Maggio-Giugno 2017

LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXIV - Numero 5-6 - Maggio-Giugno 2017 14 a riflettere sul passato e sul presente, a mettere in relazione l’uno e l’altro, forni- sce utili insegnamenti sulla storia dell’uma- nità, aiuta a comprendere meglio l’uomo e il mondo di oggi. Per ultimo, sulla base della mia esperien- za, posso dire che il latino piace agli stu- denti e appassiona, se insegnato con con- vinzione e motivazione sentita. I giovani – se ben sollecitati dall’« empowerment » dell’insegnante - sono aperti alle avventure più impegnative dell’intelligenza! Rapporto del latino con la tecnologia e con il lavoro La tecnologia, di per sé, senza l’apporto delle conoscenze storiche, filosofiche e let- terarie e senza quella fluidità mentale che si conquista attraverso lo studio del latino e del greco, è destinata a fallire. La cultura classica è da sempre veicolo privilegiato per leggere il presente e per comprendere che le conquiste dell’umanità non sono definiti- ve, ma occorre vegliare e analizzare ciò che abbiamo realizzato nel corso della storia per crescere e formarci come cittadini, do- tati di spirito critico, consapevoli dei propri diritti e doveri. L’avvenire è di coloro che sanno ragionare e inventare nuovi mestieri. Prepararsi al domani non vuol dire solo ca- pire come funziona un programma elettro- nico, ma imparare a concepire nuovi pro- grammi. Adriano Olivetti e Steve Jobs, fon- datore di Apple, non si sono mai incontrati, ma la pensavano allo stesso modo: l’im- prenditore italiano amava assumere non so- lo ingegneri, ma anche laureati in discipline umanistiche; Jobs era convinto che alle sor- genti della creatività e dello sviluppo eco- nomico ci fosse il connubio tra rigore scien- tifico e sensibilità umanistica. Lo stesso Umberto Eco dice : «coloro che hanno se- guito buoni studi classici sono maggiormen- te aperti all’ideazione e all’intuizione di co- me andranno le cose in futuro». Due ricercatori di Oxford Carl Benedikt Frey e Michael A. Osborne, nel settembre 2013, sono giunti alla conclusione che i la- voratori, se vogliono evitare il rischio che le loro mansioni siano informatizzate «devono acquisire capacità creative e sociali ». Na- turalmente, per acquisire tali capacità ci vogliono buone conoscenze di base ed una cultura umanistica , in senso lato, di buon livello. Quindi, non sarà che un sapere orientato principalmente alla tecnologia finisca per formare classi dirigenti distanti dalla di- mensione valoriale e maggiormente impe- gnate ad occupare quote di potere econo- mico e politico? Fine dell’educazione e della formazione Il fine principale della formazione e dell’educazione scolastica è che esse non siano destinate «in primis» all’apprendi- mento delle competenze, cioè al sapere «fare», analizzare, comprendere ed appren- dere le competenze–chiave, ma che condu- cano anzitutto gli studenti ad « innamorar- si » della lettura, della poesia, della narrati- va; non bisogna avere troppa fretta nell’in- segnare, nella fase successiva dell’appren- dere si registreranno anche le abilità prati- che. I licei non devono essere pre-professio- nalizzanti, ma devono continuare, pur rin- novandosi ed adeguandosi ai tempi anche nelle metodologie didattiche, a formare la mente e la persona, aperta al mondo, equi- librata, responsabile, riflessiva, autonoma e critica. La cosa più bella è essere affascina- ti dalla bellezza del testo e del pensiero, la passione e l’entusiasmo per ciò che ci ha preceduto sono la vera fonte che può fare «appassionare» allo studio del latino. Infatti studium in latino significa desiderio, amore, passione per qualcosa, in parallelo skolé=scuola, in greco, significa tempo libe- ro, riposo, ozio. La scuola deve riappro- priarsi delle sue radici autentiche e nobili, cioè del tempo - vissuto come libero da im- pegni e non come un «fardello» di fatiche inutili - e degli interessi più autentici. Nelle scuole americane le tre lingue stra- niere più richieste sono lo spagnolo, il france- se, il tedesco e per quarta il latino. È questa un’indicazione di tendenza significativa. L’Europa e le ideologie moderne esterne In che modo rispondere oggi alle sfide ideo- logiche esterne all’Occidente?

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