marzo-aprile 2018

43 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXV - Numero 3-4 - Marzo-Aprile 2018 LAVORO CHIAMA, SCUOLA RISPONDE « Non scholae, sed vitae di- scimus » dicevano i latini orientando lo studio e l’ap- prendimento di nozioni e co- noscenze non tanto al sapere scolastico, ma alla vita pro- fessionale del domani, allo sviluppo delle competenze che si apprendono sui banchi di scuola per essere in seguito messe in atto nella professio- ne futura. La scuola che tende a for- mare uomini e cittadini non può trascurare la dimensione del lavoro e la proposta di esperienze didattiche di alter- nanza scuola-lavoro che la Legge 107/2015 ha messo in atto è orientata, appunto, in questa direzione. L’espressione «alternanza» ha diretto l’attenzione a svol- gere qualcosa al posto della scuola e tanti ragazzi assegna- no al progetto alternanza la dimensione di «evasione», «distrazione», mentre l’espe- rienza, inserita nel curricolo scolastico, è vera scuola per la vita, se fatta bene. Nei dibattiti politici, nei convegni, come nella recente 48° Settimana sociale di Ca- gliari, il tema del lavoro è centrale e spesso di tutto ciò restano spesso soltanto le pa- role, le indagini, le statisti- che, ma non si è ancora riu- sciti a dare un’efficace svolta ad una così grave emergenza sociale. È indicativo il titolo del re- cente libro del gesuita padre Francesco Occhetta, «Il lavoro promesso», dedicato «a chi sta cercando lavoro» in rispo- sta alla «provocazione» di Pa- pa Francesco che nell’encicli- ca Evangelii gaudium associa al lavoro quattro termini: « li- bero, creativo, partecipativo e solidale » che costituiscono le colonne portanti di un’im- palcatura capace di reggere e controbilanciare la prassi del- le raccomandazioni e delle fa- cili norme di accesso al lavoro che rimane precario, occasio- nale e incerto e crea delusioni e frustrazioni. Il lavoro come « una parola promessa, a volte tradita, spesso mal vissuta » scrive pa- dre Occhetta - della redazione de La Civiltà Cattolica – « rive- la il preciso intento di tenere insieme due tensioni: dare vo- ce ai processi in corso che stanno creando (nuovo) lavoro e imparare a formarsi, a cer- carlo e a trovarlo» . Occorre dare voce a un processo cultu- rale e politico in atto, che va guidato e accompagnato. Il progetto didattico di «al- ternanza» è pensato in questa direzione, ma spesso viene or- ganizzato e vissuto come sem- plice e formale adempimento di ore, senza produrre quei necessari apprendimenti, ca- paci di « modificare il modo di pensare, di sentire e di agire » dello studente che si affaccia al mondo del lavoro e spesso s’imbatte in prove testimonia- li di disimpegno, superficialità e carenza di professionalità. Non basta vedere il lavoro, ma condividerne le fatiche, i ritmi, le responsabilità, piani- ficare i tempi organizzativi e le regole. Osservando il mercato glo- bale si nota che l’Italia man- tiene posizioni di eccellenza nella produzione, nel mercato enogastronomico, nel settore turistico, ma si allarga il « mi- smatch », il divario tra lavoro e formazione, tra la domanda di competenze delle imprese e la preparazione dei giovani che escono dalla scuola e i posti restano vacanti (si parla di oltre 258 mila) alla faccia della disoccupazione. La nuova emergenza solleci- ta, quindi, che siano armoniz- zate «techne e theoria» così da permettere a domanda e offerta di incontrarsi natural- mente. « Dire lavoro significa pensarlo come una grande pianta che produce ossigeno. Spesso ci si preoccupa sola- mente dei frutti che tardano a germogliare, quasi mai s’inve- ste sulla cura del tronco e sul nutrimento delle sue radici ». Il lavoro è, infatti, un «atto creativo», come sostiene il giornalista padre Occhetta, «creare e ricreare, esatta- mente come ce lo racconta il libro della Genesi quando Dio crea». Le grandi sfide di oggi che lancia il progresso nella dire- zione 4.0 mettendo in atto meccanismi, ieri impensabili, d’intelligenza artificiale e di modificati rapporti macchina- lavoratore, sollecitano una competenza di base che sten- ta a decollare, perché priva di radici e di modelli. La scuola dovrebbe dare l’in- put a tutto ciò, ma spesso si li- mita alle semplici «osservazio- ni» di fatti e ambienti, senza far scattare la molla delle pos- sibili innovazioni creative e funzionali a fare meglio e con minor consumo di soldi, di tempo e di energie. La missione del sindacato oggi, il ruolo culturale del Terzo Settore, la crescita del lavoro domestico di cura, il delicato rapporto fra lavoro e ambiente, il lavoro e la digni- L o S c a f f a l e

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