Marzo-Aprile-2013
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXX - Numero 3-4 - Marzo-Aprile 2013 38 re descritta come una struttura costituita da cinque coppie di variabili che rappresen- tano le scelte tra orientamenti alternativi di valore: 1) affettività e neutralità affetti- va, 2) orientamento rivolto al collettivo e orientamento rivolto a sé, 3) particolarismo e universalismo, 4) accettazione incondizio- nata della persona e accettazione della per- sona condizionata dalla prestazione, 5) dif- fusività e specificità. Per esemplificare, se il dirigente si rapporta con i docenti del suo liceo come l’esperto professionista ci trove- remo di fronte ad una neutralità affettiva , («professoressa i suoi problemi personali li lasci fuori dal cancello esterno del nostro istituto»); se la relazione instaurata si fon- da sull’accoglienza e sulla solidarietà avre- mo una relazione affettiva che si riverbera soprattutto nella didattica e nel rapporto con gli alunni . Se il dirigente lavora con i suoi docenti e si fa carico delle situazioni più complesse e difficili segnalati dal coor- dinatore del consiglio di classe o considera il Collegio dei Docenti il Sole della scuola, il vero motore della didattica, l’agorà del dia- logo, avremo un orientamento rivolto al collettivo; se è necessario per il dirigente ‘mantenere le distanze’ affinché gli interes- si o le preoccupazioni professionali riman- gano non compromessi, l’orientamento del dirigente è rivolto a sé. S e ai docenti il diri- gente riserva lo stesso trattamento in ot- temperanza a regolamenti uniformi, avremo una relazione sociale universale; se invece effettua una ricognizione delle risorse uma- ne e si rapporta con i docenti rispettando la loro professionalità, individualità ed inclina- zione ci troveremo di fronte ad una relazio- ne sociale particolare. Se il docente sa di scolastica, ove tutti cooperano al raggiungi- mento delle finalità specifiche della scuola. Il dirigente empatico «diviene “vicario”, quando sceglie di assumere in prima perso- na un’iniziativa, a proposito della concreta crescita dell’altro, e in ragione del fatto che se ne attesta responsabile. Egli è “vica- rio”, poi, nel senso che l’ideale pratico as- siologicamente positivo che propone, anche solo come un invito, di fatto implica che lui stesso in prima persona si sta facendo “ rap- presentante” della comunità storica, alla quale concretamente o idealmente appar- tiene, e all’interno della quale l’ideale pro- posto trova il suo adeguato contesto signifi- cante. Ancora, è “vicario”, nel senso che, con la sua iniziativa e la sua proposta, egli stesso in prima persona ha scelto di assume- re la parte dell’altro: è coinvolto empatica- mente, perché vuole condividere la concre- ta prospettiva e il ruolo che è proprio del- l’altro in quanto altro ; ed intendere, per quanto gli sia possibile, l’universo personale come a lui appare, per quello che è e per quello che può essere» (16). Condizioni per costruire comunità scolastiche Il possesso pieno dello spirito di discerni- mento e della virtù dell’empatia inducono il dirigente scolastico nel processo di autova- lutazione a tenere costantemente presente la fondamentale distinzione del sociologo tedesco Ferdinand Tönnies tra Comunità e Società (17) per descrivere i tipi diversi di relazione sociale, valevoli anche nella ge- stione delle istituzioni scolastiche. Sostiene Tönnies che ogni relazione sociale può esse- (16) Ibidem pag. 169. Per un ulteriore approfondimento dell’ empatia autentica e dell’ intenzionalità vicariante si veda dello stesso autore Per una pedagogia dell’empatia, Milano, Vita e Pensiero, 2005, pp. 166-180 e 188- 191. (17) Nell’opera Comunità e Società (Gemeinschaft und Gesellschaft, 1887) egli individua due forme diverse di organizzazione sociale: la comunità (Gemeinschaft) e la società (Gesellschaft). Mentre la forma comunitaria, fondata sul sentimento di appartenenza e sulla partecipazione spontanea, predomina in epoca pre-industriale, la forma societaria, basata sulla razionalità e sullo scambio, domina nella moderna società industriale; Tönnies vede questi due tipi (Normaltypen) di organizzazione sociale come contrapposti. Per comprendere efficace- mente la distinzione che intercorre tra i due concetti è utile riferirsi ad una celebre frase utilizzata dallo stesso autore nell’opera «Comunità e società»: « La teoria della società riguarda una costruzione artificiale, un ag- gregato di esseri umani che solo superficialmente assomiglia alla comunità, nella misura in cui anche in essa gli individui vivono pacificamente gli uni accanto agli altri. Però, mentre nella comunità gli esseri umani re- stano essenzialmente uniti nonostante i fattori che li separano, nella società restano essenzialmente separati nonostante i fattori che li uniscono », (da Wikipedia.org).
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NTYxOTA=