Marzo-Aprile 2019

LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXVI - Numero 3-4 - Marzo-Aprile 2019 40 libertà di insegnamento e la libertà di scel- ta educativa delle famiglie a braccetto in un patto che è di corresponsabilità educati- va devono diventare il diktat e la linea di indirizzo per il nostro futuro. Solo dove c’è coerenza interna, negli istituti scolastici, che si sposa con la coe- renza esterna, nel patto di corresponsabili- tà, i nostri studenti hanno qualche speranza di costruire il loro futuro perché l’autorevo- lezza di cui parlavamo stamattina, che non è l’autorità di avere un nome scritto nel- l’organico di istituto ma è il riconoscimento che gli studenti ci danno di valore aggiunto nella loro vita, passa assolutamente da que- sto il sistema di relazioni umane che ogni comunità scolastica riesce a darsi. tutto questo il dpR 275/99 ha indicato pure dove scriverlo si chiama «piano dell’of- ferta formativa» oggi «piano triennale dell’offerta formativa» nella parte in cui si esplicita la mission e la vision dell’istituzio- ne scolastica. Vision, perché è un sogno, perché se non si sogna difficilmente si spera e allora nel mio orizzonte che potrebbe sembrare utopia e invece per noi cattolici è speranza il limite del sogno diventa orizzon- te di senso, allora bisogna sognare una scuola migliore, bisogna sognare che questa autonomia non abbia compiutezza perché non esiste un momento in cui l’autonomia è compiuta, dobbiamo semmai metterci in cammino perché l’autonomia è ferma a una situazione di standardizzazione di modelli organizzativi, didattici e sperimentali ove ci sono, che non consentono alla scuola di di- ventare centro propulsore nel proprio terri- torio e chiuso soltanto con una suggestione. quando mi sono insediata il primo giorno come dirigente scolastico, una mia docente si è presen- tata a scuola con una doman- da e mi ha chiesto dirigente, lei così a caldo mi dia l’im- magine mentale che le viene al pensiero della sua scuola, di quale scuola lei vuole co- struire e a me è immediata- mente venuta in mente l’im- magine di una rete senza fine con una interconnessione di nodi non stretti ma molto flessibili come nodi scorsoi, la mia scuola era uno dei nodi perché l’autonomia in ef- fetti non ha disconnesso tra di loro le scuo- le, non ha creato dei poli indipendenti uno dall’altro, ha creato dei centri energetici come i punti focali e in un campo magneti- co, ogni scuola emana e riceve però dal ter- ritorio, che rappresenta le corde dove si an- noda l’istituzione scolastica, quindi manda messaggi, risponde, ma in connessione con tutte le altre istituzioni scolastiche che de- finiscono in italia il Sistema nazionale di Va- lutazione e allora nessuna scuola può fare a meno né del territorio perché implodereb- be, perché è un’osmosi reciproca, un rice- vere energia, vita, motivazione, né può fare a meno di dare al territorio le energie che elabora. quello che dobbiamo sostenere og- gi è che questa rete non diventi un insieme di punti non connessi. il rischio oggi è che l’autonomia diventi indipendenza dove manca l’interconnessione. dobbiamo difen- dere come uciiM, come docenti, come diri- genti, come quadri ministeriali l’idea che la scuola italiana è una e una deve restare, pur nella libertà, nella possibilità, nella ca- pacità che l’autonomia ha dato alle scuole di organizzarsi il sistema autonomo, poli- centrico e poliarchico, dove ogni nodo è il centro del suo territorio ma insieme è nodo interconnesso con il territorio vicino. è que- sto l’augurio che ci facciamo come scuola italiana e certi che il dpR 275 non sarà fa- cilmente modificabile, non è riuscita la l. 107 a smontare un decreto del presidente della Repubblica di venti anni fa, credo che, se non è stata minata la sua validità negli ultimi anni, pochi riusciranno a de- strutturarla.

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