Marzo-Aprile-2013
35 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXX - Numero 3-4 - Marzo-Aprile 2013 ulteriori contrasti, crea diffidenza nei rap- porti tra le persone, distoglie dagli obiettivi propri dell’istituzione scolastica, corrode lo spirito di solidarietà e rende l’istituzione in- difesa da attacchi ideologici esterni: Città abbattuta e priva di mura, tale è l’uomo che non fa tutto con discernimento (2) . Sia- mo tutti testimoni di come le nostre istitu- zioni scolastiche siano campo di battaglia di opposte ideologie, estranee ai valori propri della scuola e appaiono come città indifese senza mura e bastioni. « Il vero discernimen- to non proviene se non da una umiltà ve- ra », scrive Cassiano; l’autentico processo di autovalutazione ha il suo inizio con un vero atto di umiltà, riconoscendo che si sta ef- fettuando un servizio, e che colui che pre- siede è il primo dei servitori, servitori non dello stato (espressione che alla mia sensi- bilità suona odiosa), bensì delle persone con cui quotidianamente si è in contatto, e con l’intera comunità scolastica, ivi compresi i genitori, che sono e rimangono i primi edu- catori e verso i quali noi ci poniamo come collaboratori. Mi consentirà il paziente lettore se fac- cio presente che termini come «discerni- mento», «umiltà», «sobrietà» «spirito di servizio», ed affermazioni di tal genere, non le troveremo mai nella legislazione sco- lastica, né nel codice di comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni e neanche nelle norme stesse sulla valuta- zione del sistema educativo di istruzione e di formazione previste dal decreto legislati- vo del 19 novembre 2004, n. 286. Le norme e i regolamenti della scuola usano un lin- guaggio giuridico, non penetrano nell’ani- ma, mentre la valutazione e soprattutto l’autovalutazione ci proietta nel campo del- lo spirito, ove ci si esprime con i termini della morale o della religione. È singolare anche il fatto che nelle enciclopedie peda- gogiche o filosofiche non troviamo il lemma « discernimento » o il lemma « sobrietà », ep- pure se al dirigente mancasse lo spirito di discernimento, o la sobrietà nell’agire, l’istituzione scolastica stessa ne soffrireb- be. Conclude il suo discorso Cassiano con questa esortazione: « Con tutte le forze, dunque, e con ogni zelo, dobbiamo procura- re di avere in noi l’eccellente carisma del discernimento: esso saprà custodirci immu- ni da ogni eccesso ». Distinta dal discernimento è la virtù dell’ empatia , che è la capacità di una per- sona di comprendere in modo immediato i pensieri e gli stati d’animo di un’altra per- sona; siamo di fronte, in effetti, ad un biso- gno di riconoscimento, bisogno costitutivo e primario della persona . «Si tratta, per un verso, del bisogno, per essere, di venire ri- conosciuti nell’essere : conoscere sempre di nuovo d’essere voluti, accolti e amati da qualcuno per il quale siamo i prediletti . Per un altro verso, si tratta del bisogno, per es- sere, di esistere con un significato , condi- zione essenziale perché si dia una vita per- sonale di buona qualità umana , segnata da umana dignità » (3). Il nostro tempo, segna- to dal mito della tecnologia e dell’efficien- za, dal primato del rispetto delle leggi, del- le regole e dei contratti, sente come estra- nee parole come « sentirsi prediletti » o « esistere con un significato », eppure ogni istituzione scolastica dovrebbe essere il luo- go ideale per imparare a vivere e a realiz- zarsi come persone uniche, il luogo della formazione di « microcomunità empatiche , di mondi ricchi d’amorevolezza e di spiri- tualità, in cui ogni soggetto diviene una ri- sorsa per quanti sanno accogliere l’originali- tà della sua prospettiva sul reale e avverto- no la necessità di integrarla con la propria» (4). Ritengo, pertanto, che un indicatore essenziale per l’autovalutazione del diri- gente scolastico sia l’avere acquisito una autentica personalità empatica . «L’empatia rende possibile un determinato processo di strutturazione della personalità; e favorisce uno stile esistenziale, un certo modo di abi- tare umanamente il mondo, il cui tratto es- senziale sembra la leggerezza . L’uomo em- patico vive, normalmente, una buona quali- (2) Libro dei proverbi, 31,4. (3) Antonio Bellingreri, La cura dell’anima, profili di una pedagogia del sé , Milano, Vita e Pensiero, 2010 pag. 14. (4) Ibidem pp. 40.
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