Maggio-Giugno 2017

LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXIV - Numero 5-6 - Maggio-Giugno 2017 42 Caro direttore, desidero condividere questa esperienza in viaggio con la nave della legalità che è stata davvero formativa per me come ragazza e come cittadina. Giustizia e memoria Il viaggio della legalità è stato un’esperienza unica che consiglierei a chiunque. Il tragitto in nave da Civitavecchia è stato particolarmente stancante ma è questo che mi ha fatto comprendere quanto i presenti su quella nave, compresa me, fossero desidero- si di partecipare nonostante le fatiche derivanti. Sulla nave erano anche presenti il presidente del Senato, Pietro Grasso, la ministra dell’istruzione, Valeria Fedeli, il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, e il pro- fessor Nando Dalla Chiesa; tutti loro la sera del 22 hanno tenuto un’interessantissima con- ferenza. A Palermo la mattina del 23 maggio l’accoglienza riservataci è stata delle più calorose, poco spesso mi era capitato di vedere negli occhi e nelle espressioni delle persone una gra- titudine tale. Noi eravamo arrivati fin lì per sostenerli, per incoraggiarci a vicenda in particolar modo sul fatto che la Mafia è un fenomeno come tutti gli altri ed essendo un fenomeno esso ha un inizio, un’evoluzione e deve avere anche una fine. Alla base del cambiamento però deve assolutamente esserci l’impegno individuale e non la passività. In un giorno come il 23 maggio 2017, venticinquesimo anniversario della morte di Gio- vanni Falcone, gli italiani non sono potuti rimanere in silenzio. Bisognava farsi sentire, sot- tolineando il disagio e marcando la distanza da questo malsano fenomeno qual è la mafia. Per commemorare una giornata di tale importanza due cortei si sono mossi, uno dall’au- la bunker del carcere dell’Ucciardone e uno da via D’Amelio, luogo dell’assassinio di Bor- sellino, con destinazione via Notarbartolo dove è situato l’albero di Falcone. La marcia è stata lunga ed emozionante, i cori non finivano mai, tutti eravamo entusia- sti e credevamo in quello che stavamo facendo. Donne anziane e bambini si affacciavano dai condomini palermitani per mostrarci il loro appoggio sfoggiando fuori dai balconi i lenzuoli bianchi, simbolo della protesta. In quel preciso momento eravamo una grande famiglia pronta a mettersi in gioco per contrastare l’ingiustizia. E alla base della Mafia c’è proprio l’ingiustizia. Tutto deriva dall’egoismo, dal guardare solo i propri interessi economici senza rendersi conto che si vive in un mondo che è di tutti e che imporre il proprio «dominio» sugli altri è tipico delle bestie, non degli umani. Da questo viaggio la cosa più importante che ho imparato è che molto spesso di fronte a sistemi di criminalità organizzata si tende a cadere nell’omertà, semplicemente perché si ha paura. Lo sbaglio più grande è proprio il silenzio, non parlare solo perché si potrebbe essere danneggiati. Peppino Impastato, altra vittima di mafia, disse queste parole « La ma- fia uccide, il silenzio pure ». Ancora oggi ricordiamo Giovanni Falcone e Paolo Borsellino perché hanno agito contro la mafia mettendo in pericolo la propria vita ma rendendosi immortali. Loro non ci sono più, ma tutte le loro idee, i loro valori camminano sulle nostre gambe e cammineranno ancora a lungo. Questo viaggio mi ha lasciato molto, è stato di un’intensità unica e mi ha fatto appro- fondire argomenti che per alcuni italiani soggiacciono nell’oblio. L’unità, la coscienza na- zionale, la memoria e l’impegno sono alla base per sconfiggere ogni tipo di criminalità. Gaia Scorletti Giustizia e memoria

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