Marzo 2020

LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXVII - Numero 3 - Marzo 2020 VIII che l’effetto negativo sul Pil europeo sareb- be dell’1,6% nel primo anno (di cui due terzi dovuti a shock dell’offerta) e dello 0,5% nel secondo e terzo anno. Una parte della caduta del Pil verrebbe quindi recuperata abbastan- za velocemente, anche se il Pil convergereb- be comunque a un livello leggermente infe- riore a quello previsto prima della pandemia (a causa della riduzione permanente dell’of- ferta di lavoro, come detto in precedenza). In questo contesto, i paesi del Mediterraneo (soprattutto Spagna, Italia e Grecia) subi- rebbero un danno economico peggiore per- ché maggiormente dipendenti dal turi- smo. Se poi si consi- derassero shock dal lato della domanda più forti, dell’ordi- ne di grandezza di quelli ipotizzati nel report CBO per gli USA, il crollo del Pil europeo sarebbe del 3,3% nel primo anno. Quali conclusioni possiamo trarre? In generale, si possono trarre le seguenti con- clusioni: 1. La portata dell’impatto economico di una pandemia dipende fortemente dalle ipo- tesi sulla gravità del contagio: una pande- mia «mite», simile a quella di Hong Kong del 1968-69, avrebbe un effetto contenu- to sul Pil mondiale, tipicamente inferiore all’1% annuo, mentre una pandemia «mo- derata», simile all’Asiatica del 1957, po- trebbe produrre effetti anche nell’ordine del 5-8% annuo, come ora prevede anche la BCE. 2. Tutti gli effetti economici stimati, per quanto forti, sono soprattutto di breve periodo, che tendono a risolversi quasi completamente nel giro di un anno o poco più. Nel medio periodo il Pil tende ad es- sere solo di poco inferiore al livello che avrebbe raggiunto in assenza della pande- mia, soprattutto se le perdite umane sono contenute. 3. Nel breve periodo, un virus molto conta- gioso ma poco letale è più dannoso per l’economia di un virus molto letale ma domanda a determinare l’effetto molto ne- gativo del primo anno. Altri studi hanno invece simulato gli ef- fetti sull’economia di alcune macroaree: Nel 2008, per esempio, Keogh-Brown et al. hanno valutato gli effetti sulle principali economie europee di una pandemia con ca- ratteristiche simili a quelle del 1957 e del 1968-69 (quindi poco letale). Nello scenario base l’effetto sul Pil è abbastanza contenu- to, attorno allo 0,4-0,5%, e i consumi del- le famiglie diminuiscono dell’1%. Tuttavia, questi effetti vengono notevolmente ampli- ficati se si ipotizza che, per limitare la diffusione del virus, il governo di ciascun paese ordi- ni la chiusura delle scuole per quattro settimane: in que- sto caso, ipotizzan- do che circa il 14% dei lavoratori sia costretto a stare a casa per prendersi cura dei propri figli, l’effetto negativo sul Pil lieviterebbe fino al 5-8% a seconda del paese considerato, men- tre i consumi scenderebbero del 9-11%. Un report del Congressional Budget Offi- ce, l’equivalente americano del nostro Uf- ficio Parlamentare di Bilancio, ha simulato, nel 2006, gli effetti di due diverse pandemie sull’economia statunitense. Nel caso di una pandemia più «severa» (tasso di attacco del 30%, tasso di letalità del 2,5%) e ipotizzan- do un’assenza media dal lavoro di tre set- timane, nel primo anno il Pil americano si ridurrebbe del 4,25% rispetto al trend senza pandemia; di questo calo, il 2,25% sarebbe dovuto a shock dal lato dell’offerta e il 2% da shock dal lato della domanda. Nello scenario più «mite» (tasso di attacco del 25%, tasso di letalità dello 0,1%, assenza media dal lavoro di quattro giorni), invece, la pandemia ridur- rebbe il Pil dell’1% nel primo anno, con ugua- le contributo delle due tipologie di shock. Infine, la Commissione Europea (2006), riprendendo lo scenario più «severo» del re- port CBO appena descritto e ipotizzando che la pandemia duri un trimestre, ha calcolato

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