Maggio-Giugno-2016
5 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXIII - Numero 5-6 - Maggio-Giugno 2016 S p i r i t u a l i t à sono pure il primo «biglietto da visita» della persona, in grado di amplificare le vere in- tenzioni della persona. da una stretta di mano si può capire qualcosa della persona che ci viene presentata. da un forte abbrac- cio con un vecchio amico ritrovato si può sperimentare l’affetto che non si è smorza- to nei decenni. Con la mano tesa chiediamo aiuto. Con una carezza dimostriamo il no- stro affetto. Stringendo una mano, affron- tiamo e vinciamo la paura di perderci. Bat- tendo le mani, mostriamo la nostra calorosa approvazione alla conferenza ascoltata o al concerto al quale abbiamo partecipato. per contro, col «venire alle mani» si indica l’esito di una crescente ostilità, preludio al- lo scontro tra due (o più) corpi. l’insegnante sa che uno dei suoi compiti è «mantenere la classe», nel senso etimolo- gico [lat. manu tenere «tenere con la ma- no»]. Il gesto fisico del «tenere per mano» l’alunno appartiene per ovvie ragioni alla scuola dell’infanzia e primaria. nei gradi successivi il significato del «tener per ma- no» può essere vissuto senza stringere fisi- camente la mano degli alunni, mantenendo- ne tuttavia tutto il portato simbolico, che va declinato con segni o atteggiamenti con- soni all’età e alla situazione contingente. Il «tenere per mano», vero o figurato, può es- sere lo strumento visibile dell’accoglienza del docente. al tempo stesso può rivelare in nuce una prassi pedagogica volta a concre- tizzare l’implicazione personale nel conte- sto del gruppo-classe. «tenere per mano» la classe nei primi momenti dell’anno può es- sere declinato nel desiderio di conoscenza degli alunni e nella valorizzazione del loro portato umano, culturale e sociale. le mani possono essere lo strumento at- traverso cui si rende visibile la «relazione calda» del docente con gli studenti. tale re- lazione si sostanzia con azioni diverse e complementari: con la serietà con cui si prende in consegna l’alunno; con l’attenzio- ne alla sua storia e al suo mondo; con la di- sponibilità al dialogo e pure con la simpatia (nel suo significato letterale: « sym-pathe- ia »). tale «relazione simpatica» s’iscrive in un quadro ideale, in cui la relazione Io-Tu contiene una sorta di estasi ( ék-stasis ), in altre parole una «fuoriuscita da sé» e uno «star fuori da sé». ogni incontro, infatti, è sempre l’incrocio di una duplice ék-stasis , dell’ Io e del Tu . le relazioni si sostanziano con la capacità del docente di trascendere se stesso, divenendo grazie a ciò pienamen- te «insegnante». Solo quando pone il pro- prio baricentro fuori di sé, egli s’immette davvero in direzione degli alunni, sostan- ziando così l’insegnamento di relazioni au- tentiche (5). «Dare una mano»: l’azione Il compito del docente non è soltanto di trasferire nozioni, ma anche di realizzare coinvolgenti azioni d’aula, fornendo indica- zioni sulla vita e aprendo così delle finestre sul futuro. ad esempio, quando invita gli alunni a prendere in mano il libro della ma- teria d’insegnamento e ad aprirlo, per dare inizio a un’azione d’aula nuova ed entusia- smante, egli compie simbolicamente un ge- sto di apertura alla realtà che li circonda. per gli alunni lo strumento didattico (libro, fotocopia, oggetto, quadro) diventa una sorta di sipario che si apre, dischiudendo in questo modo un piccolo, ma significativo frammento del sapere. Così la lezione di- venta un mondo che si allarga, in cui s’in- trecciano la vita e l’esperienza del docente e degli studenti. È ciò che si può simbolica- mente rappresentare con l’intreccio delle dita delle mani di due persone. Il docente sa che in classe non deve ri- marcare che: «Io ho e tu non hai, sono più ricco, più forte di te, ti sono necessario». l’arte del docente consiste nel far com- prendere agli alunni che quanto viene loro (5) Cfr S. z UCal , Il concetto di persona in Romano Guardini , (Conferenza alla Scuola di cultura cattolica di Vi- cenza), p. 17.
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