Marzo-Aprile 2019

LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXVI - Numero 3-4 - Marzo-Aprile 2019 34 territoriale. io sono sardo e so cosa vuol di- re vivere in un’isola, il senso dell’autono- mia l’ho sentito, perché fa parte della cul- tura diffusa nel mio popolo e così avviene anche in altre parti d’italia, esiste forte il bisogno che la diversità emerga e le condi- zioni culturali per fare questo non si creano se si impara dentro una scuola fortemente statocentrica, fortemente improntata a te- nere l’amalgama nazionale dentro norme amministrative e programmi scolastici. quando io ero uno scolaro delle elementari sapevo benissimo cosa erano il tevere e il po, sapevo a memoria gli affluenti di destra e di sinistra del po, ma vicino alla mia città scorreva un fiume che io non sapevo si chiamasse tirso. ecco perché io mi posi il problema di creare una forma di studio che non fosse solo nazionale né solo localistica, di mantenere un corpo docente nazionale, perché non vorrei andare in una scuola do- ve venissero ad insegnare solo docenti che sono nati nei paesini intorno casa mia, ma che l’impianto culturale della scuola tenes- se conto anche delle realtà esistenti, così tu puoi formare un paese democratico in cui la partecipazione diventa decisiva. de- ve esserci nella scuola un’idea di equilibrio tra la natura nazionale, internazionale e mondiale della cultura degli studi. la natu- ra fortemente unitaria del corpo docente nazionale è un bene, tanto quanto la capa- cità di poter penetrare quel po’ di cultura che emerge anche dai territori; è giusto che ci sia questo equilibrio. creiamo dunque le condizioni per cui le scuole siano dei centri di elaborazione an- che del curriculum, finora nella sua attua- zione noi abbiamo interpretato la norma sull’autonomia solo come decentramento del potere, non abbiamo affrontato suffi- cientemente l’idea del curriculum. ecco, è questo il momento in cui il corpo docente e le associazioni devono lavorare per com- prendere fino a che punto un curriculum, che deve avere la sua base mondiale e na- zionale, si può articolare per realizzare tutte le potenzialità e la creatività della scuola, del suo territorio e dei centri cul- turali che possono nascere attorno a que- sto. questo è ciò che ha ispirato la scelta dell’autonomia, mi son trovato contro il corpo docente che non ne era entusiasta, ma io mi sono impuntato e ho messo tutta la mia esperienza politica affinché la pro- posta di legge presentata in parlamento marciasse, e così è successo. poi ho pensa- to che fosse opportuno fare anche il decre- to attuativo e il 275 è forse la parte più importante e attuale. Ma non tutti quelli che sono stati miei successori al Ministero hanno creduto in questo fino in fondo e ne hanno fatto ogget- to di battaglia, quindi la norma si è arena- ta. non è stata attuata perché autonomia significa che devi cambiare il bilancio, che devi cambiare l’orario, perché una scuola che chiude all’una è una scuola di classe, la giornata scolastica deve comprendere, oltre all’ascoltare le lezioni e fare i compiti, an- che forme di partecipazione. la nostra scuola non è un luogo dove si conversa, ma ci vogliono i tempi e i momenti in cui il tuo pensiero si misura con quello dell’altro, co- me si fa a non crescere intellettualmente se, oltre a studiare come è necessario, si può anche conversare, discutere, confron- tarsi? ecco noi dovremmo fare una scuola che dura tutto il giorno, naturalmente i do- centi ci stanno per le ore che il loro con- tratto stabilisce, però si possono avere altri apporti e non soltanto una cultura discipli- nare, ve l’ho già detto che senza una cultu- ra disciplinare c’è solo ignoranza, ma, se ci ferma a quello e l’offerta formativa è fra- zionata, la ricomposizione unitaria del sa- pere avviene solo nella mente del ragazzo. tutte queste cose, e io qui terminerei, sono tali per cui noi dobbiamo adesso affrontare il problema di quanto si spende per l’auto- nomia, perché ci devono essere iniziative fi- nanziate, di quale deve essere l’orario vero della giornata scolastica e la natura e l’or- ganizzazione della giornata scolastica, di come si struttura la docenza, di come si possono prevedere apporti culturali che non siano soltanto disciplinari, di una articola- zione del curriculum che, facendo salva la preparazione sulla tematica specifica che è l’asse della conoscenza, l’arricchisca con tutte le altre forme di partecipazione. l’au- tonomia ha bisogno di un altro passo radica- le in avanti e il mondo docente deve fare la sua parte. grazie.

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