Marzo-Aprile 2019

LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXVI - Numero 3-4 - Marzo-Aprile 2019 14 egli immediati sviluppi dell’azione educati- va non si collega certo alla preoccupazione per i rischi che comporterebbe l’aderire al- la novità tecnologica. certo, capita ancora, e abbastanza spesso, che questo tipo di ri- serva sia interpretato come il riflesso di un disagio personale del singolo docente, pro- prio di chi non avrebbe ancora pienamente interiorizzato le pratiche d’uso dei disposi- tivi digitali. Se le cose stessero effettiva- mente in questi termini basterebbe, per ve- dere superato ogni attuale blocco, dotarsi di una dose adeguata di accortezza, in sede politica, e dunque predisporre gli animi ad aspettare serenamente che, diffondendosi la pratica dei mezzi digitali se ne arrivi ad accettare pure la grammatica, e pure la fi- losofia. Ma non è così. piuttosto, a segnare un impasse grave, da cui non sarà dato di usci- re semplicemente prendendo tempo e usan- do pazienza, è un palese conflitto di teorie che s’è venuto a determinare fin dall’inizio, com’è normale che avvenga in tutte le fasi di cambiamento, ma che in questo caso agi- sce al di sotto dei tanti discorsi che circola- no sulle tecnologie digitali e di rete: lo è ancora oggi, a trenta e quarant’anni dal suo emergere, e forse in modo più eclatante ora di quanto non era allora, non fosse altro perché il ricorso alle strumentazioni digitali è ben più massiccio. Si tratta di una sorta di querelle des an- ciens et des modernes che opera perlopiù sotto traccia, e dunque non permette al confronto di svilupparsi pienamente. Sul campo, e indubbiamente con maggio- re visibilità, sta la logica «classica», quella che, anche senza che ci si pensi, anzi so- prattutto in questo caso, garantisce fonda- tezza e veridicità alle interpretazioni del mondo e alle azioni che si compiono su di esso, dunque anche ciò che del mondo stes- so è inteso come opportunità o come ri- schio. Ma sullo stesso campo agisce anche, e certo in condizione di marginalità, almeno quanto a legittimazione, una logica diversa, non omogenea a quella classica, e non to- talmente nuova, in quanto era già presente nel mondo e nei nostri modi di praticarlo, come ho già detto, ma che l’esperienza di internet, se pienamente vissuta e pensata, rende ben più praticabile e, almeno per chi vi si attrezzi, ben più visibile. Verità nei paradigmi la diversità di logiche di cui sto dicendo può essere vista anche come il differente precipitato culturale e mentale di due tra le matrici maggiori cui sottostà il complesso del nostro agire cognitivo, affettivo, relazionale. in modo intenzionalmente sintetico e anche un po’ rozzo, le designo qui come la matrice testuale e la matrice reticolare. Ma attenzione, per capirne diversità, compatibilità e incompatibilità è doveroso evitare di vedere la seconda come estensione della prima e la prima come riduzione della seconda. Si tratta insomma di sottrarsi alla suggestione di famigliarità e dipendenza che su di noi esercita l’uso del termine «ipertestualità» e di forzare la nostra percezione delle differenze più nella direzione dell’esasperazione che in quella di un loro ridimensionamento. Servirà, tutto questo, a rendere più evidente la posta in gioco, ma soprattutto ad individuare la via perché si esca dall’ impasse : che non è, voglio dirlo esplicitamente, quella che muove da un esercizio di delegittimazione di una parte sull’altra, bensì quella che fa accettare e tenere aperta la sostanza della contesa e sollecita ognuno di noi a sentirsene non già spettatore ma attore. tra la logica testuale e la logica reticolare, e soprattutto per il modo di rappresentarsele, campeggiano differenze di sostanza: sono tratti che è possibile cogliere cartografando molte delle correnti condotte, individuali e collettive, ma che gli stessi responsabili di tali condotte non sempre sono in grado di individuare e concettualizzare. ed è proprio questo loro fungere da differenze di sostanza che legittima la scelta che faccio qui di intenderle alla stregua di «paradigmi»: vale a dire, modi di agire, di pensare e di pensare il pensiero che le comunità scientifiche condividono e che un qualche modo propongono o impongono alle comunità sociali più ampie che ad esse fanno riferimento (non ultime le comunità

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