Maggio-Giugno-2016
ne rapporti di «comunanza» significa anche saper ricevere. Siamo superbi e non voglia- mo farci aiutare; siamo sensibili e ci sentia- mo diminuiti da un dono; siamo orgogliosi e non sappiamo chiedere: vogliamo esser indi- pendenti e non dover niente a nessuno. […] prendere, dare: è come un ponte gettato da uomo a uomo, ma due sono i piloni su cui poggia, e uno di essi si chiama appunto ri- cevere. Se non c’è chi sa ricevere, il ponte crolla. dobbiamo imparare dunque a chie- dere con semplicità, se abbiamo bisogno di qualche cosa, ad accettare con cuore aper- to, a rallegrarci sinceramente, a ringrazia- re» (10). lo stesso guardini descrive la migliore preparazione a far lezione dei suoi colleghi insegnanti: «la sera, prima di coricarci, di- ciamoci con tranquillità e con fiducia: «do- mani sarò lieto». Rappresentiamoci come sarà il quadro di noi, lieti, eretti, liberi, che procediamo durante il giorno, lavoriamo, parliamo, trattiamo con le persone. questo sono io, domani» (11). 7 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXIII - Numero 5-6 - Maggio-Giugno 2016 S p i r i t u a l i t à guarda non solo i ragazzi, ma tutti coloro che hanno titolo a parteciparvi. Il pedagogista John dewey invita ogni docente a mirare in alto e a offrire a ciascun alunno ciò che gli serve per diventare se stesso: «la chiave della feli- cità è lo scoprire che cosa uno è adatto a fare e il dargli l’oppor- tunità di farlo» (8). In questa prospettiva, un altro pedagogi- sta, nanni, pone l’accento sulla dimensione sinfonica dell’edu- cazione: «Si educa non da soli, ma insieme, come comunità educativa. Si educa non solo in- terpersonalmente, ma anche istituzionalmente. Si educa non solo in un’istituzione educativa (famiglia, scuola, oratorio, chie- sa, gruppo, lavoro), ma ecologicamente, cioè nell’intreccio e nelle dinamiche delle reti relazionali interne ed esterne, nella vi- ta del territorio, della città, del paese, al- l’interno dei processi storici in atto, nelle stimolazioni delle mode o dei grandi avveni- menti positivi o negativi che si vivono» (9). Man-tenersi Il docente, al fine di «tenere per mano», di «dare una mano» e di insegnare «con il cuore in mano», deve saper «mantenersi», in altre parole deve saper tenere per mano la sua stessa vita. deve «mantenersi giova- ne», curando le proprie relazioni, le proprie azioni d’aula e mantenendo un «cuore cal- do» con quanti vivono nella realtà della sua scuola. Il teologo guardini sembra mettere il di- to in una delle piaghe del docente di oggi: saper bastare a se stesso: «avere tra perso- (8) J. d EwEy , Democrazia e educazione , la nuova Italia, firenze, 1992, p. 367. (9) C. n annI , Il Sistema preventivo di don Bosco. Prove di rilettura per l’oggi , Elledici, leumann, torino 2003, p. 53. (10) R. g UaRdInI , Lettere sull’autoformazione , morcelliana, Brescia, 19945, p. 37. (11) R. g UaRdInI , Lettere sull’autoformazione , pp. 12-13.
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