marzo-aprile 2018
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXV - Numero 3-4 - Marzo-Aprile 2018 8 na a casa. Un atto di resa. Forse è la prima volta che Pietro fa silenzio. In questo silen- zio può finalmente farsi spazio la parola chiarificatrice. Chi fa silenzio ha la possibi- lità di ascoltare veramente. Riprendere il cammino tenendo chiara la meta La parola non tarda ad arrivare… Pietro e gli altri radunati insieme ricevono la visi- ta del Risorto che soffia su di loro l’alito della vita che riaccende i desideri assopiti (cf. Giovanni 20,22). Pietro non prevale su- gli altri, non emerge dal gruppo, riceve il dono e resta tranquillo. È il Risorto poi a cercarlo, mentre pesca, e gli fa fare espe- rienza di abbondanza. Se il Signore non agisce, invano l’essere umano si dà da fa- re… (cf. Salmo 128,1-2). Dopo aver rifocil- lato i suoi, il Risorto si rivolge a Pietro e avvia una terapia di straordinaria efficacia. Non si tratta solo di una semplice riabilita- zione (10). Mentre lo interroga sulla sua capacità di amare il Maestro, gli affida il suo gregge. La sua domanda non è volta a fargli sostenere un esame, ma a risvegliare il desiderio che si era assopito. Il Risorto dissotterra il desiderio di Pietro e riversa sulle ferite prodotte dalle sue paure il bal- samo della fiducia. Il cuore rivive e Pietro può riprendere il cammino tenendo chiara la meta. L’amore non è il punto di parten- za del discepolato, ma il suo auspicabile traguardo. Dare la vita non è un’ipotesi dettata dall’entusiasmo, ma il vertice di un cammino di spoliazione, investimento, silenzio, fiducia, consegna, conformazione al Maestro. È accettare la possibilità del martirio. Non è il frutto di savoir faire , ma di un lasciarsi lavorare dalla grazia, di un continuo atto di abbandono filiale. Questo cammino soltanto rende maturi. Se il chicco di grano caduto in terra non muore… (Giovanni 12,24): la via generativa L’esperienza di Simon Pietro ci insegna che rispondere alla chiamata è essenzial- mente entrare in un rapporto di verità con se stessi, cogliere la necessità di intrapren- dere tappe graduali per individuare le prio- rità e delimitare i propri confini, liberare i desideri e purificarli, cesellando quelli più durevoli e fecondi. Accogliere la propria vo- cazione è entrare in un cammino di libertà per uscire dalla tirannia dei bisogni e del proprio egocentrismo. Le parole di Gesù hanno spinto Pietro a guardarsi dentro, in profondità e in verità. Alla luce di queste parole autentiche egli deve ammettere che non è ancora capace di dare la vita, di perderla per salvarla. So- lo entrando nella Pasqua di Cristo, scopre che si può trovare la «via della vita» ( Sal- mo 16,11). Così Pietro diviene l’uomo nuo- vo che passa dal catecumenato all’illumi- nazione e grazie allo Spirito del Risorto può intraprendere il cammino dell’evange- lizzazione e pervenire al «presbiterato» cristiano, a quella maturità che lo renderà generativo e fecondo come padre nella fe- de e pastore compassionevole per molti e come martire di Cristo il cui sangue sarà seme di molti cristiani (11). La sua vita sa- rà un’ulteriore conferma che «nulla mai è divenuto fecondo, che non sia giunto alla luce della comunità dall’oscurità di una lunga solitudine» (12). S p i r i t u a l i t à (10) «Non si tratta soltanto di far vedere che Gesù ha concesso il perdono a Pietro; la scena contiene altri due dati importanti della storia di Pietro: il ministero pastorale affidatogli e la sua morte ad imitazione di Gesù. Per la sua libera bontà ed autorità il Risorto assegna un compito eminente al discepolo, che umanamente ha mancato. Gli conferma la profezia della sua morte (13,36), ma ora la presenta come un segno di distinzione: il discepolo, che ha deposto orgoglio e ostinazione, può e deve seguirlo. Il Risorto non soltanto «riabilita» Pietro, ma ne fa anche un altro uomo, costituito nel ministero e nell’imitazione personale» (R. S CHNACKENBURG , Il Vangelo di Gio- vanni , CTNT IV/3, Brescia 1981, 600).(11) Cf. T ERTULLIANO , Apologeticum 50,13. (12) H. U. V ON B ALTHASAR , Cordula ovverosia il caso serio , Queriniana, Brescia 19935, 36.
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