Maggio-Giugno-2016
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXIII - Numero 5-6 - Maggio-Giugno 2016 14 sposti a correre il rischio di impresa (3) per realizzare profitti. fiammate di sviluppo alimentate con ca- pitali pubblici (4) ottenuti dai governi au- mentando il debito, nella situazione attuale non potrebbero promuovere una crescita duratura , mentre verrebbero interpretate dalla finanza internazionale per quello che sono : l’ennesimo segno dell’incapacità di alcuni paesi europei di abbandonare la vec- chia strada della finanza fondata sul debito e sulla svalutazione, finalizzata a difendere nell’immediato la produzione, l’occupazio- ne e lo Stato sociale, senza curarsi delle inevitabili conseguenze negative nel medio periodo . Verrebbe quindi definitivamente distrutta la residua fiducia dei mercati nella capacità di questi paesi di rimborsare alle scadenze future i titoli in euro, determi- nando la risalita dei tassi di interesse , con ciò mettendo a rischio la tenuta dell’euro . la situazione dell’Europa si può sintetiz- zare dicendo che, per il Vecchio continen- te, il keynesismo è finito : al contrario di quanto sostenuto dal grande economista britannico J . m . Keynes, le cui geniali teorie nel secolo scorso furono per decenni il vola- no della straordinaria crescita dell’econo- mia mondiale, oggi i governi europei non possono stimolare la ripresa economica in- debitandosi . Il keynesismo ha funzionato (5) fino a quando nelle banche giacevano ri- sparmi improduttivi , che i governi prende- vano a prestito a basso tasso di interesse e utilizzavano per attivare l’economia e ac- crescere la produzione ; in tal modo aumen- tava automaticamente anche il prelievo fi- scale, applicato alla accresciuta massa di ricchezza creata, consentendo di ripianare l’indebitamento . I molti che invocano Key- nes per chiedere l’aumento della spesa e del debito dello Stato, tacciono sul fatto che oggi ci troviamo in una situazione esat- tamente opposta a quella prevista dalla teoria keynesiana , perché nelle banche non c’è una massa di denaro inerte da mobiliz- zare a fini produttivi. Specifico meglio la differenza tra le due situazioni: 1) il denaro inerte cui si riferiva Keynes era denaro depositato nelle banche dai ri- sparmiatori, e il governo che lo prendeva a prestito emettendo titoli di Stato, non era (al contrario di alcuni odierni governi europei) un governo già fortemente inde- bitato con l’estero, quindi non temeva il giudizio dei mercati finanziari internazio- nali, e gli acquirenti esteri dei suoi titoli non temevano di non essere rimborsati alla scadenza; 2) per combattere la deflazione (la diminu- zione dei prezzi, che rallenta l’econo- mia), la Bce sta aumentando (nei modi descritti nel paragrafo 1, nel precedente numero della rivista) la liquidità degli in- vestitori, tra i quali ci sono le banche (la Bce compra i titoli di Stato che anche le banche detenevano). Il denaro da esse ottenuto può avere, in teoria , due desti- nazioni: a) aumento dei prestiti alle imprese e al- le famiglie, ma poiché -come ho già detto- a causa della crisi economica sta aumentando il numero dei clienti che non pagano i fornitori e delle fa- miglie che non pagano le rate dei mu- tui e degli altri debiti, le banche sono molto prudenti nel concedere nuovi prestiti; inoltre, sempre a causa del ristagno dell’economia, anche le im- prese sane non chiedono prestiti per nuovi investimenti; b) il governo potrebbe prendere a presti- to dalle banche la nuova liquidità, emettendo nuovi titoli di Stato, e uti- lizzarlo, keynesianamente, per tenta- re di stimolare l’economia, ma natu- ralmente non può farlo perché l’ulte- riore aumento del debito allarmereb- be i mercati finanziari con le conse- guenze che già abbiamo visto. quindi chi invoca politiche keynesiane per i paesi europei indebitati, cura soltanto (3) non si deve dimenticare che qualsiasi impresa economica, dalla grande fabbrica al piccolo negozio, implica sempre (per le cause più diverse) il rischio di fallimento, e quindi della perdita del capitale investito. (4) Il fatto che una crescita duratura sia promossa dai capitali privati e non da quelli pubblici, viene esaminata nel paragrafo 15. (5) E naturalmente può continuare a funzionare in altri paesi.
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