Maggio-Giugno 2017

l’emergenza educativa (5). Diventa sempre più necessario recuperare nei fatti, e non solo nelle parole, il sociale come punto di riferimento per una riflessione progettuale sul servizio al bene comune e sulla difesa della dignità dell’uomo. La via della rifor- ma della società passa prima per i cuori che per le strutture. Ma nella modernità li- quida in cui viviamo le grandi istituzioni non hanno più la forza che hanno avuto per secoli. La spiritualità è la colonna vertebra- le di qualsiasi servizio, l’umanità è il pre- supposto del buon governo. Per servire biso- gna essere davvero umani, sentire con gli altri e sapersi commuovere, «piangere se- riamente» e «ridere appassionatamente». La misericordia è infatti realtà profonda- mente dinamica, che tutto cambia e tutto trasforma. Essa sottolinea il passaggio dal Dio dell’ira al Padre delle misericordie, che è il percorso della tradizione cristiana. La «carità politica» non è affatto un’uto- pia dai contorni indefiniti. Ma il comporta- mento individuale e quello delle istituzioni non possono adempiere alle finalità dell’in- clusione e della difesa dei valori condivisi senza una cultura riferita a un’antropologia altruista. Le regole sono necessarie per lo svolgimento armonico della vita associata, tuttavia non sono sufficienti perché, anche se fossero perfette, potrebbero non essere rispettate. Ciò mostra l’inconsistenza della tesi che la soluzione alla mancanza di giu- 11 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXIV - Numero 5-6 - Maggio-Giugno 2017 stizia possa essere trovata attraverso le isti- tuzioni, di cui le regole sono parte insieme alle organizzazioni. Questa considerazione suggerisce quindi che il prius della soluzio- ne, che a parole si insegue da anni, si trovi nella soddisfazione di una condizione antro- pologica ampia, che deve accompagnare un posterius , le regole per coloro che se ne di- staccano. L’economicizzazione della realtà logora l’etica deontologica che accetta divieti e prezzi infiniti, incompatibili con mercati completi, a favore di un’etica consequenzia- lista. I giovani, soprattutto quelli privi di una fede, sono disorientati dal relativismo che inibisce l’ideologia, riduce l’uomo a una dimensione, priva le ambizioni di sogno, la vita di senso e può condurre al nichilismo. La stessa cultura, intesa come l’insieme del- le credenze, tradizioni, norme sociali, cono- scenze pratiche, prodotti, propri di un popo- lo in un determinato periodo storico, non si esime dal riduzionismo contemporaneo orientato a farla garante, al massimo, di un mero benessere materiale. Nella società po- stmoderna, il processo di crescita delle gio- vani generazioni è a rischio, perché la fram- mentazione del vissuto degli adulti non la- scia intravedere un orizzonte di approdo. In questo contesto si chiede a un nuovo uma- nesimo di restituire all’uomo dimensioni vis- sute nella tradizione ora sacrificate alla fra- gilità del pensiero debole. Il punto non è proporre un modello, bensì una testimonian- za esistenziale espressione di un’identità che attragga e contagi i soggetti, rifiutando un’etica consequenziale, perché non sono le conseguenze delle azioni a contare in asso- luto, ma l’ intenzione nostra nel compierle, buona o meno che sia. E il sentimento va elevato ad arbitro della scelta morale, in ausilio ai ragionevoli pensieri dell’intelletto. A questo codice può ispirarsi un nuovo uma- nesimo volto a restituire senso alla vita di chi ne manca. Se si rifiuta un’etica eterono- ma, per definire un nuovo orizzonte cultura- le, si deve trovare un’etica autonoma, al- meno condivisa a maggioranza nei sistemi democratici, che definisca l’uomo integrale, (5) Vedi, a questo riguardo, R OMAGNOLI G.C. (2015), Vivere e abitare il futuro: aspetti politici, etici ed economi- ci , in UCIIM (a cura di), Ipotesi uomo. Fondamenti per un nuovo umanesimo , AVE, Roma, pp. 61-88.

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