marzo-aprile 2018

RIFORMA SCUOLA D’INFANZIA: IL SISTEMA INTEGRATO 0-6 UNA NUOVA SFIDA PER RINNOVARE LA «CULTURA DELL’INFANZIA» Chiara Di Prima, Dirigente Scolastico – Presidente Regionale UCIIM Sicilia L a Scuola dell’Infanzia, nonché le politi- che e i servizi educativi per la cura e l’educazione dei bambini, sono temi che, come UCIIM, ci riguardano e ci interes- sano da sempre, sia perché rappresentiamo le professionalità che operano all’interno del sistema scolastico, sia perché da più di 70 anni, per statuto e per essenza, ci occu- piamo della promozione della formazione della persona fin dai suoi primi passi. Diver- si sono stati i nostri interventi ai tavoli tec- nici Ministeriali e alla VII Commissione cul- tura alla Camera e al Senato, interventi che hanno più volte rilevato lo spazio marginale riservato dalla Legge 107/2015 alla rifles- sione politico-amministrativa e pedagogica sul ruolo fondamentale che la Scuola del- l’Infanzia assume nel percorso di istruzione- formazione di ciascun allievo. Non vi è dub- bio che una riflessione così delicata avrebbe richiesto luoghi istituzionali, spazi e dialo- ghi più ampi, piuttosto che uno spazio di le- gislazione riservato al Governo. La scuola dell’infanzia, che dà avvio al sistema scolastico vero e proprio, diventa tema centrale, insieme al servizio alla pri- ma infanzia (0-3), della delega legislativa «zero-sei». In essa il tentativo è: mettere a sistema due esperienze educative molto di- verse tra loro, ma complementari, chiamate a ripensarsi come sistema integrato fatto di «servizio» e di «scuola», con l’obiettivo di estendere in maniera diffusa l’intervento pubblico a favore dei bambini dalla nascita fino al compimento dell’età dell’obbligo. Si tratta quindi di avviare una riflessione piuttosto complessa, poiché ciascuno dei segmenti educativi, chiamati a dialogare tra loro, ha una sua forte identità ricca di sto- ria, di riferimenti pedagogici, di realizza- zioni anche molto diverse. La stessa «Raccomandazione» della Commissione Europea del 20 febbraio 2013 invita i Paesi dell’Unione Europea ad «Inve- stire nell’infanzia per spezzare il circolo vi- zioso dello svantaggio sociale». L’Ocse sostiene, a ragione, che aver fre- quentato una buona scuola dell’infanzia ac- cresce le possibilità di successo scolastico più avanti, per esempio a 15 anni, e consen- te poi un buon punteggio Pisa nelle discipli- ne fondamentali. Non è un caso che il più importante Rap- porto Ocse sulle politiche a favore dell’in- fanzia sia intitolato «Starting Strong», par- tire forte . Dunque potremmo affermare con sereni- tà che la qualità delle politiche per l’in- fanzia è strettamente connessa con la pos- sibilità di operare anche a sostegno del- l’equità e dell’inclusione sociale e di con- tribuire al raggiungimento di due fonda- mentali obiettivi delle Strategie Europee per il 2020: 1. la riduzione al di sotto del 10% dell’ab- bandono scolastico; 2. la riduzione di almeno 20 milioni di per- sone a rischio di povertà e di esclusione sociale. Il contesto Nazionale nel quale ci muo- viamo è ben delineato dai dati Istat: ri- guardo ai servizi per bambini (1) di 0-3 anni rivelano che dopo una crescita continua dal 2004-05 al 2010-11, si registra una battuta 31 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXV - Numero 3-4 - Marzo-Aprile 2018 (1) Nel testo quando si usa il termine al maschile non si vuole fare riferimento al generema indicare gli indivi- dui di ambo i sessi

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