Maggio-Giugno-2016
9 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXIII - Numero 5-6 - Maggio-Giugno 2016 di smarrimento e di crisi; ma possiamo an- che imparare a mantenerla e rafforzarla. Riflettendo nel nostro corso di vita imparia- mo ad individuare le connessioni che lo strutturano, il finalismo più o meno esplici- to che lo dirige, la selezione sottesa alla memoria e al ricordo» (4). Si tratta, in altre parole, di riflettere sul viaggio della propria vita, o della vita delle persone che sono af- fidate alle nostre cure educative, pensan- dola come una storia che siamo chiamati a «leggere» mentre noi stessi – in quanto au- tori – la scriviamo. Se invece prendiamo in esame la possibi- lità di ragionare sul viaggio come metafora pedagogica, potremmo seguire la linea ar- gomentativa di maria teresa moscato che ne individua tre strutture fondamentali: «il viaggio come “iniziazione” alla condizione adulta, il viaggio come trasformazione/pel- legrinaggio di un eroe adulto, il viaggio co- me “vocazione” di un eroe fondatore» (5). Volendo distinguere il contributo di ciascu- na di tali strutture archetipiche si vede co- me il primo, il viaggio di iniziazione, si ca- ratterizza perché descrive una trasforma- zione maturativa che coincide con il passag- gio dall’adolescenza all’età adulta: il prota- gonista della storia inizia il viaggio in una condizione ancora infantile o adolescenziale e lo conclude assumendo le responsabilità proprie dell’età adulta. l’elemento essen- ziale è quello della separazione iniziale dal proprio luogo di origine, dalle proprie abitu- dini, dai propri affetti e dalle figure signifi- cative: tale elemento rappresenta la diffi- coltà di rendersi autonomi dalle figure edu- cative (genitori, maestri) ed il cammino che segue tale distacco rappresenta una prova ricca di insidie. la seconda delle strutture tipiche del viaggio è quella del pellegrinag- gio/trasformazione, la cui versione più anti- ca e paradigmatica dal nostro punto di vista è quella dell’odissea, in cui Ulisse è figura delle trasformazioni che avvengono in età adulta. l’accortezza, il giudizio prudente dell’adulto che affronta le pro- ve della vita e ne esce trasfor- mato, facendo tesoro delle esperienze che ha potuto vivere e facendo i conti con i propri errori e le proprie colpe, rap- presentano gli ingredienti psico- pedagogici del viaggio di avven- tura e ne fanno una figura dif- ferente dalla precedente. Vi è infine una terza figura di viag- gio, ancora caratteristica del- l’età adulta, quello cosiddetto di fondazione, che trova la sua espressione paradigmatica nell’Esodo e si basa sulla pre- senza di un Eroe fondatore, con una missione da compiere che accetta con- sapevolmente e di cui assume la responsabi- lità fin dall’inizio. figura di questo tipo di viaggio sono – ad esempio – abramo e mosè, che abbandonano una condizione di stabili- tà e sicurezza per seguire un «imperativo interiore» (un comando divino) che li porta ad intraprendere un cammino per una moti- (4) C. X odo , Capitani di se stessi. L’educazione come costruzione di identità personale , la Scuola, Brescia 2003, p. 241. Il tema viene esplicitamente approfondito in Id., L’occhio del cuore. Pedagogia della competenza etica , la Scuola, Brescia 2001, pp. 191-196. (5) m. t. m oSCato , Il viaggio come metafora pedagogica. Introduzione alla pedagogia interculturale , la Scuola, Brescia 1994, p. 103. Il tema viene ripreso e sviluppato, inserendo il tema del viaggio tra le figure archetipiche che rappresentano l’educazione in Id., Il sentiero nel labirinto. Miti e metafore nel processo educativo , la Scuola, Brescia 1998; cfr. in particolare le pp. 188-249. Cfr. anche B. S padolInI , B. g RaSSEllI , l. a nSInI (a cura di), La funzione educativa del cammino. Aspetti pedagogici, psicologici e sociologici , armando, Roma 2007.
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