Marzo-Aprile-2013
37 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXX - Numero 3-4 - Marzo-Aprile 2013 cative con cui egli comunica o personalmen- te o collegialmente (collegio dei docenti, consigli di classe, assemblee dei discenti e dei genitori) e nel rapporto con le opere e i « segni» della cultura; si tratta di un proces- so universale e necessario perché ogni uomo è definito dal bisogno fondamentale di at- tribuire un significato all’esistenza. Se il di- rigente scolastico instaura una relazione autenticamente dialogica , attiva l’intelli- genza veritativa e la sensibilità etica dei soggetti con cui entra in relazione, dispo- nendoli a cogliere gli elementi significativi della loro azione professionale ed in ultima istanza della loro stessa esistenza; ne po- tenzia le « componenti narrative autobio- grafiche» , consente loro di risignificare , in un più vasto orizzonte di senso, i significati vissuti e il loro stesso dialogo interiore, a partire dal quale già da sempre egli li ha in- tesi. In tal modo il soggetto empatizzato ve- de il suo sé riflesso nello stesso sguardo empatico e «nell’amor pensoso» del proprio dirigente (11). Il dirigente che abbia acuta sensibilità pedagogica sa perfettamente che la conoscenza, se non tocca pure il suo cuo- re, è destinata a restare qualcosa d’estrin- seco alla persona e il valore inefficace: l’in- telligenza infatti diviene atto spirituale se è insieme vedere e amare; egli sa che la pras- si comunicativa, posta in atto nei confronti dei suoi docenti e dei suoi collaboratori, è sempre insieme « mistero d’affetti»; di con- seguenza l’efficacia della sua azione diri- genziale è affidata all’empatia, che è la condizione che favorisce l’interiorizzazione del valore testimoniato e proposto dal diri- gente come modo di abitare il mondo o stile di vita (12). L’analisi del processo fenomenologico della valutazione e dell’auto valutazione non può né deve prescindere dalla negazio- ne dell’ ordo amoris , cioè dell’odio ed in particolare del ressentiment, che sta a fon- damento delle discordie all’interno della vi- ta scolastica. Ritengo che il risentimento venga trascurato nelle tassonomie valutati- ve, forse perché non lo si valuta come dato oggettivo, e pur tuttavia esso è e rimane la prima causa, ancorché non l’unica, delle di- scordie nell’ambito delle comunità scolasti- che, con la conseguenza di porre sempre nelle relazioni dell’ambito lavorativo o pro- fessionale l’enfasi sulle regole e le norme contrattuali, invece che su relazioni empa- tiche regolate dallo spirito di discernimen- to. Max Scheler intende il risentimento co- me causa del sovvertimento dell’autentico ordo amoris: esso porta a turbare quel cor- retto « ordine del cuore » che rende possibi- le una chiara ed oggettiva comprensione dell’universo assiologico (13). Sostiene Scheler che «l’odio rappresenta sempre e ovunque una rivolta del nostro cuore e del- la nostra vita emotiva contro una violazione dell’ordo amoris – e ciò vale sia nel caso che si tratti del silenzioso moto d’odio sca- turito dal cuore di un singolo sia nel caso che, nel contesto di violente rivoluzioni, l’odio si estenda sulla terra come fenomeno di massa e venga rivolto contro le classi do- minanti. Il presupposto dell’odio dell’uomo è che egli veda il portatore di ciò che è ge- neralmente considerato un disvalore pren- dere o pretendere il posto che – nell’ordine oggettivo assegnato alle cose in base all’or- dine stesso in cui si trovano gli aspetti che in esse sono degni di essere amati – spette- rebbe al portatore del valore » (14). Pertanto superare l’atmosfera negativa creata dal ressentiment e ripristinare l’ ordo amoris nel cuore di tutti i soggetti che ope- rano nella comunità scolastica è il compito specifico ed encomiabile del dirigente sco- lastico inteso come il vero portatore del va- lore , colui che dotato dell’ intenzionalità vi- cariante (15) conduce il suo istituto verso l’ideale della perfezione della comunità (11) Cfr. ibidem pag. 265. (12) Cfr. A NTONIO B ELLINGRERI , S cienza dell’amor pensoso, saggi di pedagogia fondamentale , Milano, Vita e Pensie- ro, 2007, pag. 200. (13) Cfr. M AX S CHELER op. cit. nota 29, pag. 130, commento del curatore Edoardo Simonotti. (14) Cfr. M AX S CHELER op. cit. pag. 103. (15) Il termine intenzionalità vicariante è del professor Antonio Bellingreri, mediato dalla definizione che Heinz Kohut nel testo La ricerca del sé dà all’empatia definita un’ introspezione vicariante. Cfr. A. Bellingreri, S cienza dell’amor pensoso, saggi di pedagogia fondamentale, op. cit. pag. 168.
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