Marzo-Aprile-2013
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXX - Numero 3-4 - Marzo-Aprile 2013 6 1) un’educazione che sviluppi il senso critico nei confronti del modello di sviluppo sociale (e il suo fondamentale economici- smo, consumismo, materialismo, efficienti- smo…); 2) un’educazione che sviluppi in senso positivo le ambivalenti tendenze culturali del nostro tempo (avere e essere, produrre e agire, fede e tolleranza, mercato e biso- gni, libertà e solidarietà, pubblico e priva- to, mondiale e locale, cultura e culture, im- manenza e trascendenza, …); 3) un’educazione che educhi alla verità sull’uomo : «Bisogna riaffermarlo con for- za: una vera pace non è possibile se non si promuove, a tutti i livelli, il riconoscimen- to della dignità della persona umana, of- frendo ad ogni individuo la possibilità di vi- vere in conformità con questa dignità; […] ogni essere umano è persona, cioè una na- tura dotata di intelligenza e di volontà li- bera; e quindi è soggetto di diritti e di do- veri che scaturiscono immediatamente e simultaneamente dalla sua stessa natura; diritti e doveri che sono perciò universali, inviolabili, inalienabili […]. Educare a que- sta verità è una delle più feconde e dure- voli vie per affermare il valore della pace» (Messaggio per la giornata della pace del 1995, al n.1, che a sua volta si rifà alla Pa- cem in Terris , n. 5). Un secondo livello a cui occorre rivolger- si è quello teso al consolidamento della struttura personale , in modo da essere per- sone di pace, costruttori di pace. 1) anzitutto sostenendo il formarsi di una buona identità personale per essere perso- ne capaci di consapevolezza, di pensiero critico, di lettura pacata e severa della re- altà presente, ma pure di apertura dialogica agli altri e al futuro, grazie a una radicale fiducia nelle potenzialità di bene che ogni uomo ha come «dotazione ontologica»; 2) in secondo luogo favorendo il costi- tuirsi e il consolidarsi di alcuni atteggia- menti fondamentali e, per così dire, «bi- lanciati» , quali: a) una buona coscienza del proprio limite, ma anche della propria forza ideale, etica, personale; b) una ra- gionata coscienza della storia e dei limiti reali, ma anche delle spinte di liberazione e di «utopia» trascendente, presenti nel- l’uomo di ogni tempo e nel nostro oggi; c) un forte senso di rispetto degli altri e delle leggi, ma anche di impegno di tutela, dife- sa e promozione della coscienza interiore, delle libertà delle persone, dei gruppi so- ciali, delle comunità particolari; d) discre- te attitudini di riflessione e di ricerca per- sonale, ma anche di discussione, di con- fronto, di dialogo interpersonale, di grup- po, assembleare; e) comprovate qualità personali di calma, di autocontrollo, di mi- tezza, ma anche di decisione, di coraggio, di fortezza; f) radicate abitudini di interio- rità, di silenzio, di ascolto e di solitudine, ma anche di buona relazione, di espressivi- tà comunicativa, di vicinanza, di condivi- sione e di compartecipazione; g) buone do- si di spirito di sacrificio e capacità di impe- gno fattivo, di cooperazione e di tensione per l’oltre, l’ulteriore, il di più, il meglio, ma anche capacità di saper gioire e godere interiormente e con gli altri, interperso- nalmente e comunitariamente. La testimonianza ecclesiale Le motivazioni religiose all’impegno per la pace sono sempre state e sono presenti nella coscienza di molti giovani ed adulti credenti che si impegnano per la pace, ac- canto alle motivazioni laiche che sostengo- no l’impegno dei non credenti. Ma la Chiesa e le Chiese hanno una gran- de responsabilità in questo settore. Per es- sere un punto di riferimento sicuro nel- l’educazione alla pace, occorrerà che dimo- strino con i fatti al loro interno che si crede e si attuano i diritti umani e che si tengono in conto nella prassi ordinaria i principi pa- cifici e non violenti. La presenza di contrad- dizioni e di meta-messaggi di altro spirito, nelle relazioni e nelle dinamiche interne ec- clesiali, renderebbe poco credibile il mes- saggio universalistico e di fratellanza che S p i r i t u a l i t à
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