marzo-aprile 2018

LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXV - Numero 3-4 - Marzo-Aprile 2018 24 Domanda e bisogno formativo non sono sempre la stessa cosa Nel corso degli ultimi decenni, anche nell’opinione pubblica meno curata, si è preso coscienza della trasformazione della scuola da luogo di accettazione e custodia a luogo di regolazione e istruzione e, infine, a luogo di integrazione sociale finalizzata al conseguimento di competenze rilevanti sul piano esistenziale e professionale (compe- tenze vitali). Proprio in base a questa nuova percezione molte famiglie attivano nei con- fronti della scuola una «domanda» che sem- bra avere connotazioni pedagogiche ma ri- mane incapace di entrare nello specifico dell’educabilità. A ciò ha molto contribuito la mediazione degli strumenti di comunica- zione sociale che, maggiormente protesi a suggestionare, hanno posto in ombra la funzione referenziale (dare chiare infor- mazioni). Si riflette poco sull’educabilità e, nel contempo, si colgono tutte le occa- sioni per stimolare l’affettività e l’emozio- nalità della gente comune, che ritiene di conoscere la metodologia, la didattica, i sussidi didattici, il valore professionale degli insegnanti e, non di rado, affronta i temi della formazione in modo eccessivo o distorto. Le famiglie, dunque, e con esse le istituzioni paraeducative, tendono a de- finire una «domanda formativa» che rima- ne lontana dalle coordinate propriamente educative proprio perché contiene tutto e il contrario di tutto. Si vuole una scuola a misura del figlio salvo protestare per gli interventi individualizzati, si dichiara ri- spetto per la disabilità sul piano sociale salvo evitarla su quello operativo, si de- clama la competenza eccellente salvo ad accontentarsi del risultato purché non dif- forme da quello degli altri studenti. Si crea un ibrido fra egoismi spinti e aggrega- zioni sociologistiche, che allontana il ser- vizio scolastico dalla peculiarità del «biso- gno» di ciascuno. La crescita di un ragazzo è legata in par- te a percorsi comuni, nella cui condivisione si fonda il sentimento di appartenenza al gruppo, di partecipazione, forse anche di solidarietà; dall’altra parte la «specialità» di ogni persona esige le «personalizzazioni», cioè degli adattamenti affinché un sistema generale mantenga ed esalti l’efficacia quand’è applicato al singolo. La pedagogia è la ricerca della compati- bilità tra il comune e generale e il persona- le e specifico. Non è un problema di conte- nuti e metodi, per loro natura flessibili (tut- to può essere insegnato a tutti) ma di «rela- zione», cioè di modi, tempi, ritmi in cui de- ve o può avvenire il rapporto tra la cono- scenza, anche da esperienza, e la persona del discente. «Tutto dipende da come la no- stra intelligenza anche emotiva incontra gli oggetti della conoscenza». È il discente che impone le proprie rego- le al processo formativo così com’è la per- sona che impone le condizioni nutritive ad un sistema nutrizionale generale. A parità di opportunità c’è chi ne esce bene e chi ma- le . La relazione interpersonale precede e condiziona ogni rapporto didattico (comuni- cazione, operatività, risultati). La pedagogia, che dovrebbe essere la forma del pensare dell’educatore, indivi- dua e definisce il bisogno formativo come l’insieme delle esperienze dello sviluppo e della maturazione di ciascuna personalità e, come tale, può essere notevolmente di- stinto, e forse anche in contrasto, con la domanda formativa espressa dalla fami- glia. Il problema non è nel confronto fra coloro che non si accontentano mai, e tal- volta riprovano gli alunni, e coloro che vo- gliono per i figli solo strade spianate; il nocciolo della questione coinvolge i tempi, gli stili, i valori ai quali si collega il pro- cesso formativo. Al genitore preme che il figlio «si sistemi» presto e bene, al peda- gogista e ai pedagoghi preme che il seme si sviluppi nella pianta migliore, testimoni la sua specialità nella libertà (genio persona- le) e produca effetti benefici per sé e per gli altri. Spetta all’intelligenza di ogni scuola impregnare il proprio progetto di valori ampi e positivi per la realizzazione di nuove e migliori personalità. Le varianti criteriali nella verifica dell’apprendimento Contrariamente all’uso amministrativo, in pedagogia con il termine ciclo s’identifi- ca una fase dello sviluppo denotabile per fattori, la cui variazione induce la fase di- versa, riconoscibile come differenziata dal- la precedente e dalla successiva. Il legisla- tore ha avuto particolare accortezza nel de- finire gli ordinamenti dei gradi di scolarità,

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