marzo-aprile 2018
loro radicamento nella storia. Lavare i piedi ha poi una valenza eucari- stica: è la totale disponibilità del Figlio che si fa prossimo e che chiede ai suoi di tradur- re la propria vita in prossimità, accoglienza, immedesimazione. «Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi» ( Giovanni 13,15): è la sfida del dono! Quando poi Gesù annuncia che qualcuno sta per tradirlo è Pietro a non star più nella pelle e ad agitarsi per far cenno al discepo- lo amato – che si trova vicino al Maestro – di chiedergli che ne sveli l’identità. Pietro vuole sapere, vuole vederci chiaro, vuole che niente scappi al suo controllo. Perciò quando Gesù annuncia la sua partenza, Pie- tro si agita ancora: vorrebbe che il Maestro lo reputasse degno di seguirlo anche nel «luogo misterioso» verso il quale si sta in- camminando e rincara la dose del suo inve- stimento per Gesù: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!» ( Giovanni 13,37). Pietro è immagine del- l’uomo emotivo e sanguigno, di chi non sa attendere le istruzioni, ma vuol fare da sé. Riflette le caratteristiche dell’immaturo, che vuole compiere passi che non ha ancora maturato e si muove sulla scia dell’istinto. Rimuovere la prova Al momento della cattura di Gesù da par- te dei soldati, Pietro reagisce come chi vuo- le salvare la vita al Maestro. Si mostra ar- mato e colpisce con la spada Malco, il servo del sommo sacerdote (cf. Giovanni 18,10- 11). A Gesù questo gesto di Pietro però non piace e lo rimprovera. Pietro vuole ancora una volta correggere gli eventi, come aveva fatto durante la lavanda dei piedi. Egli non tollera che Gesù sia umiliato. Vuole forzare gli eventi a modo suo e in qualche modo ha la pretesa di poter «correggere» persino il Maestro e di dettare la sua linea a Dio. La paura di perdere la vita Dopo la cattura di Gesù, Pietro lo segue e grazie ad un altro discepolo riesce ad en- trare nel cortile del sommo sacerdote dove si ferma per scaldarsi. È a questo punto che il freddo della notte trova riscontro nel gelo del cuore di Pietro che per ben tre volte ne- ga di conoscere il suo Maestro. Non ha an- cora compreso che la croce è «la forma per- manente di vita» (8) dei discepoli. La paura di un coinvolgimento, il terrore di un even- tuale arresto o di vivere lo stesso destino umiliante del Maestro lo destabilizza e la sua parola si inquina di menzogna: nega ogni contatto con Gesù. Devitalizza quel rapporto che aveva messo al di sopra di tut- to. Dimentica il suo desiderio e perde se stesso. È davvero difficile accettare che «la scuola della fede non è una marcia trionfa- le, ma un cammino cosparso di sofferenze e di amore, di prove e di fedeltà da rinnovare ogni giorno» (9). Il canto del gallo è l’irruzione della veri- tà che ogni alba porta nella vita. Ogni nuo- vo giorno è il tempo per ricominciare, ma Pietro si ferma e arresta il suo cammino. Al- la croce risulta «non pervenuto». Entrare nel silenzio Malgrado il rinnegamento del Maestro e l’assenza sul Golgota, Pietro non si separa dagli altri e Maria di Magdala può presto in- tercettarlo e invitarlo a correre al sepolcro. Nel luogo della morte c’è qualcosa che non quadra. Egli corre, riprende il cammino, spinto da una testimone, arriva alla tomba e lì trova una sorpresa che ha bisogno di es- sere codificata, interpretata. La sua intelli- genza, che egli riteneva superiore, non arri- va comprendere (cf. Giovanni 20,9-10). Tor- 7 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXV - Numero 3-4 - Marzo-Aprile 2018 S p i r i t u a l i t à (8) H. U. V ON B ALTHASAR , Cordula ovverosia il caso serio , Queriniana, Brescia 19935, 24. (9) B ENEDETTO XVI, Gli apostoli e i primi discepoli di Cristo. Alle origini della Chiesa , LEV, Città del Vaticano 2007, 51-52.
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