Maggio-Giugno-2016

LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXIII - Numero 5-6 - Maggio-Giugno 2016 8 lamEtafoRa dEl CammIno In pRoSpEttIVa pEdagogICa: ComE pERCoRRERE I SEntIERI dElla VIta ImpaRando dallE pRopRIE ESpERIEnzE Andrea Porcarelli, Professore Associato di Pedagogia Generale e Sociale, Università di Padova. Consigliere Nazionale UCIIM l’ esperienza del viaggio e del cammino accompagnano da sempre la storia dell’umanità, sia come condizione di vita che gli uomini hanno dovuto/voluto spe- rimentare, sia come potente elemento del- l’immaginario culturale, con forti risonanze sul piano pedagogico. prova ne è il fatto che troviamo numerose e grandiose testimonian- ze letterarie di una epopea del viaggio , in ogni epoca: da quello degli argonauti alla conquista del Vello d’oro, l’odissea di Ulisse, l’Esodo biblico, l’Eneide, i grandi pellegri- naggi del medioevo, ma anche il viaggio di marco polo, le imprese dei grandi navigatori e la scoperta del nuovo mondo, le cronache dei missionari, i viaggi degli esploratori nei luoghi più impervi o ostili, o il Grand Tour , che caratterizzava il cammino formativo dei giovani di buona famiglia tra il XVIII e il XIX secolo. Un discorso diverso si dovrebbe fare sulle forme più labili di viaggi o spostamenti, senza meta, in una sorta di nomadismo che è metafora dell’incertezza contemporanea. In questa sede – lasciando sullo sfondo l’idea di tutto il potenziale pedagogico dell’immagi- nario che si lega al viaggio – approfondiremo alcuni spunti di riflessione sulla metafora del cammino legata all’idea della conoscenza, nella prospettiva (tipicamente nosenghiana) di un insegnamento educativo . Il viaggio come metafora pedagogica possiamo prendere in esame le valenze educative esplicite del tema del viaggio, tanto a livello simbolico come a livello di progettualità reale, perché «viaggiare vuol dire divenir del mondo esperti, secondo l’espressione dell’Ulisse dantesco, che del viaggio aveva fatto il proprio modo di vive- re. Vuol dire cambiare luoghi e abitudini, entrare in altre dimensioni, avere contatti con altre persone, al limite con altre genti e paesi» (1). la categoria del viaggio ha una sua forza euristica trasversale alle diverse prospettive pedagogiche, perché il collega- mento con l’immagine del corso della vita, viaggio della vita, o pellegrinaggio terreno che dir si voglia è diretta e immediata, ma essa risulta più potente in quelle prospetti- ve in cui si dà maggiore spazio alla dimen- sione idiografica, a ciò che vi è di unico e di irripetibile nella vita e nelle esperienze di una persona e, quindi, alla dimensione bio- grafica e narrativa. la nozione di identità narrativa, nella forma in cui è stata esplici- tata da Ricoeur (2), apre con forza la strada alla dimensione autobiografica (3) e mostra una sua fecondità pedagogica nel senso che «narrandoci scopriamo la nostra identità, così come possiamo ritrovarla nei momenti (1) m. l aEng , Viaggio culturale , in Id. (a cura di), Enciclopedia pedagogica , vol. VI, la Scuola, Brescia 1994, col. 12294. abbiamo approfondito questo tema – in rapporto, in particolare al pensiero di Rousseau – in un nostro saggio: . a. p oRCaREllI , La funzione pedagogica del «grand tour» come iniziazione alla vita adulta nell’Emilio di Rousseau , in: nS Ricerca, n. 2, ottobre 2013, pp. 16-27 (il testo è reperibile on line). (2) Cfr. p. R ICoEUR , Tempo e racconto , tr. It. Jaka Book, milano 2008 (2 voll.), Id., Sé come altro , tr. It. Jaka Bo- ok, milano 1993. (3) Cfr. d. d EmEtRIo , Raccontarsi. L’autobiografia come cura di sé , Raffaello Cortina, milano 1995; Id., I sensi del silenzio. Quando la scrittura di fa dimora , mimesis, milano 2012; Id., Filosofia del camminare. Esercizi di me- ditazione mediterranea , Raffaello Cortina, milano 2005.

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