Marzo-Aprile-2013

9 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXX - Numero 3-4 - Marzo-Aprile 2013 l’orizzonte dell’educare e la loro possibile soluzione. Il terzo paragrafo entra nel vivo della re- lazione tra docente e discente, foriera di questioni sospese tra autoconsapevolezza dell’insegnante e aspettativa di crescita dello studente; individua nelle nuove pro- spettive istituzionali, indicate dall’introdu- zione dell’insegnamento di «Cittadinanza e Costituzione» nella scuola, l’ambito nel quale formare ai valori comuni da vivere nel quotidiano; il tessuto connettivo nel quale far maturare i sentimenti della solidarietà e della appartenenza; il piano di crescita dei legami che identificano la persona nella co- munità vicina e lontana, tanto nella tradi- zione quanto nel cambiamento; il progetto di partecipazione attiva al superamento della crisi , come concreta risposta alla ri- cerca dell’ oltre . La crisi della scuola e il carattere spirituale dell’educazione Delle molte crisi di cui siamo protagonisti attivi e passivi, abbiamo scelti di parlare di una crisi specifica che riguarda in modo particolare la scuola secondaria. Stando ad alcune recenti ricerche pedagogiche i segni distintivi del problema possono essere rin- venuti: - nella fragilità della comunicazione si- gnificativa tra docente e discente; - nella carenza della formazione al pen- siero critico dei giovani; - nella debolezza del concetto di educazione. I sostantivi anteposti alla comunicazione, alla formazione, all’educazione mostrano la problematicità presente nel processo edu- cativo. Non si mette in discussione il fatto che nella scuola si sia pienamente convinti dell’importanza di impostare la relazione tra chi insegna e chi apprende su un piano di comunicazione. Senza la comunicazione, verbale e non verbale, non è possibile stabi- lire una linea di continuità tra generazioni che si incontrano e si scontrano. Tuttavia, l’atto del comunicare non si esaurisce a li- vello tecnico, è invece indispensabile dare valore e qualità alla comunicazione affinché si elevi a quello stato di significatività che la rende anche efficace. Di qui la distinzio- ne tra una comunicazione formale, tecnolo- gicamente preparata, ed una comunicazio- ne sostanziale, umanisticamente orientata. Non siamo di fronte ad una scelta alternati- va che elimina uno dei due termini. Siamo invece consapevoli che ambedue le dimen- sioni debbano far parte dell’universo forma- tivo del docente e del discente in modo da guidare verso obiettivi di preparazione dei giovani al pensiero critico, con la cura e l’attenzione degli adulti. Anche il passaggio attraverso il social network costituisce un percorso utile per discutere e aprire il con- fronto su tematiche di grande attualità che il docente non può ignorare, senza destare un senso di insoddisfazione nei ragazzi e nei giovani. La classificazione classica, tra co- municazione verbale e comunicazione non verbale, trova una integrazione congeniale nella espressione multimediale nella quale la parola si produce, si scambia, si legge, si accetta, si rifiuta. Parlando allora di fragili- tà della comunicazione significativa tra do- cente e discente ci riferiamo alla necessità di rafforzare la capacità di comunicare in classe lezioni e contenuti che incidano sulla maturazione di persone adulte e responsa- bili. Si comprende quindi come l’interazio- ne tra la comunicazione, la formazione, l’educazione sia da curare in modo da co- struire un percorso nel quale il significato della prima, la comunicazione, si valorizza nella seconda, la formazione, e trova la sua giustificazione sostanziale nella terza, l’educazione. Riassumendo, possiamo dire che nella scuola comunicare significa for- mare secondo una idea di educazione rile- vante per tutti. Se invece ognuno di questi processi, del comunicare, del formare, dell’educare, è abbandonato a se stesso, senza che si lavori sulla loro interazione orientata alla meta da raggiungere, deter- minata nell’imperativo categorico dell’ io devo educarmi , nasce una crisi di significato che impoverisce tanto l’insegnamento quanto l’apprendimento. C’è da chiedersi se ci stiamo allontanan- do dal paradigma della formazione intesa come processo interiore di sviluppo che dal- l’interno muove verso l’esterno e abbraccia il mondo intero, l’umanità. Eppure proprio questo carattere spirituale dell’educazione

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