Maggio-Giugno-2016
Il primo tipo di valutazione, quella mi- gliorativa, non deve avere altra conseguen- za se non il confronto con il docente per ac- crescerne la consapevolezza e la professio- nalità; e la formulazione di un giudizio in un rapporto finale. al lato opposto, la valuta- zione «sanzionatoria» porterà a dei richiami (circostanziati e non necessariamente in forma scritta) per garantire la qualità del servizio. Il problema, come sappiamo, si annida nella valutazione «incentivante» o «premia- le». È su questo terreno, infatti, che si col- locano in genere le proposte di «premi», «incentivi», aumenti stipendiali, riconosci- menti di ogni genere, che suscitano molte perplessità nel corpo docente, perché ten- dono a «distinguere i migliori», e quindi a creare divisioni tra i docenti. questo crea conflittualità e corrode lo spirito collegiale, che è fondamentale per la didattica. allo stesso tempo, evitare ogni forma di incenti- vo non è auspicabile: la sola buona volontà non basta a promuovere il miglioramento della didattica; inoltre, l’insegnamento non deve essere pensato come una «missione», in cui gli interessi personali e la ricerca del riconoscimento professionale e pubblico non giochino un ruolo; infine, non prevede- re delle forme di riconoscimento per i do- centi che innovano è iniquo, perché li met- te sullo stesso piano di chi non lo fa. la soluzione potrebbe essere una formula che collega la valutazione individuale e il ri- conoscimento professionale in modo indiret- to. la valutazione migliorativa (del primo ti- po) dovrebbe avere come esito anche un giu- dizio, che entra poi a far parte del curricu- lum del docente. questo giudizio, poi, po- trebbe avere un ruolo in occasione di un con- corso per accedere a un livello superiore di docenza. Si tratterebbe cioè di pensare e co- struire una carriera dei docenti, in cui si può accedere ai livelli superiori per concorso; in questo, uno degli elementi da esaminare po- trebbe essere il giudizio ottenuto dai docenti nelle valutazioni migliorative. questo schema risolverebbe diversi pro- blemi. In primo luogo, l’esistenza di una carriera dei docenti permetterebbe di moti- vare i migliori a scegliere questa professio- ne, dal momento che possono aspettarsi delle prospettive di crescita professionale. questo elemento è cruciale ora in Italia, poiché la tendenza a considerare l’insegna- mento come una «missione» e come una condizione stazionaria (tolti gli incrementi retributivi per anzianità) porta a tenerne lontane persone che hanno anche ambizioni di crescita professionale. attualmente, chi nella scuola vuole migliorare la propria po- sizione economica e assumere nuove re- sponsabilità è costretto a smettere di fare il docente, per diventare dirigente scolastico; spesso togliendo alla scuola ottimi docenti, che non necessariamente si trasformano in ottimi dirigenti. la presenza di una carriera docente rafforzerebbe il riconoscimento so- ciale di questa professione, oggi decisamen- te in crisi. Inoltre, permetterebbe di costituire e formare il gruppo dei «docenti esperti», che dovrebbero corrispondere proprio al livello più alto della carriera. ai docenti esperti dovrebbero essere affidate, all’interno del- la propria scuola, funzioni di coordinamento didattico, promozione dell’innovazione di- dattica, formazione e tutoraggio dei nuovi docenti, e infine valutazione individuale dei docenti (che potrebbero svolgere anche in altre scuole, come «esperti esterni»). Infine, la carriera docente permettereb- be di risolvere il problema della valutazione incentivante senza creare conflittualità inu- tili. l’incentivo a migliorare la propria di- dattica diventa, per il singolo docente, la possibilità di una progressione di carriera, a cui si può accedere volontariamente, per concorso pubblico, e valorizzando il proprio curriculum, che comprenderà anche i giudi- zi ottenuti nelle valutazioni migliorative. non c’è alcun automatismo o rapporto im- mediato tra la valutazione della didattica ed eventuali aumenti stipendiali o progres- sioni di carriera; questa passa per una scel- ta volontaria (nessuno è obbligato a fare il concorso per accedere al livello superiore) e per un ulteriore momento di valutazione, di natura concorsuale. In tal modo si evita una segmentazione del corpo docente sulla base di una logica premiale e competitiva, mentre le distinzioni sono legate a differen- ziazioni di ruoli e responsabilità e a scelte volontarie. 39 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXIII - Numero 5-6 - Maggio-Giugno 2016
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