Marzo 2020
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXVII - Numero 3 - Marzo 2020 X ché i mercati internalizzano il cambiamen- to di scenario in senso negativo, l’aumento dell’incertezza complessiva e, in generale, l’aumento del rischio dei titoli italiani. Per- tanto il virus ha già un impatto sulle nostre finanze pubbliche attraverso l’aumento della spesa per interessi, dato l’elevato stock di debito. Le regole dei trattati e degli accordi intergovernativi dell’Unione europea hanno ampi spazi per tale «flessibilità». Il vincolo vero è il nostro debito pubblico. D’altra par- te, un aumento della spesa di parte corrente non può che provocare allarme dei mercati sulla sostenibilità del nostro debito. Un in- cremento del rapporto debito/Pil può essere accettato dai mercati solo se accompagnato da una ristrutturazione della nostra spesa pubblica che preveda una riduzione di quel- la poco produttiva di parte corrente ed una espansione significativa di quella per investi- menti. In breve, il coronavirus ci impone di fare i conti con la nostra politica di finanza pubblica. La capacità di intervento del governo attraverso politiche fiscali espansive è con- dizionata anche dall’ulteriore erosione di risorse pubbliche impiegate in passato in politiche tipicamente elettorali che non solo non aiutano l’economia, ma riducono ulte- riormente la nostra capacità di intervento sui problemi reali, quando serve. A questo riguardo è sufficiente il confronto tra i 50 miliardi di euro stanziati dal governo italia- no a fronte dei 500 miliardi della Germania e del Giappone, dei 340 miliardi di sterline del Regno Unito e dei 2000 miliardi di dollari degli Stati Uniti. Le conseguenze economiche del Corona- virus, prevedibili da settimane, iniziano così a profilarsi e rendono una reazione coordina- ta europea ancora più urgente. Il Paese sta già viaggiando dentro la quarta grave reces- sione in poco più di un decennio, questa vol- ta innescata dallo shock dell’epidemia. Gli effetti del «contenimento forzoso» dei mo- vimenti del 25% della popolazione italiana, più il crollo dei mercati finanziari di questi ultimi giorni e l’avanzare del coronavirus in Germania, in Francia e negli Stati Uniti po- trebbero far sì che la contrazione del prodot- to lordo (Pil) in Italia superi nettamente l’1% quest’anno previsto dalla Banca d’Italia. no: (i) la perdita di entrate e aumenti di spe- sa automatici causati dalla recessione sono consentiti fino a un deficit del 3% del Pil; (ii) aumenti di deficit relativi ai costi diret- ti di eventi avversi (quali catastrofi naturali o epidemia) sono accettati; (iii) altre azioni discrezionali di sostegno all’economia sono consentiti in presenza di una recessione che colpisca l’intera Unione. Tuttavia, come ha recentemente osserva- to Barry Eichengreen, le misure appropriate invocate dal G7 all’inizio di marzo, e cioè di usare tutti gli strumenti appropriati a con- tenere la minaccia posta dal Covid-19, non tengono conto del fatto che questa crisi è diversa da quella finanziaria internazionale dei mutui subprime . Non si tratta tanto del fatto che gli spazi di manovra della politica monetaria sono limitati dai tassi di interesse prossimi allo zero o del fatto che una politi- ca fiscale espansiva possa essere ostacolata dall’ortodossia dei «falchi» nei confronti dei paesi maggiormente indebitati o favorire i paesi stranieri attraverso le importazioni. Il vero problema è che questa crisi minaccia innanzitutto la salute e la fiducia di impren- ditori e consumatori che sono meno sensibili alle politiche anticongiunturali. Ma nono- stante questa consapevolezza queste misure vanno prese a cominciare da una politica fi- scale espansiva. Le disfunzioni dell’economia italiana e le misure di politica economica L’Italia, che era già in recessione nel quarto trimestre del 2019, si trova quindi a dover affrontare questa situazione da una posizione di debolezza. Le peculiarità nega- tive dell’economia italiana sono il dualismo territoriale, la stagnazione dovuta alla man- cata crescita della produttività, la dimensio- ne anomala del rapporto debito pubblico/Pil dovuta soprattutto a mezzo secolo di mal- governo dell’economia (illusione finanziaria e fiscale) e, in parte del sistema sanitario nazionale dove non sono stati rimpiazzati 10.000 medici e 25.000 infermieri andati in pensione. Lo spread con i titoli tedeschi è salito immediatamente dopo l’accertamento dei focolai nel nord del paese, e questo per-
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