Marzo-Aprile 2019

LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXVI - Numero 3-4 - Marzo-Aprile 2019 36 nale al successo formativo dei nostri studen- ti. tutte le azioni di autonomia all’interno delle istituzioni scolastiche devono avere un obiettivo comune che non è quello di rende- re libere le amministrazioni di fare le scelte indipendenti dal successo formativo, ma quello di far raggiungere il successo formati- vo a tutti gli studenti. da lì la riflessione dell’on. berlinguer riguardo alla eterogenei- tà della popolazione studentesca e quindi alla ricchezza e alle scelte autonomistiche degli istituti che definiscono un curricolo d’istituto che sia quanto più possibile ri- spondente alle istanze del territorio, allora autonomia non è proposta formativa ma è risposta formativa alle istanze del territorio. la scuola dal 1999 in poi col dpR 275/99, non risponde più in maniera verticistica a proposte ministeriali, che a cascata in una struttura piramidale provengono dal centro, ma risponde al proprio territorio in quanto ne interpreta le istanze formative, le tra- sforma in proposte formative e al territorio deve rendere conto attraverso il bilancio sociale. la scuola diventa snodo tra un’esi- genza del territorio e una risposta che il territorio si aspetta dalla scuola di riferi- mento e questo fa nascere il piano dell’of- ferta Formativa, che non è un piano autono- mo rispetto alle istanze del territorio, ma è un piano che deve rispondere in maniera pedissequa alle esigenze che l’utenza ri- chiede. in quale contesto la scuola interro- ga il territorio? questo è ciò che in italia an- cora non è ben chiaro, perché l’organo col- legiale dove il territorio si esprime è il con- siglio di istituto, mai riformato dopo il 1999. Allora abbiamo un Regolamento auto- nomia che ci dice «la scuola deve ascoltare il territorio» ma alla scuola non è stato dato l’organo collegiale nel quale questo territo- rio deve essere ascoltato, perché nel consi- glio di istituto c’è la rappresentanza dei ge- nitori ma i genitori non esauriscono le esi- genze del territorio, non c’è l’ente comu- ne, non c’è l’ASl, non ci sono le associazio- ni, non ci sono le parrocchie, non ci sono i centri aggregativi, per cui le decisioni che la scuola prende spesso sono in contraddi- zione con l’organizzazione, per esempio, degli scuolabus (iniziamo la scuola le 8 ma il servizio scolastico del comune inizia alle 8,30). la riforma degli organi collegiali di cui parlava l’on. Aprea, che ha avuto nel tempo diverse proposte di riforma, e una delle deleghe della l. 107, è una delle gran- di opere incompiute dell’autonomia per cui abbiamo dato alla scuola un compito senza dotarla dello strumento per realizzarlo, questo è un primo punto di criticità. Secon- do punto di criticità l’autonomia didattica. Se i docenti avessero attuato ciò che l’arti- colo 4 già nel 1999 prevedeva, oggi non avremmo il problema di chiarirci ancora le idee su programma e curricolo, non sentire- mo ancora parlare di programmi da finire, di alunni che non possono uscire dalle classi perché non possono perdere la lezione, per- ché nella scuola dell’autonomia dal ’99 al programma ministeriale, che a cascata ve- niva proposto alle scuole d’italia in maniera uniforme, si è sostituito un curricolo d’isti- tuto che risponde a un quadro nazionale di traguardi di competenza, al programma vie- ne sostituito leindicazioni nazionali, che ha come prescrittività solo il raggiungimento di quei traguardi a termine di alcuni tappe si- gnificative. ed è proprio a scadenza di quel- le tappe che il Sistema nazionale di Valuta- zione viene a verificare che la scuola, pur avendo fatto un curricolo autonomo, abbia raggiunto i traguardi previsti dal Ministero. è vero che non ci sono i livelli di presta- zione ma abbiamo le indicazioni nazionali che ancora oggi garantiscono che la scuola italiana sia una e che il titolo legale che ri- lascia abbia valore su tutto il territorio na- zionale nonostante i curricoli siano differen- ziati, perché teoricamente esiste un currico- lo diverso per ciascuna situazione scolastica d’italia. Altro punto fondamentale: la liber- tà di scelta educativa delle famiglie. Se ogni scuola ha la possibilità di definire un suo curricolo specifico, al genitore non viene più imposta l’iscrizione secondo la residenza ma su tutto il territorio nazionale il genitore può scegliere la scuola che ritiene più ade- guata alle scelte educative e dalla scelta della scuola ne deriva un patto di correspon- sabilità: io do alla scuola la fiducia iscriven- do mio figlio presso l’istituzione perché la scuola mi garantisce quel tipo di curricolo; insieme lavoriamo perché con le scelte edu- cative vengano portati a termine, cosa che

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