marzo-aprile 2018

LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXV - Numero 3-4 - Marzo-Aprile 2018 10 forma Moratti» (Legge 53/2003) cercò di abbassare l’età di uscita dal secondo ciclo con l’introduzione dell’ingresso anticipato alla scuola primaria. Più avanti, il ministero Profumo incaricò un’altra commissione di studiare il problema, producendo un dos- sier, reso noto nel 2013, che è rimasto let- tera morta, benché convergente con quello della commissione Bertagna. Sotto il ministero Carrozza, è stata ripre- sa la sperimentazione dei licei quadriennali a partire dall’anno scolastico 2013/14, indi- rizzata però solo a due scuole «internazio- nali». Questa sperimentazione è stata poi estesa ad altri dieci scuole. In tutto, quindi, sono dodici gli istituti che hanno sperimen- tato il percorso quadriennale finora. La ministra Fedeli, con il DM 567/2017, ha deciso di ridare vigore al progetto, con una sperimentazione rivolta sia ai licei che agli istituti tecnici (i professionali vengono esclusi perché saranno riformati secondo quanto previsto dal D.Lgs. 61/2017, attuati- vo della Legge 107/2015). Il Decreto Dipartimentale n. 820 del 18 ottobre 2017 fissa le condizioni. La speri- mentazione è indirizzata a cento classi pri- me di scuole statali o paritarie, con indirizzi liceali o tecnici. «Il corso di studi dovrà ga- rantire, attraverso il ricorso alla flessibilità didattica e organizzativa consentita dall’au- tonomia scolastica, alla didattica laborato- riale e all’utilizzo di ogni risorsa professio- nale e strumentale disponibile, l’insegna- mento di tutte le discipline previste dall’in- dirizzo di studi di riferimento, entro il ter- mine del quarto anno, in modo da assicurare agli studenti il raggiungimento delle compe- tenze e degli obiettivi specifici di apprendi- mento previsti per il quinto anno di corso, nel pieno rispetto delle Indicazioni Nazionali e delle Linee Guida» (art. 1). Ogni istituzio- ne scolastica può presentare il progetto di «innovazione metodologico-didattica» per una sezione e per un solo indirizzo di studio (art. 2). Il progetto deve essere approvato dagli organi collegiali, quindi frutto di una decisione condivisa, e coerente con il pro- prio Piano Triennale dell’Offerta Formativa (art. 3). Una Commissione tecnica del MIUR valuterà e approverà i progetti pervenuti (art. 5). La sperimentazione prenderà avvio dall’anno scolastico 2018-19. Il DM 567/2017, art. 9, prevede anche la costituzione di un Comitato scientifico na- zionale, nominato dal Ministro e formato da tre esperti dei diversi percorsi di istruzione secondaria di secondo grado, che ha il com- pito di valutare l’andamento della speri- mentazione, e di redigere una relazione an- nuale sui suoi risultati. L’intento è, alla fine del primo quadriennio, di valutare i risultati per discutere di una riforma ordinamentale più generale. La scadenza per presentare le domande era stata fissata al 13 novembre 2017. Han- no presentato la loro candidatura circa 200 scuole, un numero quindi significativo ma non elevatissimo. Il ministero dichiara che la sperimenta- zione si ispira alla riforma dei cicli proposta da Berlinguer nel 2000. In realtà, il quadro è diverso. La riforma Berlinguer riorganizza- va tutto il percorso formativo, mentre la sperimentazione lo lascia immodificato nel- la sua struttura (cinque anni di primaria, tre di secondaria di primo grado, poi la secon- daria di secondo grado), quindi il progetto in sé non risponde all’esigenza di rivedere la struttura dei cicli. Può rispondere a que- sta esigenza solo in quanto contribuisce a riaprire il dibattito. Quali possono essere allora le finalità più immediate? Non si può rispondere con l’im- perativo di adeguarsi a «standard europei», perché il quadro dei sistemi scolastici euro- pei è molto vario. Sulla base dell’ultimo rapporto pubblicato da Eurydice per la Commissione Europea, i paesi Ue in cui l’uscita dal secondo ciclo è a 18 anni sono dieci: Austria, Belgio, Cipro, Francia, Gran Bretagna, Grecia, Malta, Olanda, Portogallo e Spagna; si esce invece a 19 anni in Bulga- ria, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Irlanda, Italia, Lettonia, Litua- nia, Lussemburgo, Polonia, Repubblica Ce- ca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Svezia e Ungheria (European Commission/Eurydice, The Structure of the European Education Systems 2017/18, Lussemburgo, Publica- tions Office of the European Union, 2017). Quello che conta, quindi, non è l’età di uscita dal sistema scolastico, ma la struttu-

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