marzo-aprile 2018
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXV - Numero 3-4 - Marzo-Aprile 2018 18 Angela Ruotolo, Pedagogista Clinico Andria (BT) - tutor coordinatore Università degli Studi di Bari - Presidente UCIIM sezione di Andria S ono passati più di 40 anni dall’approva- zione della legge 517 del 1977, che qualificava il contesto italiano come precursore a livello internazionale della «scuola di tutti». È stata una scelta coraggiosa, da alcuni criticata, perché arrischiata, che ha co- stretto la realtà scolastica italiana a elabo- rare riflessioni, prassi e strategie operative, modelli di intervento e di collaborazione, percorsi di formazione. Negli ultimi quarant’anni sono stati com- piuti molti progressi nell’inserimento scola- stico degli alunni con disabilità. Negli anni sessanta esistevano solo le classi differenziali e le scuole speciali, ove la cosiddetta «anormalità» era di fatto ghettizzata all’interno di corsi che non ga- rantivano alcuna forma di integrazione e accrescevano, invece, il senso di marginali- tà e isolamento. Successivamente, si è compreso quanto la scuola rappresenti un sistema sociale di primaria importanza nella vita di ogni per- sona, al di là della sua specificità e/o disa- bilità: l’età evolutiva, cioè il periodo che va dai 3 ai 18 anni, è normalmente caratteriz- zato da un’elevata presenza all’interno del- l’istituzione scolastica, che pertanto diven- ta l’ambiente educativo prevalen- te, dopo la famiglia. Il concetto che ancora non è chiaro è che «scolarizzare tutti per il maggiore tempo possibile» non ha lo stesso significato di «includere». Infatti, esiste una notevole differenza tra i concetti e i sistemi di «inseri- mento», «integrazione» e infine «in- clusione». L’integrazione è, infatti, il pro- cesso con il quale la persona in dif- ficoltà viene aiutata ad adattarsi ad un contesto ordinario, mentre il concetto d’inclusione comporta che anche l’ambiente venga modificato in modo da minimizzare le difficoltà che la persona con disabilità incontra in un contesto ordinario a lei non adatto che la rende disabile. È l’inclusione che deve essere perse- guita, da intendere come un percorso che ha come finalità la maturazione di espe- rienze significative di apprendimento e di vita sociale per tutti gli alunni, con o senza disabilità. Ora, di nuovo, vi sono segnali che fanno temere il declino di quella prospettiva in- clusiva, con la deriva verso nuove forme di esclusione, di carità compassionevole, di assistenzialismo, cioè proprio l’opposto di un reale riconoscimento dei diritti fonda- mentali. Sono in forse quegli inviolabili diritti che si ritenevano definitivamente acquisiti con l’adozione della Convenzione ONU sul- la disabilità: il diritto allo studio, alla qua- lità della vita, allo sviluppo di tutte le po- tenzialità e capacità, alla cura intesa an- che come rispetto e dignità, all’autodeter- minazione, alla non discriminazione e alle pari opportunità. Il «sistema scuola» non fa eccezione. Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto... La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: essa suona per te. John Donne LAMUSICOPEDAGOGIA IN AIUTO AL BAMBINO CON DISTURBO AUTISTICO
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NTYxOTA=