Marzo-Aprile-2016
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXIII - Numero 3-4 - Marzo-Aprile 2016 10 stessa che impedisce la formazione di un governo mondiale : i politici di qualsiasi pae- se non amano cedere parti significative del loro potere ad un potere sovrastante (5). 3- Assenza di solidarietà È molto diffusa l’accusa di assenza di so- lidarietà rivolta a un singolo paese, o a un gruppo di paesi, o all’Unione europea nel suo complesso, o a particolari istituzioni, specie (in questo periodo) in relazione al problema dei richiedenti asilo e dei migran- ti. In realtà i politici, tutti i politici di qual- siasi orientamento ideologico e di qualsiasi paese, vengono eletti con il mandato di far valere gli interessi della maggioranza dei loro elettori, e non possono tenere conto di eventuali impulsi solidaristici di minoranze che contrastino con questi interessi (se lo facessero, alle successive elezioni verrebbe- ro estromessi dal potere). Soltanto le perso- ne singole sono libere di praticare una au- tentica solidarietà disinteressata, mentre invece la solidarietà tra paesi o tra gruppi viene praticata soltanto se coincide con gli interessi. Il rapporto tra l’agire politico e la dimensione morale viene esaminato nei pa- ragrafi 16 e 16.1 (nel prossimo numero della rivista). 4- La globalizzazione e le sue conseguenze come causa originaria dell’austerità nell’Europa dell’euro la crisi economica (chiusura o dislocazio- ne all’estero di imprese e aumento della di- soccupazione) continua a farsi sentire so- prattutto in una parte dei paesi dell’area euro, manifestandosi in Italia con particola- re intensità. In questi paesi tutti i partiti politici, dall’estrema destra all’estrema si- nistra, individuano nelle regole della cosid- detta «austerità del bilancio statale», volu- ta soprattutto dalla germania e imposta dalle autorità europee ai paesi dell’eurozo- na, la causa principale (oltre naturalmente alla crisi economica mondiale) del cattivo andamento dell’economia, e chiedono mag- giore flessibilità circa il dovere di rispettare queste regole. In realtà vedremo (nel para- grafo 8) che l’austerità è necessaria per salvaguardare gli interessi di tutti i Paesi dell’euro. (anche se questa affermazione a prima vista può suscitare dubbi). per austerità si intendono i seguenti ob- blighi: 1) il deficit del bilancio annuale di cia- scun paese non deve superare il limite con- cordato ogni anno con le autorità europee (limite comunque inferiore al 3 per cento del pil) ; 2) questo deficit deve ogni anno essere ridotto fino ad azzerarlo ; 3) il debito pubblico complessivo deve essere ridotto progressivamente al di sotto del 60 per cento del pil. I paesi che non rispettano questi obblighi possono venire sanzionati con pesanti multe dalla Commissione europea. addebitare le difficoltà economiche al- l’austerità imposta dall’Europa fa natural- mente comodo ai politici dei paesi in crisi, perché nasconde le loro responsabilità per non aver fatto -e per continuare a non fare- le riforme indispensabili, ma che farebbero loro perdere voti o perdere denaro . I governi che non rispettano gli obblighi dell’austerità tentano di creare lavoro au- mentando la spesa pubblica , invece di crea- re le condizioni favorevoli all’ investimento di capitali privati, dai quali soltanto dipen- de una crescita durevole dell’economia e dell’occupazione (si veda il paragrafo 15 nel prossimo numero della rivista). questo atteggiamento è la conseguenza del generale silenzio sulle conseguenze del- la svolta, veramente storica, verificatasi nel mondo con la globalizzazione dell’econo- mia, silenzio di tutti i governi -di ogni orientamento ideologico- in tutti i paesi ric- chi e democratici dell’occidente. questa svolta, risultato di sei cause (6), consente alle industrie dei paesi occidentali di spo- (5) Su ciò si veda su internet il sesto capitolo di un lavoro sulla globalizzazione: www.uciimtorino.it > economia internazionale > globalizzazione, no global ecc. > capitolo VI. (6) tre cause sono dovute all’evoluzione della tecnica, due a scelte politiche, mentre la sesta è l’enorme cre- scita demografica dei paesi poveri del terzo mondo. Sono descritte nel lavoro citato, capitolo I, par. 1.
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