maggio-giugno 2018

segna il mio ultimo destino, è roba di do- mani ». Io ero arrivato con una ventina di giovani colleghi reggiani, oltre al citato Don Lumetti. È qui che ho incontrato Nosengo. Avevo seguito con attenzione la sua relazio- ne iniziale. Gli feci una domanda in pubbli- co, dandogli naturalmente del lei. Ricordo quello sguardo penetrante e il sorrisetto in- sieme incoraggiante e ironico. « Lei qui non c’è, ci sono rimasto io, e per te sono tu» . Ho ripensato più volte a quello sguardo, che mi fa pensare a quello con cui Gesù deve essersi rivolto al giovane ricco: intuitus eum, dilexit eum , dice Marco, 10-21. Nosengo ricordava spesso che il famoso euntes docete, rivolto agli apostoli e ai di- scepoli, non era un invito a fare i professori di Vangelo, ma ad assumere atteggiamenti di servizio e di solidarietà, secondo il signi- ficato greco dell’espressione matheteusate , che significa anche ammaestrate, fate dei discepoli . Il convegno fu un successo. Notò sull’agenda il 26 luglio del ’65: « ma io devo arricchirmi di più, essere più santo o me- glio meno mascalzone per potere essere coerente e contare su una generazione: om- ne vivum ex vivo». Nosengo si è fatto molti discepoli, ma ha sempre temuto di non esserne degno e non ha avuto la gioia a lungo invocata di vedere un suo successore eletto alla presidenza dell’UCIIM a dimostrazione di una raggiunta capacità dell’Associazione di camminare sulle proprie gambe. Nel Congresso del 1966 mi fece presiede- re un gruppo di lavoro di giovani colleghi. Nella relazione all’Assemblea dissi che il gruppo aveva sottolineato la necessità di studiare quello che avevano fatto e scritto i «padri fondatori» dell’UCIIM, guadagnando- mi aspre critiche da parte del prof. Italo Bertoni, che voleva giovani più protagonisti e creativi, dato che aveva da poco pubbli- cato una ricerca intitolata « I giovani degli anni Sessanta », la cui sintesi era raccolta nelle tre «m»: moglie, mestiere, macchi- na». Nessun segnale all’incubazione del ’68, quando le M sarebbero diventate maiuscole: Marx, Mao, Marcuse. Fui comunque eletto nel Consiglio centrale dell’UCIIM. Apparte- nevo a quel gruppo di giovani colleghi della consulta giovanile UCIIM, per i quali egli esprimeva simpatia e fiducia, tanto che scrisse nella sua agenda del 7.8.1967: « Il moto di rinnovamento è cominciato, i nuovi giovani sono seri e meravigliosi, perché im- pegnati e generosi ». Eppure la dinamica del Congresso dell’anno precedente lo aveva preoccupato, tanto che il 9.12.1966 mi ave- va scritto questa lettera: Una richiesta di Nosengo «Carissimo, qualcuno dice che tu pensi di non potere collaborare con me, per la troppa differenza temperamentale. Mi è nato, così, il desiderio di sapere, senza in- termediari, direttamente da te, come stia- no le cose. Da parte mia, da quando ti ho conosciuto, ho sempre pensato il contrario e, cioè, di poter molto bene collaborare su tutti i piani - del contenuto, della forma, del temperamento, dell’esperienza, del- l’impostazione giovanile. E ho dato la prova di questa stima in molte occasioni e anche in questo congresso nella commissione, nel- l’assemblea, in molti colloqui privati.Che cosa è successo di nuovo? Se credi che que- sta domanda non sia indiscreta, dammi una risposta. E tutto in perfetta amicizia, come sempre. Auguri per il battesimo del neona- to. Tuo aff.mo G. Nosengo» La mia risposta Io risposi, a stretto giro di posta: « Caris- simo Nosengo, riavutomi dall’amaro stupo- re per lo strano parere di quel qualcuno che fa supposizioni tanto arbitrarie sui miei pensieri, circa la mia capacità di collabora- re con te, ho provato persino un po’ di gioia perché mi hai offerto l’occasione di ribadi- re e di chiarire i miei sentimenti e i miei pensieri nei tuoi riguardi. Sai quale ramma- rico ho avuto e ho tuttora? Quello di non avere trovato un’occasione sufficientemen- te distesa e trasparente per approfondire con te un discorso di fondo, nato sulla base dell’amicizia che mi hai offerto, oltre che nella istintiva simpatia e devozione che nu- tro nei tuoi riguardi. Ho il rimpianto di es- sere arrivato tardi, quando ormai la tua inesauribile giovinezza ha dato i suoi frutti più gratuiti e più spontanei a intere gene- razioni di giovani, quando ormai ti sei iden- tificato con opere immense, che hai porta- to avanti per condurre i dispersi all’unità. Ora ti vedo simpatico e affascinante, ma 13 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXV - Numero 5-6 - Maggio-Giugno 2018

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