Marzo-Aprile-2016

LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXIII - Numero 3-4 - Marzo-Aprile 2016 12 genti, stimano che gli europei producano tra il 20 e il 25 per cento del Pil mondia- le , mentre i loro governi destinano alla spesa sociale tra il 40 e il 50 per cento della spesa sociale mondiale ! Si tratta di un confronto decisivo, anche se viene ignorato dai critici dell’austerità. 6 . 1- Crisi della democrazia? Sulle cifre sopra citate si fonda una drammatica dichiarazione fatta il 23 feb- braio 2012 dal governatore della Banca cen- trale europea mario draghi: « Il modello so- ciale europeo non è più compatibile con l’economia globalizzata». queste parole hanno suscitato in tutti i paesi europei com- menti preoccupati. In effetti la crisi mon- diale iniziata nel 2008 non ha fatto che ac- celerare ciò che, in Europa, sarebbe comun- que accaduto : l’aumento del timore degli investitori internazionali circa la capacità di alcuni paesi (a causa soprattutto del loro modello sociale che spende più di quanto produce) di rimborsare alle scadenze la massa crescente dei loro debiti, e la conse- guente spinta a disfarsi dei titoli considerati a rischio . Si impone a questo punto una constata- zione di estrema gravità (che i commenta- tori meno legati alla politica hanno messo a fuoco a partire dall’estate del 2011), e si delinea un problema di difficile soluzio- ne: la crisi economica dell’Europa se- gnala la crisi dei sistemi democratici , che subordinano le misure per risolvere i problemi dell’economia all’approvazione di cittadini che di quei problemi ignorano la sostanza (8). 7- I vantaggi che la Germania trae dall’Unione monetaria europea, grazie anche a duri sacrifici e a scelte lungimiranti la germania trae grandissimi vantaggi dall’esistenza dell’Unione monetaria euro- pea, misurati soprattutto dall’ormai famoso « spread », cioè dalla differenza tra i tassi di interesse sui titoli di Stato a dieci anni emessi dai diversi paesi dell’Unione mone- taria e l’interesse, inferiore, applicato agli stessi titoli tedeschi. ovviamente la diffe- renza è dovuta alla fondata convinzione di una minore probabilità di fallimento della germania rispetto agli altri paesi dell’Unio- ne, e quindi di un minor rischio di perdere il capitale investito. È quindi interesse della germania evitare il fallimento dei paesi de- boli (che segnerebbe il dissolversi dell’Unio- ne), tuttavia non le conviene affatto un loro eccessivo rafforzamento, che ridurrebbe lo spread ed i vantaggi che, per essa, sono col- legati a questa differenza. Infatti le impre- se tedesche, grazie a questo divario, au- mentano la loro competitività, potendo fi- nanziarsi a tassi di interesse inferiori a quelli praticati alle imprese degli altri Pae- si . Ciò accade perché in qualsiasi paese tut- ti i tassi di interesse si muovono in paralle- lo : se cala l’interesse dei titoli di Stato, ca- la anche l’interesse dei finanziamenti che le imprese ottengono dalle banche oppure dall’emissione di proprie obbligazioni (le imprese maggiori). Inoltre questa situazione attira da tutto il mondo nelle banche tede- sche capitali di investitori che vogliono ri- durre al minimo i rischi, e quindi si accon- tentano di una remunerazione molto bassa (o addirittura nulla) dei capitali depositati, e ciò accresce ulteriormente la possibilità delle banche tedesche di finanziare le im- prese a tassi contenuti. Va tuttavia smentita l’idea, molto diffu- sa, che la superiorità economica tedesca sia dovuta soltanto ai vantaggi esaminati. In realtà, i vantaggi la germania se li è guada- gnati con grandi sacrifici e scelte lungimi- ranti : a) da sempre la germania investe più di ogni altro paese europeo nella ricerca scientifica, producendo con continuità nuo- vi brevetti (e quindi nuovi prodotti e nuovi metodi produttivi) che alimentano le sue esportazioni in tutto il mondo ; b) negli ultimi dieci anni i tedeschi hanno realizzato importanti riforme strutturali, con profonde modifiche allo Stato sociale, soprattutto mediante l’innalzamento del- (8) lo strettissimo rapporto tra la conoscenza e la democrazia viene esaminato nel lavoro citato, capitolo XV, paragrafo 57.

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