Marzo-Aprile-2013
5 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXX - Numero 3-4 - Marzo-Aprile 2013 grato dalla carità e posto in atto nella li- bertà». Un secondo riferimento fondamentale è quello relativo all’attuazione del bene co- mune , a cui «tutti gli esseri umani e tutti i corpi intermedi sono tenuti a portare il loro specifico contributo» – come del resto dice anche l’art. 4 della nostra Costituzione – «nella debita forma e nell’ambito della pro- pria competenza» (n. 32). In connessione con il bene comune da at- tuare è posta l’esigenza «che i poteri pub- blici contribuiscano positivamente alla creazione di un ambiente umano nel quale a tutti i membri del corpo sociale sia reso possibile e facilitato l’effettivo esercizio degli accennati diritti, come pure l’adempi- mento dei rispettivi doveri» (n. 38). Un terzo è quello che indica il diritto/dovere della partecipazione dei cit- tadini alla vita pubblica . Si afferma: «È un’esigenza della loro dignità di persone che gli esseri umani prendano parte attiva alla vita pubblica, anche se le forme con cui vi partecipano sono necessariamente legate al grado di maturità umana raggiunto dalla comunità politica di cui sono membri e in cui operano» (n. 44). Educazione alla pace in prospettiva cristiana Nel Messaggio per la giornata mondiale del 2004, papa Giovanni Paolo II ribadisce la motivazione «cristiana» ad interessarsi del- la pace e dell’educazione ad essa, già espressa nel Messaggio di Paolo VI per la prima Giornata della pace (1968). Egli la ri- prende quasi alla lettera: «l’impegno di educare noi stessi e gli altri alla pace lo sentiamo come appartenente al genio stes- so della nostra religione. Per il cristiano, in- fatti, proclamare la pace è annunziare Cri- sto che è «la nostra pace» ( Ef 2, 14), è an- nunziare il suo Vangelo, che è «Vangelo del- la pace» ( Ef 6, 15), è chiamare tutti alla beatitudine di essere «artefici di pace» (cfr Mt 5, 9)». Ma pensare alla educazione religiosa co- me strategia di educazione alla pace non è assolutamente scontato sia in concreto sia in teoria, a motivo dell’ambivalenza della religione. Da sempre la religione ha suscitato que- stioni, ha creato divisioni, ha dato luogo a lotte intestine, ha sostenuto le parti in guerra, è stata presa a giustificazione per fomentare il razzismo o per opprimere mi- noranze. E tuttavia ha anche stimolato spe- ranze di liberazione e di pienezza di realiz- zazione umana. Parimenti anche a livello educativo, la religione è stata spesso tacciata di essere fonte e causa di indottrinamento, di sogge- zione psicologica, di malattia mentale, di patologia psichica e di disagio esistenziale. Tuttavia può essere o diventare una risorsa formativa e dalle molteplici potenzialità e valenze. In tal senso diventa fondamentale la «qualità» dell’impegno educativo che si mette in atto. Si prova a dare alcune indi- cazioni in proposito. Una educazione religiosa alla pace ha da stimolare prioritariamente la formazione di una mentalità e di una cultura di pace, ispi- randosi a quella funzione critico-profetica che la religione può avere nei confronti del- le culture e dei modi storici dei popoli. Tale formazione va in tre direzioni: S p i r i t u a l i t à
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