Marzo-Aprile-2016

gono anche chiarissimi dalla nostra coscien- za di cristiani, viventi in questo secolo di tragiche esperienze e di folli rinunce. Ove vi è senso vivo di umanità, dove, special- mente, questo senso è raffinato dalla fede cristiana, la persuasione è intima, invinci- bile, profonda. Ma la persuasione non basta: occorre operare. Così come non è sufficiente e sal- vifico sospirare; «Signore, Signore!» ove non si accompagni l’implorazione colla pra- tica attuazione della volontà del Padre che è nei cieli. Occorre che tutti facciano qual- cosa per realizzare questa convivenza più fraterna, più libera, più dignitosa e più equa. La democrazia è un ideale che il Van- gelo propone non solo alla nostra contem- plazione inattiva, ma, piuttosto, alla no- stra buona volontà di operai della vigna del Signore, perché l’attuiamo in tutti i suoi aspetti, come un elemento favorevole al- l’avvento del Regno. L’incomprensione, l’inerzia, il malinte- so, l’egoismo, il cattivo temperamento un miope amore alla tradizione non devono prevalere sul richiamo della coscienza, spe- cialmente in noi che portiamo con respon- sabilità il nome di Cristo in mezzo agli uo- mini e ci diciamo esemplificatori vivi del Suo Vangelo. Bisogna, con molto coraggio, evitare che ai vecchi errori se ne aggiunga- no dei nuovi, che riuscirebbero anche più esiziali. Maritain ha scritto che «la tragedia delle democrazie moderne è che esse non sono riuscite a realizzare la democrazia». E questo anche per la cattiva volontà e per l’inerzia dei buoni. Nel numero dell’aprile 1947 della nostra rivista «Studium» l’estensore del corsivo di fondo così ammoniva gli intellettuali cri- stiani: «la sorte della democrazia è nelle nostre mani. Che essa si salvi, non solo, ma si consolidi e si sviluppi, dipende da noi, dalla nostra fiducia, dalla nostra lungimi- ranza, dalla nostra fortezza; dal nostro spi- rito cristiano. Senza un impegno di tutti gli uomini che resistano alla tentazione del ti- more per le prove alle quali essa espone, per le incognite che comporta, per i sacrifi- ci che richiede, quella salvezza non è possi- bile. Senza la decisa volontà di tutti i cri- stiani che sentano lo sviluppo democratico coerente alle grandi idee cristiane di digni- tà umana e di fratellanza, resta aperta una breccia nella linea difensiva della democra- zia per la mancanza di uno dei suoi fermen- ti più efficaci». «Il disinteresse, lo spirito di accomodamento, la superficiale valutazione non saranno mai abbastanza condannati». l’originalità, l’insostituibilità dell’interven- to cristiano, della collaborazione cristiana nella difesa della democrazia e in questa vi- sione integrale della realtà e nell’impegno coraggioso che ne promuove la realizzazio- ne. «fiducia e collaborazione di noi, uomini e cristiani, sono troppe volte mancate ». * * * Occorre dunque non ripetere l’errore e collaborare. Ognuno nel proprio posto, se- condo le proprie forze e responsabilità. A noi, uomini di studio e di scuola è fatto ob- bligo morale di intervenire principalmente colla nostra attività educativa. Dovremo iniziare l’opera di difesa e di costruzione offrendo in noi l’esempio di educatori buo- ni, giusti, rispettosi delle persone dei no- stri discepoli, illuminati, capaci di intende- re, di guidare e di aiutare l’ansia di liber- tà, di attività e di sviluppo critico dei no- stri giovani amici. Dovremo proseguire adoperandoci a for- mare in essi quelle virtù umane e cristiane che sono il fondamento del vivere democra- tico e libero, insegnandole e facendoli in esse esercitare praticamente. Bisogna for- mare gli uomini che sono il fondamento vi- vo e stabile del modo democratico di vita. Il Papa, nel radiomessaggio citato, dopo avere riconosciuto il buono che vi è nella democrazia, volendo chiaramente indicare come per dare ad essa un saldo fondamento fosse necessario iniziare dalla formazione degli uomini, si chiedeva: «quali caratteri E d i t o r i a l e 4 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXIII - Numero 3-4 - Marzo-Aprile 2016

RkJQdWJsaXNoZXIy NTYxOTA=