Marzo-Aprile 2019

39 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXVI - Numero 3-4 - Marzo-Aprile 2019 è scritta nell’articolo 5 relativamente al- l’autonomia organizzativa, motivazione del tempo/scuola e dello spazio/classe in rela- zione alle istanze del territorio. Sono neces- sarie, quindi, una presa di consapevolezza, da parte della scuola italiana, delle poten- zialità che il dpR 275 aveva e continua ad avere e la voglia che ogni docente mette in campo nel suo ruolo di sperimentatore; più che mai oggi il docente non è un mero ese- cutore. è finito il tempo dei programmi, è finito il tempo dell’esploratore solitario, oggi abbiamo un corpo docente che ha la sua libertà di insegnamento, che non è li- bertà dall’insegnamento ma è la libertà di scegliere le strategie, le metodologie, l’or- ganizzazione, i tempi, gli spazi, la selezione dei contenuti più idonei per il raggiungi- mento dei traguardi; è un docente riflessi- vo, è un docente esperto, è un docente co- municativo, è un docente tecnologico e poi, scusate se lo aggiungo ma non saremmo uciiM se non mettessimo questo come pri- mo punto, è un docente appassionato, per- ché ciò che passa ai nostri studenti proprio perché non li sorprendiamo con cosa dicia- mo, abbiamo bisogno di sorprenderli dal co- me lo diciamo ciò che diciamo, e passerà la nostra testimonianza di persone che hanno autonomia di giudizio, libertà di pensiero, pensiero divergente e atteggiamento acco- gliente, che è un atteggiamento inclusivo nel senso più profondo del termine, perché riconosce l’altro come persona. Ricordate il nostro motto prima la persona , al di là di ogni abitudine e competenza scolastica, il valore della persona prescinde da ogni valu- tazione e ricordiamoci soprattutto il valore della coerenza tra ciò che si dice e ciò che si testimonia, perché un docente deve esse- re credibile agli occhi dei suoi studenti. non possiamo più permetterci di fronte alla do- manda professoressa ma perché devo stu- diare le equazioni di secondo grado? di ri- spondere perché lo devi fare, perché abbia- mo un compito, perché il programma lo prevede, perché io sono qui perché mi han- no detto che devo insegnare . la prima do- manda che dobbiamo farci è: ho la risposta alla domanda di senso che lo studente mi pone su ciò che io gli propongo ? se la rispo- sta è no , non proponiamo attività o contesti didattici che non sappiamo giudicare come un valore esistenziale altrimenti quel pa- thos , quell’ humanitas , quell’ eros di cui ci parlava l’on ministro berlinguer non riusci- remo a giustificarlo con la testimonianza. i nostri studenti hanno bisogno di percepire che venire a scuola aggiunge valore alla loro vita, perché altrimenti gli stessi contenuti li trovano sui libri digitali o sul dischetto abbi- nato al libro di testo e si arriverà al punto da pensare che possiamo erogare pacchetti formativi a distanza pure nella scuola del primo e del secondo ciclo. già l’università, che era un luogo di ricerca, sperimentazione e sviluppo è diventato un luogo di erogazio- ne di pacchetti formativi, anche se i docenti universitari ancora ci credono, vogliono ave- re un contatto visivo e umano con i propri studenti, ma questo tentativo di pensare che a distanza si possa formare rischia di ri- cadere anche nella prima parte del percorso scolastico; noi dobbiamo testimoniare che ciò non è possibile, perché il docente è il metodo, il docente è il testimone della for- mazione e che noi non siamo sistema nazio- nale d’istruzione ma siamo sistema naziona- le d’istruzione, formazione ed educazione. la motivazione, per cui ho scioperato in- sieme ai miei docenti il 5 maggio del 2015, era molto distante dalle motivazioni dei do- centi, che riguardavano i contenuti della l. 107; ma la l. 107 aveva per titolo «riforma del sistema nazionale di istruzione», credo che sia stato utile e sia valsa la pena scen- dere in piazza per ribadire che noi non pos- siamo ridurci a sistema nazionale di istru- zione, perché noi siamo sistema di istruzio- ne, di formazione e di educazione. Allora se l’istruzione, forse, può essere erogata a di- stanza, la formazione e l’educazione passa- no dalle relazioni interpersonali e la rimo- dulazione dello spazio, del tempo, la flessi- bilità, il curricolo, il curricolo esplicito in- terdisciplinare e il curricolo implicito che è quello educativo e formativo di cittadinan- za e costituzione non possono che passare dalla presenza. in Sicilia si dice la presenza è potenza , il potere della presenza, che non è solo presenza fisica ma è presenza di ruo- lo, rendere onore al proprio ruolo e al pro- prio mandato, credo che dobbiamo conti- nuare a difenderlo, a mantenerlo perché la

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