Maggio-Giugno-2016
la ValUtazIonE IndIVIdUalE dEI doCEntI: fInalItà, StRUmEntI E ConSEgUEnzE Mauro Piras, Docente di Storia e Filosofia - Liceo «Gioberti» - Torino l a valutazione della scuola, in Italia, è arrivata in ritardo rispetto ad altri pae- si europei od ocse, ma sta prendendo piede. Il «Regolamento sul sistema naziona- le di valutazione», approvato nel 2013 (dpR 80/2013), ha avviato un processo già alla sua seconda tappa: dopo l’autovalutazione delle scuole, che si è compiuta nell’a.s. 2014-15 e ha portato nel settembre 2015 al- la pubblicazione dei RaV (Rapporti di auto- valutazione), siamo ora all’attuazione dei piani di miglioramento, in cui le scuole sa- ranno affiancate anche da soggetti esterni. Inoltre, come è noto, la legge 107/2015 (la cosiddetta «Buona scuola») ha introdotto un sistema di «valorizzazione del merito» che prelude di fatto a una forma di valutazione individuale dei docenti da parte del dirigen- te scolastico. la pratica della valutazione si sta affer- mando, dunque. allo stesso tempo, i con- flitti e le opposizioni sono numerosi. la va- lutazione di sistema tramite i test Invalsi viene contestata ogni anno, apertamente da una parte degli studenti e da alcune sigle sindacali; in modo meno aperto da una par- te dei docenti stessi. la valutazione di scuola, avviata con il Regolamento del 2013, procede in mezzo a molto scettici- smo, perché viene avvertita spesso come un appesantimento burocratico, ed è in effetti piuttosto complessa. la valutazione indivi- duale dei docenti, di fatto, non è messa a sistema, ma nella forma «aperta» proposta dalla legge 107 è radicalmente contestata. È noto che si tratta di uno dei capitoli più criticati della riforma. alcune scuola hanno boicottato la formazione dei nuovi Comitati di valutazione; molte altre, pur nominando- li, hanno fatto in modo di orientarli verso criteri di attribuzione del bonus che sfuggo- no alla logica premiale sottesa alla riforma. Il sistema proposto dalla legge 107, che di fatto mira a premiare i docenti più merite- voli, distinguendoli così dagli altri sul piano retributivo, non trova quasi nessun consen- so nella scuola, e rende pressoché impossi- bile l’applicazione della legge stessa. la cultura della valutazione, quindi, de- ve ancora fare molta strada. Certamente, affinché questo sia possibile, sarebbero ne- cessari interventi normativi più condivisi e meno conflittuali. Sul piano però della valu- tazione di sistema e di quella di scuola, il percorso sembra in qualche modo avviato, e si può affinare e correggere. quanto invece alla valutazione dei docenti, sembra davve- ro che il modello proposto dalla «Buona scuola» sia un falso inizio: le tensioni sono troppe, i casi di «aggiramento» della norma sono molto numerosi, e anche quando verrà applicata il carattere generico dei principi orientatori renderà probabilmente gli esiti ben poco condivisi. tuttavia, un buon sistema scolastico ha bisogno anche della valutazione individuale dei docenti, non soltanto di quella di siste- ma e di istituto, per le ragioni che vedremo più avanti nell’analisi delle sue finalità. al di là, quindi, della «sperimentazione» av- viata in qualche modo dalla «Buona scuola» (va ricordato infatti che la legge prevede un monitoraggio dell’applicazione di questa norma da parte delle scuole entro tre anni), è necessaria una riflessione su questo terre- no. Se vogliamo evitare che la valutazione individuale diventi del tutto impossibile da praticare nella scuola italiana, dobbiamo prima svilupparne una concezione chiara e coerente, che possa essere condivisa dai docenti stessi. propongo qui alcuni spunti di riflessione, distinguendo quattro piani: 1) le finalità della valutazione dei docenti; 2) gli oggetti a cui si deve rivolgere; 3) i soggetti e gli strumenti; 4) le conseguenze attese. 35 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXIII - Numero 5-6 - Maggio-Giugno 2016
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