Marzo-Aprile-2016
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXIII - Numero 3-4 - Marzo-Aprile 2016 44 L o S c a f f a l e scritto una società molto arti- colata e attiva nella risposta ai molteplici bisogni sociali del tempo. ambedue gli incontri hanno avuto come momento centrale la celebrazione della S. messa e le riflessioni del no- stro consulente padre t. gua- dagno S.J. per gli incontri culturali la nostra esperta d’arte prof. f. lanni ci ha accompagnato in due percorsi. Il primo, dedica- to alla scultura e pittura con- temporanea, si è articolato in due incontri: il 9 gennaio ab- biamo visitato la mostra dello scultore p. mayol; il 28 genna- io la prof. lanni ha illustrato la mostra dedicata alla pittura di m. Sironi, uno degli artisti più rappresentativi della pit- tura della prima metà del ‘900, con ampi riferimenti alla vita dell’artista e al complesso periodo storico-culturale nel quale sono maturate. Il secon- do percorso è stato dedicato alla rappresentazione della Vergine nell’arte. Il 12 maggio padre t. guadagno, cultore e autore di icone, e la prof. f. lanni hanno animato un inten- so incontro dal titolo «maria: icona ispiratrice di bellezza», nel quale abbiamo riflettuto sulla bellezza spirituale delle icone bizantine, sulla loro sto- ria e sul loro significato teolo- gico a confronto con alcuni modelli di rappresentazione della Vergine nella più «terre- na» arte occidentale. ( Maria Vittoria Cavallari ) TRIESTE «dominio»: che concetti nor- malmente associamo a questo vocabolo? Come interpretiamo il «dominio» che dio stesso as- segna all’uomo sul creato nel primo libro della genesi? È questo l’interrogativo con cui giovanni grandi ha aperto la sua conversazione «Il domi- nio e la conversione ecologica» con cui è iniziato il corso di ag- giornamento proposto dal- l’UCIIm per l’anno 2015/16. È stata anche l’occasione per of- frire una chiave di lettura della Laudato si ’ di papa francesco. Enciclica che, accolta subito con molto entusiasmo anche perché superficialmente intesa come «green», ha invece tut- t’altro spessore antropologico. ma perché partire proprio dal «dominio»? perché è dall’inter- pretazione che diamo a questo termine che si gioca il rapporto dell’uomo non solo con la na- tura, ma anche con se stesso e con il prossimo. a partire da alcuni passi del- la Summa theologiae di tom- maso, decodificando poi con finezza alcuni dettagli della «Cacciata dal paradiso terre- stre» di masolino e masaccio della cappella Brancacci, e naturalmente con una accura- ta rilettura del primo racconto della Creazione, grandi ha guidato i presenti a cogliere l’originale significato di «do- minio» ovvero di «potestas». Creato a immagine e somi- glianza di dio e cioè dotato di dotato di libero arbitrio, di capacità di scelta e padrone di ciò che fa, l’uomo è chiamato a imitare l’agire potestativum e creatore di dio stesso ovvero a porsi creativamente nel mondo e successivamente a ri- conoscere la sua azione (suo- rum operum potestatem). Così infatti opera dio che crea ( E Dio disse… ) e successivamente riconosce il suo operato come positivo ( e vide che era cosa buona .) questo l’autentico «dominio»: essere al contem- po madre (dare inizio, dare vi- ta) e padre (riconoscere, spe- rabilmente come positivo) il proprio operato senza «scarta- re» (disconoscere) nulla. ogni disconoscimento infatti crea frattura. Il peccato originale in fondo non è che questo: la prima frattura, la prima azio- ne responsabilmente compiuta ma non «riconosciuta» come buona: la scena della cappella Brancacci la rappresenta elo- quentemente: nella perdita di equilibrio e nell’introduzione del sospetto (i due non sono più alla stessa altezza e non si guardano più), nel disconosci- mento della realtà (occhi chiusi del volto del serpente che riprende quello di Eva), nella vergogna. la «conversione ecologica» cui siamo chiamati sta esatta- mente nell’opposto: introdur- re delle novità creative e prenderci carico (riconoscere) il nostro agire. ma poiché, ine- vitabilmente, avremo compiu- to anche qualcosa di negativo, sarà necessario rileggere one- stamente le nostre azioni, in- terrogare anche il male com- piuto, e cercare di ricomporre le fratture mettendoci in un attento ascolto di noi, del contesto e dei nostri senti- menti, principalmente della gioia e la tristezza, eloquenti sintomi della bontà o meno del nostro agito. In sintesi: dal «dominio» in- teso come sopraffazione e spa- droneggiamento alla «pote- stas» intesa come creatività positiva e presa in carico attra- verso una «conversione ecolo- gica» ovvero ricomposizione delle fratture e superamento della cultura dello scarto: que- sta la chiave di lettura propo- sta da grandi. percorso esigente ma affasci- nante: un cammino che ci porti ad essere non più solo «immagi- ne» di dio ma anche a lui «so- miglianti». ( Marina Del Fabbro ) V i t a d e l l ’ U n i o n e
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