Maggio-Giugno 2017

LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXIV - Numero 5-6 - Maggio-Giugno 2017 12 il valore della persona nelle sue molteplici dimensioni: un «pensiero rafforzato» da contrapporre al «pensiero debole», da cui discendono il relativismo e il disorientamen- to comportamentale oggi dominante. La parabola della modernità svela la pro- pria intrinseca paradossalità abolendo la di- stinzione tra umano e non umano. Il ruolo sempre più pervasivo della tecnica nei pro- cessi di costruzione dell’umano obbliga la filosofia a una importante riflessione onto- logica, epistemologica ed etica sui suoi fon- damenti e sul suo destino. Per questo, nella nostra epoca, la tecnica sembra sempre più concretizzarsi quale rischio. Ma c’è anche chi non guarda alla tecnica come minaccia, bensì come inevitabile partner per un nuovo modello di esistenza. La tecnologia, di con- seguenza, non è più una istanza potenzial- mente distruttiva ma, anzi, diviene l’inevi- tabile alterità con la quale costruire la pro- pria identità. Tale orizzonte antropologico va sotto il nome di post umanesimo e le sue teorie possono travisare totalmente l’imma- gine della persona umana. Lo iato tra le parole e i comportamenti ha allontanato, in modo molto evidente, la gente dalla politica e dalle istituzioni. An- che se questo distacco non è una conse- guenza della crisi finanziaria ed economica che tuttora viviamo, la sua dimensione, la sua durata e la durezza delle sue conse- guenze lo sottolineano in modo particolare. Si pone quindi il problema di individuare un percorso virtuoso che possa ricomporre la frattura tra parole e fatti. Di qui l’impor- tanza del metodo in ambito scolastico-edu- cativo in cui campeggia il contributo di John Dewey, che segnala come la scuola non possa restare estranea alla profonda trasformazione della società, anzi debba le- garsi intimamente al progresso sociale, mu- tando radicalmente il proprio volto. La scuola è il luogo privilegiato per la forma- zione dell’uomo, ma si è finito sovente per barattare il diritto al lavoro con il diritto al- l’istruzione. Conclusioni Divenuta relativista, la cultura dominan- te dell’Europa sembra volersi sottrarre al compito, divenuto arduo, di utilizzare la di- stinzione fondamentale «umano-non uma- no» sul piano etico-normativo per eviden- ziare se quei meccanismi e quelle regolazio- ni sono o meno rispettosi dell’umano e ca- paci di promuoverlo o meno. Rispetto alle proposte neo-moderne o tardo-moderne, la cultura cristiana deve essere capace di ri- proporre la sua istanza etica, ma non come limite esterno, imposto da un’autorità ap- positamente costituita, e internalizzato tra- mite adeguati processi di socializzazione, bensì come dimensione interiore che si radi- ca nella sfera naturale o preculturale del- l’umano e che media ogni relazione sociale. Essa si connota come umana proprio se i soggetti si orientano reciprocamente, rico- noscendo la presenza degli altri, e il senso delle loro azioni è sovrafunzionale, perché riconosce agli altri lo statuto di persone (al- tri Io), mentre non è umana quando i due elementi indicati mancano. Su questa base antropologica, è possibile fondare adegua- tamente l’autonomia della società civile o delle formazioni sociali intermedie e valo- rizzare il principio di sussidiarietà in chiave laica, ma non funzionalistica. «Il sabato è fatto per l’uomo, non l’uomo per il sabato». Dovremmo essere consapevoli, anche in modo operativo, che ogni persona vale in se stessa e per se stessa, e non solo per la fun- zione che può svolgere. Ogni persona è un fi- ne che ha valore assoluto e non solo un mez- zo che vale per l’utilità che può offrire; ogni persona è irripetibilmente unica, unità di corpo e spirito che non può essere sostituita. Mentre si dà una gradazione nell’operare non si dà gradazione nell’essere. «Non vi è liber- tà ogni qualvolta le leggi permettono che in alcuni eventi l’uomo cessi di essere persona e diventi cosa» (C. Beccaria). Per questo il passaggio rilevante è quello da una prospet- tiva «metodologica» ad una «metafisica». Deve trovare spazio la consapevolezza che, al di là delle differenze materiali, tutti gli uomini sono eguali, perché appartengono tutti al medesimo destino e che la loro storia non è una lunga marcia verso il nulla, ma un cammino che, nonostante tutto, ha un senso compiuto e un significato. L’attuazione di questa consapevolezza è stata finora negata dalla storia umana.

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