Marzo-Aprile-2013
7 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXX - Numero 3-4 - Marzo-Aprile 2013 ogni religione dovrebbe essere in grado di annunciare. L’impegno per l’ecumenismo e l’incontro dialogante tra le religioni mostra di avere un forte impatto sociale, culturale e politi- co, oltre che religioso, specie in una società con diffuse e diversificate movenze di seco- larizzazione radicale o all’opposto con dure spinte fondamentalistiche e di intolleranza religiosa. In tal senso eventi come quello di Assisi del 1986 o i periodici incontri dei di- versi gruppi religiosi, per un ripensamento degli equilibri ecologici o per la ricerca del- la giustizia e di un’etica internazionale, so- no sicuramente di grande significato cultu- rale e formativo. La testimonian- za di un comune cammino verso la verità, nel rispet- to delle diversità anche profonde, può essere già di per sé significati- va ai fini della cultura della pace e dell’educazione ad essa: e può co- stituire un model- lo operativo tra- sferibile in molte altre situazioni in cui, per lo più, predomina di fatto la logica della contrapposizione anatematizzante, seppure mascherata e velluta. La via del dialogo si impone ancora oggi, pur nella difesa giustificata e motivata dei principi etici «non negoziabili», perché a suprema difesa della persona umana e della sua inalienabile dignità. Resta comunque che, al di là dell’impe- gno teorico-veritativo, la testimonianza fat- tiva e gratuita per l’uomo e la sua dignità, per la promozione umana civile ed economi- ca «predica» ed educa alla pace, più di tan- te altre azione educative formali. Conclusione Nell’Omelia di Papa Benedetto XVI del 1° gennaio 2012, spiegando ai fedeli, in san Pietro, perché aveva scelto come tema «Educare i giovani alla giustizia e alla pa- ce», fece notare: «I ragazzi e le ragazze di oggi crescono in un mondo che è diventa- to, per così dire, più piccolo, dove i con- tatti tra le differenti culture e tradizioni, anche se non sempre diretti, sono costan- ti. Per loro, oggi più che mai, è indispen- sabile imparare il valore e il metodo della convivenza pacifica, del rispetto recipro- co, del dialogo e della comprensione. I giovani sono per loro natura aperti a que- sti atteggiamenti, ma proprio la realtà so- ciale in cui crescono può portarli a pensa- re e ad agire in modo opposto, persino in- tollerante e violento. Solo una solida edu- cazione della loro coscienza può metterli al riparo da questi rischi e renderli capaci di lottare sempre e soltanto contando sul- la forza della verità e del bene. Questa educazione parte dalla famiglia e si svilup- pa nella scuola e nelle altre esperienze formative. Si tratta essenzialmente di aiu- tare i bambini, i ragazzi, gli adolescenti, a sviluppare una personalità che unisca un profondo senso della giustizia con il rispet- to dell’altro, con la capacità di affrontare i conflitti senza prepotenza, con la forza interiore di testimoniare il bene, anche quando costa sacrificio, con il perdono e la riconciliazione. Così potranno diventare uomini e donne veramente pacifici e co- struttori di pace» (1). * * * Questo rientra certamente nei pensieri e nell’azione dell’UCIIM. Con stima. Don Carlo S p i r i t u a l i t à (1) per il testo dell’Omelia: http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/homilies/2012/documents/hf_ben- xvi_hom_20120101_world-day-peace_it.html
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