2018

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