Maggio-Giugno 2017

LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXIV - Numero 5-6 - Maggio-Giugno 2017 10 La carità individuale e politica Il comportamento individuale e il gover- no della polis, dalla più piccola comunità montana alle grandi istituzioni sovranazio- nali, dovrebbero ruotare non intorno al- l’economia, ma intorno alla sacralità della persona umana, di valori inalienabili come la vita e la libertà. La politica dovrebbe guardare e garantire la dignità dei cittadini nell’instancabile ed esigente perseguimento di un bene condiviso più facile da individua- re rispetto al bene comune. Tutti gli uomini sono creati uguali, anche se la diversità fisi- ca, mentale e spirituale vale per tutti. Per questo la politica non può essere sottomes- sa al servizio dell’economia e della finanza, che sono strumenti e non obiettivi della so- cietà civile. Si può vedere nella carità politica un volto della misericordia umana. Oggi vi è invece la tendenza a una rivendicazione sempre più ampia di diritti individualistici, che cela una concezione di persona umana staccata da ogni contesto sociale e antro- pologico, quasi come una monade. Questa tendenza è collegata alla diffusione del be- nessere materiale e la realtà delle demo- crazie di questo momento storico è quella di oligarchie mascherate, le quali agiscono in modo che la forza espressiva dei popoli sia rimossa davanti per la pressione di inte- ressi che sono non solo multinazionali ma anche nazionali e settoriali e comunque non universali. L’esclusione economica e sociale che colpisce in particolare i disoc- cupati porta alla «cultura dello scarto». L’azione politica ed economica è efficace solo quando è guidata da un’idea di giusti- zia. Questa presuppone però, come ha rico- nosciuto anche John Rawls, un punto archi- medeo, una leva su cui basare il principio di differenza. La contrapposizione tra Stato e mercato è riaffiorata con forza nel perio- do successivo alla contestazione sociale, negli anni ’70, e il riflusso neoliberista ha introdotto politiche di privatizzazione, di liberalizzazione e di decentramento che hanno poi accompagnato la globalizzazione graduale dei mercati. La contrapposizione tra mercato e Stato ne evoca altre, per certi versi assimilabili, tra individuo e so- cietà e, se si vuole, tra interesse particola- re e interesse generale. Queste contrappo- sizioni generano conseguenze importanti per la politica e l’economia. Infatti dall’ac- cettazione dell’esistenza di una società e, quindi, di un suo benessere, configurabile come interesse generale, distinto dalla somma di quelli individuali, discende la le- gittimazione morale della politica e delle istituzioni attraverso le quali essa si attua. Se si nega realtà al concetto di società, co- me è accaduto sovente nella storia del pen- siero politico ed economico, da ultimo dal- la Public Choice , rimangono solo gli indivi- dui e i loro raggruppamenti a confrontarsi tra loro e con lo Stato. Il mondo contempo- raneo, apparentemente connesso, speri- menta una crescente e continua frammen- tazione che pone a rischio ogni fondamento della vita sociale, e la corruzione è pene- trata nei diversi livelli della vita politica, militare, artistica e religiosa, generando una struttura parallela orientata al rent- seeking (come il doppio bilancio aziendale finalizzato all’evasione delle imposte), che mette in pericolo la credibilità delle istitu- zioni, fino al punto di negarla. Questo è evidente nella teoria dei costi di transazio- ne di Ronald Coase, nella teoria della buro- crazia di William Niskanen e nella visione di Douglas North (4). Essi ne hanno rivelato la strumentalità privata piuttosto che la fina- lità pubblica. Per valutare il distacco tra l’uomo di oggi e la persona che vorremmo che fosse, soprattutto se ha un ruolo di go- verno, dobbiamo chiederci quali siano gli esiti politici, economici ed etici dell’indivi- dualismo, del consequenzialismo e del rela- tivismo. Questa riflessione è utile per af- frontare la questione non più nuova del- (4) North ha sostenuto, a questo riguardo, la tesi che la divisione del lavoro smithiana avrebbe comportato, congiuntamente ad una riduzione dei costi di produzione, un enorme aumento dei costi di transazione, oltre a maggiore alienazione nelle attività di produzione e a maggiori comportamenti opportunistici. Se ne può dedur- re che i nostri rapporti con le cose sarebbero migliorati di più di quanto lo siano stati i rapporti con gli altri in- dividui. Vedi N ORTH D.C. (1990), Institutions, institutional change and economic performance , Cambridge Uni- versity Press, Cambridge.

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