Marzo-Aprile 2019

LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXVI - Numero 3-4 - Marzo-Aprile 2019 2 (2010), l’educazione, ritenuta priorità ine- ludibile, dev’essere sostenuta da un nuovo protagonismo della società civile. Occorre organizzarsi come modo di essere, di porsi nella storia da protagonisti forti di tensio- ne etica. Occorre una cultura della proget- tualità, senza approssimazioni, onde evita- re rischi di secessione, e il formarsi di Re- gioni-Stato di fronte ad altre ancillari. Nel citato documento si legge: «Il principio di sussidiarietà va mantenuto strettamente connesso con il principio di solidarietà e vi- ceversa, perché se la sussidiarietà senza la solidarietà scade nel particolarismo sociale, è altrettanto vero che la solidarietà senza la sussidiarietà scade nell’assistenziali- smo… Un federalismo, solidale, realistico e unitario, rafforzerebbe l’unità del Paese, rinnovando il modo di concorrervi da parte delle diverse realtà regionali, nella consa- pevolezza dell’interdipendenza crescente in un mondo globalizzato». È sempre valida la visione regionalistica di Sturzo che dichiarava «Io sono unitario e federalista impenitente». Così come andrebbe richiamato il sogno di un’Italia unita pur nelle diversità. «L’unità nella varietà è la definizione della bellezza», è l’espressione in cui Rosmini, antesignano di un chiaro progetto federali- sta, racchiudeva valori, cultura e diritti delle varie popolazioni. Per rientrare nel contesto che ci è più vicino, non possiamo non riaffermare che le prospettive di rinnovamento del siste- ma scolastico sono ravvisabili in una di- mensione sociale, democratica e parteci- pativa, che abbia come meta il rinnova- mento di una mentalità non improduttiva- mente neutra bensì aperta alla condivisio- ne, alla solidarietà, alla fratellanza uni- versale. Sappiamo che: — decentramento non è Autonomia: la cul- tura della partecipazione cede a quella dell’organizzazione — senza Organi Collegiali adeguatamente e congruamente riformati, o meglio ri- E d i t o r i a l e Sarebbe semplicistico pensare che l’Au- tonomia possa concretizzarsi, sic, all’inter- no delle istituzioni scolastiche senza un complesso e articolato rapporto con l’inte- ra rete istituzionale dello Stato e senza un autentico cambio di mentalità. Ma a che punto siamo? Cosa c’è di notevole negli ultimi 20 anni? Poche innovazioni in merito, limitate alle istituzioni scolastiche. Cosa c’è di rilevante esplicitamente sul tema negli ultimi 10 an- ni? Nulla o forse covava sotto la cenere un nuovo progetto di «ingessatura» della scuo- la entro contesti delimitati e connotati da immanentistiche forme di potere economi- co, da estranee volontà imposte, da perver- si istinti di chiusura egoistica, da iniqua soggettività che ignora la storia. Per quanto io conosca, mi sembra di po- ter affermare che la ricerca e le riflessioni più equilibrate sul tema sono quelle pro- dotte dall’UCIIM tramite l’impegno di molti di noi sotto la spinta iniziale di Cesarina Checcacci, la quale incitava a passare dal dire al fare, dal pensare al realizzare in un processo di progettualità, decisionalità, re- sponsabilità. «Dire», «pensare», anche per l’assimila- zione di asserzioni fondate e motivate in prospettiva federalista. Nel documento della C.E.I., «Per un pae- se solidale. Chiesa italiana e mezzogiorno»

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