Maggio-Giugno 2017

LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXIV - Numero 5-6 - Maggio-Giugno 2017 38 nistero dell’economia e finanze, di una ade- guata e strutturale copertura finanziaria. Quella che doveva essere la «definizione dei livelli essenziali delle prestazioni della scuola dell’infanzia e dei servizi educativi per l’infanzia» è stata derubricata ad «obiettivi strategici», il cui raggiungimento sarà progressivo e graduale– non vengono indicati tempi – e sempre nei limiti delle ri- sorse finanziarie, umane e strumentali di- sponibili. Se il punto 3 del principio di delega face- va riferimento all’esclusione dei servizi educativi e delle scuole dell’infanzia dai servizi a domanda individuale, nell’articolo 3 del decreto legislativo 65/2017 si ci si ri- ferisce, molto più semplicemente e senza troppe implicazioni economiche alla «intro- duzione di condizioni che agevolino la fre- quenza dei servizi educativi per l’infanzia». L’ampliamento del coordinamento peda- gogico dei servizi, che nelle legislazioni re- gionali era in capo agli enti locali e che avrebbe potuto – e dovuto – essere esteso anche alle scuole dell’infanzia statali e pa- ritarie nell’ottica della continuità del siste- ma educativo e di istruzione, viene com- presso entro i limiti delle risorse umane e finanziarie disponibili. Altro nodo non completamente risolto ri- guarda il superamento degli anticipi di iscri- zione alla scuola dell’infanzia. Previsto dal- la riforma Moratti del 2004, poi cancellato dal Ministro Fioroni nel 2006 e reintrodotto con la successiva riforma Gelmini del 2009, l’anticipo di iscrizione consente annualmen- te a circa 80.000 bambini che compiono i tre anni di età entro il mese di aprile del- l’anno scolastico di riferimento di essere accolti nelle sezioni di scuola dell’infanzia statali e paritarie. Il decreto legislativo 65/2017 prevede che a partire dall’anno scolastico 2018/2019 non possano più essere effettua- te iscrizioni di bambini «anticipatari» nelle scuole dell’infanzia. Ma dove accogliere questi bambini? Nei nidi d’infanzia risulterebbe impossi- bile, soprattutto nelle regioni del Sud, dove tali servizi sono presenti con percentuali bassissime, se non addirittura assenti; al- trettanto impossibile sembrerebbe poterli trasferire nelle sezioni primavera, ancora oggi sperimentali, funzionanti con poche ri- sorse finanziarie e senza un organico docen- ti/educatori dedicato. È proprio in considerazione del numero consistente di bambini in anticipo di iscrizio- ne, della scarsa presenza di servizi educativi nel Sud – proprio dove è più sviluppato il fe- nomeno degli anticipi – e della precarietà delle sezioni primavera che il decreto ha do- vuto in quale modo correggere il tiro e preci- sare che il completo superamento è «subordi- nato alla effettiva presenza sui territori di servizi educativi per l’infanzia che assolvono la funzione di educazione e istruzione». Anche le sezioni primavera, per le quali è prevista una graduale e progressiva sta- bilizzazione, rimangono un anello debole all’interno del futuro sistema integrato. Istituite dal ministro Fioroni nel 2006 e at- tivate in via sperimentale dal 2007/2008, possono essere considerate il vero e pro- prio antidoto agli anticipi di iscrizione. Ma stabilizzarle comporta determinare pun- tualmente le figure professionali da asse- gnare per il loro funzionamento, figura che a dieci anni dalla loro istituzione ancora non è stata definita. E ancora, il punto forse più scottante, ri- sulta irrisolto il problema del potenziamen- to degli organici del personale docente di scuola dell’infanzia. Il principio di delega aveva previsto «la copertura dei posti della scuola dell’infan- zia per l’attuazione del piano di azione na- zionale per la promozione del sistema inte- grato anche avvalendosi della graduatoria a esaurimento per il medesimo grado di istru- zione»; l’intento era quello di destinare una quota di organico per lo sviluppo e la gene- ralizzazione delle scuole dell’infanzia, in particolare di quelle statali, considerato il fatto che l’organico di potenziamento non aveva riguardato in alcun modo tale grado di scuola. In realtà, il decreto legislativo affronta in maniera «incompiuta» la possibilità di in- crementare gli organici della scuola dell’in- fanzia, precisando che «viene assegnata al- la scuola dell’infanzia statale una quota parte delle risorse professionali definite dalla tabella 1, allegata alla legge 13 luglio

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