Marzo-Aprile 2019

7 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXVI - Numero 3-4 - Marzo-Aprile 2019 quella giusta (cfr Lc 24,13-35). quando ge- sù fa come se dovesse proseguire perché quei due sono arrivati a casa, allora capi- scono che aveva donato loro il suo tempo, e a quel punto gli regalano il proprio, offren- dogli ospitalità. questo ascolto attento e di- sinteressato indica il valore che l’altra per- sona ha per noi, al di là delle sue idee e delle sue scelte di vita» (292). la seconda qualità è il discernimento fra le varie scelte di vita che si presentano nel- la sensibilità e nell’immaginazione del gio- vane, per riuscire a comprendere quali sono mosse dalla grazia e quali sono tentazioni frutto di fantasie che allontanano dalla ret- ta strada. «qui devo domandarmi che cosa mi sta dicendo esattamente quella persona, che cosa mi vuole dire, che cosa desidera che io capisca di ciò che le sta succeden- do… questo ascolto è volto a discernere le parole salvifiche dello Spirito buono, che ci propone la verità del Signore, ma anche le trappole dello spirito cattivo, i suoi inganni e le sue seduzioni. bisogna avere il corag- gio, l’affetto e la delicatezza necessari per aiutare l’altro a riconoscere la verità e gli inganni o i pretesti» (293). il terzo atteggiamento è l’accoglienza in un «ascolto profondo» di quel progetto di vita che il giovane ha elaborato, proiettan- dosi in avanti, a ciò che vorrebbe essere. «A volte questo richiede che la persona non guardi tanto ciò che le piace, i suoi de- sideri superficiali, ma ciò che è più gradito al Signore, il suo progetto per la propria vi- ta che si esprime in un’inclinazione del cuo- re, al di là della scorza dei gusti e dei senti- menti. questo ascolto è attenzione all’in- tenzione ultima, che è quella che alla fine decide la vita, perché esiste qualcuno come gesù che comprende e apprezza questa in- tenzione ultima del cuore» (294). l’accompagnamento ha bisogno di spazi educativi aperti – e tra essi vi è anche la scuola – perché i giovani possano fare comu- nità e venire in contatto con i loro accompa- gnatori ed esprimersi anche con i valori che sentono, come la musica, lo sport, la cura dell’ambiente e del creato, il servizio al pros- simo, ed altre iniziative da loro proposte. certamente il compito di accompagnato- re non è facile, esige tante positive qualità ed anche una fede coerente. lo richiedono gli stessi giovani: «un simile accompagna- tore dovrebbe possedere alcune qualità: essere un cristiano fedele impegnato nella chiesa e nel mondo; essere in continua ri- cerca della santità; essere un confidente che non giudica; ascoltare attivamente i bi- sogni dei giovani e dare risposte adeguate; essere pieno d’amore e di consapevolezza di sé; riconoscere i propri limiti ed essere esperto delle gioie e dei dolori della vita spirituale. una qualità di primaria impor- tanza negli accompagnatori è il riconosci- mento della propria umanità, ovvero che sono esseri umani e che quindi sbagliano: non persone perfette, ma peccatori perdo- nati. A volte gli accompagnatori vengono messi su un piedistallo, e la loro caduta può avere effetti devastanti sulla capacità dei giovani di continuare ad impegnarsi nel- la chiesa. gli accompagnatori non dovreb- bero guidare i giovani come se questi fosse- ro seguaci passivi, ma camminare al loro fianco, consentendo loro di essere parteci- panti attivi del cammino. dovrebbero ri- spettare la libertà che fa parte del proces- so di discernimento di un giovane, fornendo gli strumenti per compierlo al meglio. un accompagnatore dovrebbe essere profonda- mente convinto della capacità di un giova- ne di prendere parte alla vita della chiesa. un accompagnatore dovrebbe coltivare i semi della fede nei giovani, senza aspettar- si di vedere immediatamente i frutti del- l’opera dello Spirito Santo. il ruolo di ac- compagnatore non è e non può essere riser- vato solo a sacerdoti e a persone consacra- te, ma anche i laici dovrebbero essere mes- si in condizione di ricoprirlo. tutti gli ac- compagnatori dovrebbero ricevere una soli- da formazione di base e impegnarsi nella formazione permanente» (246). la chiesa di oggi chiede ai giovani – e di conseguenza ai loro formatori ed educatori – di farsi avanti e di essere degli apripista, di immaginare e sognare il futuro, perché ha bisogno del loro slancio, della loro corsa, della loro intuizione, della loro fede. S p i r i t u a l i t à

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