maggio-giugno 2018
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXV - Numero 5-6 - Maggio-Giugno 2018 14 anche assorto e preoccupato per i gravi e molti problemi che ti stanno dinanzi. Ti faccio questa confidenza con lo stile di un “adolescente” che dà via libera ai propri sentimenti. A trent’anni sono teso di continuo a cer- care quella zona permanente in cui la veri- tà e l’amicizia si danno la mano, al riparo dalle crisi e dagli equivoci che il tempo por- ta con sé. So che buona parte della nostra vita la percorriamo da soli e al buio, ma so anche che, se Dio vuole, questa situazione non è invincibile né definitiva, anche su questa terra. Mi pare che l’amicizia possa definirsi possibilità permanente di recupero della persona, possibilità di riscatto dal- l’errore o dall’equivoco e quindi ricomposi- zione del temporaneo dissidio tra persona e verità. Per questo occorre essere sinceri, saper dire di sì e di no, sapere anche so- spendere il giudizio quando non si hanno elementi per pronunciarsi, anche se si fa una brutta figura. Nessuno può volere alla lunga un amico che va contro se stesso. Più o meno queste riflessioni andavo facendo tra me, dopo il Congresso, in particolare dopo il Consiglio centrale. Avrei voluto ab- bracciare tutti i grandi, fra i quali genero- samente mi hanno eletto, avrei voluto ve- dere la ripresa di un cordiale lavoro in cui l’unità degli scopi producesse l’unità delle persone; e invece mi sono trovato di fronte a un mondo difficile, dove non c’è posto per l’ingenuità, dove non si può dire tutto quello che si pensa, dove si rischia di dire anche ciò che non si pensa; non me ne scan- dalizzo, ma ne esco preoccupato quando si deve scegliere. Quando si è di opinione diversa, è inevi- tabile che ci si scontri, ma spesso si deve decidere in un clima teso, senza aver matu- rato nella cordialità i propri pareri, per cui si rischia di divenire prigionieri di un voto, che qualifica indebitamente l’animus di chi lo dà e offende coloro contro la cui opinione è dato. In questo clima sorgono sospetti ed equivoci. In qualcuno di questi penso di es- sere incappato al Congresso, se tu la pensi in questo modo; e forse lo stesso informato- re a cui hai fatto cenno, avrà pescato in quel terreno in cui la più serena e convinta delle scelte viene ritenuta una congiura» . La sofferta rinuncia a un trasloco a Roma « Resta da chiarire la questione della mia disponibilità a trasferirmi a Roma. Ricorde- rai la lettera che ha fatto seguito alla ve- nuta di Don Lumetti a Roma a parlare con te. Il suo discorso circa la tua decisione di far di tutto per vederci a Roma, ci ha fatto pensare alla spedizione di tre amici (l’unio- ne fa la forza), pronti a darti una mano. Ricci già si è deciso ad accettare l’impegno a Roma come giornalista del Sindacato. La situazione di don Lanfranco ristagna. Non è facile, come abbiamo sognato, che un mi- crocosmo si trapianti nel microcosmo roma- no senza turbamenti. Anche io ora vedo le cose in modo diverso, ho poche energie da spendere, peso 59 Kg, alla maturità ne pe- savo 73 (forse la bilancia non funzionava bene, n.d.r.). A Roma il 50% delle energie si spende per stare in piedi - ha detto il mio Presidente di Sezione Ermanno Dossetti - il resto per camminare. Non andrei molto lontano. Verso la famiglia ho dei doveri precisi, qui c’è un guscio di protezione che mi consente di dare qualcosa di reale, a Ro- ma dovrei ricominciare tutto da capo. A pensarci mi gira la testa: per questo non vedo più con chiarezza ciò per cui ieri, in un contesto ideale, mi sembrava di poter fare il tifo. Certo sarebbe bella la prospettiva, che mi hai illustrato nel Convegno di Castelnuo- vo Fogliani, di un tuo ritiro dalla Presiden- za , per dedicarti a una rivista di alto livel- lo, ma proprio non riesco a vedere come adesso l’UCIIM possa andare avanti senza di te. A me sembra necessario che, dopo la plebiscitaria votazione che hai ottenuto dal Congresso e nel Consiglio Centrale, la deci- sione in proposito, qualunque essa sia, ven- ga maturata col sereno contributo di tutti coloro che con te devono pensare al futuro dell’UCIIM, ma con questo non è mutato nulla nella mia disponibilità verso di te e l’Unione». « Quel poco di energie e di capacità che ho, intendo usarle per la scuola e per l’UCIIM, ma devo trovare il modo e le for- me più efficaci, più consone ai miei mezzi. A livello locale mi trovo abbastanza bene inserito e vedo che le prospettive di lavoro
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